Epilogo

67 4 0
                                    

Tre mesi dopo:

<< Regina Arinda, regina Ariiiiindaaaa! >> aprii gli occhi sbuffando. << Che cosa c'è Shulby? >> chiesi con la voce impastata dal sonno. << Deve alzarsi! Non ricorda? Ha l'appuntamento con il cavaliere Diego alle ore 8.00, il pranzo con la sua famiglia alle 13.00, dopodiché alle 15.00 deve vedersi con Ernesta per definire gli ultimi dettagli della sfilata che si terrà il 23 e infine alle ore 17.30 verrà qui la giornalista Aura >>. << Respira >> gli ricordai. << Okay, ma adesso lei si alzi che le fate la stanno aspettando al quinto piano per prepararla >> gli lasciai un bacio sulla fronte e mi alzai. Nonostante ciò che gli dissi tre mesi fa Andres mi aveva lasciato scritto in una lettera che mi sarei potuta tenere Shulby e tutte le fate visto che me ne ero affezionata, poi non lo avevo più visto né sentito.

Scesi le innumerevoli scale dentro al mio vestito azzurro estivo, sorrisi nel vedere il pretendente numero undici che mi aspettava con un mazzo di rose rosse nonostante mi risultarono banali. No, ce la dovevo fare, non potevo respingere anche lui come avevo fatto con gli altri fin ora, avevo bisogno di andare avanti e di lasciarmi il passato alle spalle. Perciò lasciai che Diego mi facesse il baciamano accompagnato da un inchino: << è un incanto maestà >> mi disse e lo ringraziai. << La carrozza è qui fuori >> mi avvisò ed io lo seguii furi dal castello tentando di racimolare il coraggio. Diego mi aprì la portiera ed io salii tirandomi su il vestito con una mano per non inciampare e facendogli spazio accanto a me. Il paesaggio che mi passava accanto era bellissimo, ma nonostante avessi fatto progressi ancora non riuscivo a provare le stesse emozioni di prima, avevo un piccolo vuoto dentro che non riuscivo a colmare. Una volta arrivati attesi che il cavaliere mi venisse ad aprire anche se mi sembrava semplicemente ridicolo, lui però sembrava pensarla diversamente perché si vedeva da un kilometro che era immensamente felice in mia compagnia, avrei voluto esserlo anch'io.

Diego mi aveva portata a fare colazione sul prato, di fronte ad un fiume limpido, era bellissimo, con i suoi tanti ruscelli e i vari pesciolini che lo abitavano. << Allora, ho preparato dei pancake al cioccolato, ci sono anche al caramello e allo sciroppo d'acero. Ho saputo che il tuo succo preferito è quello alla pera, quindi ho portato due bottiglie, poi ci sono delle fragole e... >> e io avevo smesso di ascoltarlo, perché a qualche metro più in la c'era Andres. Alzai di scatto una mano per salutarlo e lui sorrise, ma non a me. Accanto a lui c'era una fata dai capelli rossi, si voltò verso di me e mi sorrise era bellissima. Provai una stretta allo stomaco quando entrambi si alzarono e si avvicinarono a me e al cavaliere. << Salve >> mi salutò la fata facendomi un inchino, si alzò anche Diego, mentre io rimasi maleducatamente seduta. << Io sono Clarissa, sono onorata di fare la sua conoscenza >> mi alzai svogliatamente e le strinsi la mano Poi successe tutto molto in fretta: la fata posò distrattamente una mano sul braccio di Andres, in una carezza ed io di scatto le bloccai il polso. Tutti mi fissarono ad occhi spalancati, tranne il principe che invece ebbe la faccia tosta di farmi un sorrisetto sfottente. Io ritrassi la mano di scatto mormorando delle scuse e abbassando in fretta lo sguardo, il vuoto nel petto si fece sentire prepotentemente. << Beh, allora arrivederci >> disse Clarissa guardandomi torvo e prendendo la mano di Andres, trascinandolo via. Strinsi i pungi mentre li guardavo andare via, mi imposi di non fissarli più, ma poi le gambe iniziarono a muoversi da sole nel momento in cui la fata afferrò tra le mani il suo viso e avvicinò lentamente le labbra rosso sangue alle sue. In questo momento fui grata di poter essere incredibilmente veloce: prima che si baciarono spinsi con impeto Clarissa e afferrai la maglietta del mio principe fregandomene di quello che aveva fatto, di Diego e di qualsiasi altro pretendente. Tirai Andres a me appoggiando la fronte alla sua e trapassandolo con lo sguardo, mentre il suo si spostò sulle mie labbra. Mi era mancato il suo inconfondibile profumo, quello che avevo sognato troppe notti, non vedere i suoi occhi verde smeraldo era stata una tortura e... ora la spavalderia mi era passata. Ero terrorizzata, ma prima che potessi cambiare idea Andres mi afferrò per la vita: << Ci hai messo tanto a tornare da me >> poi mi baciò e mille fuochi si accesero dentro di me, un brivido mi percorse ed emozioni che credevo lontane riaffiorarono nel mio petto. Quel vuoto non lo sentivo più. Ricambiai il bacio, poi mi staccai un attimo da lui e mi allontanai squadrandolo da capo a piedi, non riuscivo a credere a quello che era appena successo, aspettavo che la sveglia suonasse o qualcuno mi venisse a svegliare. Poi però Andres sorrise a trentadue e il battito del mio cuore accelerò, compresi a pieno che era tutto reale e cacciai un urlo correndo verso di lui e saltando aggrappandomi con le gambe alla sua schiena, lui mi sorresse: << Mi sei mancata piccola >> mi disse e presi a lasciargli baci sulle guance, sulla fronte, sugli occhi, sul collo. Lì compresi che la mia metà non era Linda, ma lui, l'opposto che mi attraeva, che mi completava. Io ero il ghiaccio e lui il fuoco, il bianco e il nero, Amore e Odio. << Ti amo Andres Bullivan >> lui mi fece scendere senza distogliere mai gli occhi dai miei. << Grazie per l'aiuto Clarissa >> e le fece cenno di andarsene. << Di nulla >> disse lei andandosene. << Avevi progettato tutto? >> lui fece spallucce: << Ti conosco ormai >>. << Regina Arinda >> non lo feci continuare: << Puoi andare Diego, sei un gentilissimo e nobile cavaliere, ma non fai per me >> sentii che si allontanava sussurrando: << Non sarei mai potuto essere alla sua altezza >>. << Ora che siamo soli >> disse Andres << schiocca le dita >> io lo feci e apparsero centinaia di petali dorati, io e Andres eravamo su un tappeto rosso, lui si inginocchiò davanti a me baciandomi la mano senza smettere di guardarmi neanche per un secondo. << Arinda Brown Ghem ne abbiamo passate tante insieme, ti ho fatto soffrire e questo mi addolora ogni secondo, ma voglio rimediare se tu me ne offrirai la possibilità >> mise l'altra mano nella tasca e io sgranai gli occhi. << Mia regina, vuole rendermi il camilitas più felice del regno e sposarmi? >> io scoppiai in lacrime alla vista del rubino e annuii con foga perché avevo la bocca asciutta. << E stavolta >> disse alzandosi e mettendomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio: << Non ti farò altre promesse con la bocca >> mi strinse in un abbraccio: << Ma le manterrò con il cuore >> mi lasciò un delicato bacio sulla tempia, poi avvicinò le labbra al mio orecchio sussurrando: << Saremo io e te, per sempre, in questo regno sperduto >>.

fine

Il Regno Sperduto.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora