3.

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Per sempre.
Quella parola mi fece raggelare.
Non potevo rimanere in quel posto per sempre.
Mia madre... Mi mancava.
Le avevo disobbedito e... Non sapevo come scusarmi senza vederla.
Il pensiero di dover rimanere qui tutta la vita mi fece venire un attacco di panico.
Andres se ne accorse e il suo sguardo si addolcì.
Mi era già successo di avere attacchi di panico.
Iniziai a raggomitolarmi per terra, cercando di regolarizzare il respiro, come mi diceva la mia psicologa.
Andres però si mise accanto a me e iniziò ad accarezzarmi la schiena e a sussurrarmi parole rassicuranti.
Chi era questo essere? Perché non ne avevo mai sentito parlare? Né di lui, né di questo mondo.
E perché mi stava aiutando?
Come sapeva cosa dirmi per calmarmi?
Quando il mio respiro si regolarizzò d'istinto abbracciai Andres.
Lui si irrigidì di colpo.
<< Bene, adesso che stai bene Shulby si occuperà di mostrarti il resto del castello e ti condurrà alla sala da pranzo. Ormai è ora di mangiare >> come per confermare, il mio stomaco brontolò.
Andres venne scosso da una leggera risata, la prima sincera.
<< Poi ti mostrerà la tua stanza da letto >>.
Vide che ero perplessa, perciò aggiunse: << Sta tranquilla, non dicevo sul serio prima. Volevo solo incuterti timore.
Posso trovare un modo per farti tornare nel regno degli umani.
Ma devi fidarti di me e ascoltare ciò che ti dico se vuoi arrivarci sana e salva >> detto questo si congedò.
Al suo posto, Shulby entrò.
<< Vogliamo andare madame? >>.

...

Il castello era bellissimo, ma il pensiero di non essere a casa mia, di non poter vedere la mia mamma... Mi faceva sentire turbata.
Non riuscivo a rilassarmi.
Non sapevo quando l'avrei rivista, se mai l'avessi rivista.
Per schiarirmi le idee uscii nel giardino del castello.
A quanto pare lì mi era acconsentito andare.
Faceva caldo, ma c'era un leggero venticello.
Iniziai ad osservare i fiori, a studiarli.
Avrei voluto racchiudere i loro colori in un vestito, in una collezione di moda.
<< Ti piace la natura? >> La voce di Andres mi fece sobbalzare.
<< Si >> risposi fredda, non riuscivo ad essergli del tutto riconoscente del fatto che mi avesse offerto di rimanere lì finché non sarei tornata a casa.
In fondo appena aveva saputo che ero un'umana mi aveva schernita.
<< Dai, dobbiamo vivere nello stesso castello. Facciamo pace >>.
Io sbuffai.
<< Eddai, Arinda >> lo diceva in tono estremamente dolce.
Mi voltai.
<< A una condizione >> sorrise.
Non sembrava più che ce l'avesse con me, non sembrava né freddo, né distaccato.
Forse lo avevo giudicato male, forse aveva reagito in quel modo perché non mi conosceva... Forse ci eravamo giudicati male entrambi.
<< Quale? >>.
<< Che mi porti a visitare il regno. Con lei dovrei essere al sicuro no? >>.
Il suo sorriso si spense per un attimo, ma poi accettò.

...

Stavo attraversando una radura accanto a un essere... Ad un Camilitas, di cui fino a ieri nemmeno ne conoscevo l'esistenza, mentre ora... Dovevo fidarmi di lui.
Camminammo fino a raggiungere uno stagno.
Ci sedemmo sull'erba fresca, osservandolo, in un silenzio imbarazzante.
<< Sa' Andres - proruppi - se devo rimanere qui finché non trova un modo per farmi ritornare a casa... Penso di dover sapere come funziona il vostro regno >>.
Lui mi schioccò un'occhiataccia.
<< Per prima cosa allora sappi che puoi darmi del tu.
Appartenendo ad un altro regno non sei una mia suddita.
Inoltre, volevo scusarmi per il comportamento avuto al castello quando mi hai detto di essere un'umana.
Devi sapere che 100 anni fa, il vostro regno fece a pezzi il nostro.
I nostri re erano rivali, ma mentre il nostro cercava un accordo di pace, il vostro ci vedeva come una minaccia, come dei semplici mostri.
Per cui ci fece a pezzi in battaglia.
Allora avevate armi potenti e più guerrieri. >> Non sapevo che dire.
<< Io... Non sapevo nemmeno che esistessero altri regni >>.
<< Questo perché a un certo punto, la figlia del vostro re, si sposò con il figlio del nostro.
I regni finalmente si unirono e tutto filò liscio >> si interruppe.
Si vedeva che andare avanti gli costava.
Gli misi una mano sulla spalla.
Lui si voltò verso di me.
Lo sguardo mi cadde senza volerlo sulle sue labbra.
<< Ma chi abbiamo qui? >> una voce mi fece sobbalzare.
Dallo stagno spuntò una donna bellissima, dai lunghi capelli blu.
<< Va via >> gli intimò però Andres.
<< Perché? Sento un odore strano e non vedo ali qui... >> Continuò la donna avvicinandosi a me.
Mi guardò negli occhi e mi disse: << vieni a fare una nuotata con me >>.
<< Sirena va via >>.
<< Sirena? >> Non potevo credere che una creatura così avesse tentato di uccidermi.
<< Dai, facciamo solo una nuotata... >> Disse e vidi che fece uscire una mano dallo stagno.
Una mano piena di squame.
Di colpo scattai all'indietro.
<< Vattene >> lo dissi con impeto, al che lei nuotò via.
Solo allora vidi la coda e provai ribrezzo.
Andres intanto mi fissava stupito.
<< Come... Sei riuscita a mandarla via? Di solito ascoltano solo me >> mi voltai verso di lui.
<< Sinceramente... Non lo so >>.
<< Beh, in ogni caso penso sia meglio andare, sta per fare buio e di notte la foresta è esposta a maggiori pericoli.
Adesso sei con me, ma vorrei evitare di dover combattere contro qualche creatura del mio stesso regno >> disse e si alzò porgendomi la mano.
La afferrai guardandolo negli occhi.
Lo conoscevo da poco, ma tutto sommato si stava comportando bene nei miei confronti.
Magari avrei potuto tollerare di passare la notte nel suo castello.
Forse fu per questa strana fiducia che sentivo di poter avere nei suoi confronti che senza proferire parola, lo seguii.

Il Regno Sperduto.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora