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C'era qualcosa sotto, Andres non avrebbe rotto con me senza una motivazione valida. E poi tornava sempre, ma stavolta ero arrivata al limite, forse non sarei stata disposta a sentirlo. Anzi, ne ero sicura. Ciò non mi toglieva però la voglia di scoprire cos'era successo. Fu per questo che bussai alla camera di Ernesta. << Entra pure cara >>. << Come facevi a sapere che ero io? >> domandai entrando e vedendola intenta a lavare il pavimento, ma riposava mai? << Noi fate sappiamo tutto >> rispose facendomi un'occhiolino. << Sapete anche perché Andres se ne è andato poco fa? >> non volevo, eppure una lacrima sfuggì al mio controllo, lei se ne accorse e lasciò lo straccio venendomi ad abbracciare. << Oh, tesoro non ci aveva detto niente. Si vede che sta cercando a tutti i costi di trovare tua madre >>. << E deve farlo spezzandomi il cuore? >> lei assunse un'espressione stupita. << Ti va di raccontarmi? >> io annuii, mi invitò a sedermi sul suo letto e concedendomi diversi respiri prima di iniziare a parlare.

Al castello del re

Andres conosceva quel posto a memoria, le scorciatoie e i passaggi segreti come le sue tasche, in fondo aveva passato lì la sua intera infanzia. Non voleva farsi vedere dal padre, voleva prendere la mamma di Arinda e andarsene, per cui passò per il terzo giardino - in totale ce ne erano sette - quello abbandonato, pieno di erba alta, rami non curati e alberi perennemente spogli dalla morte di sua madre. Evitò ogni edera velenosa e raggiunse il solito muro magico, su cui bussò due volte e poi lo spinse a destra, spostandolo e rivelando il vecchio e ammuffito seminterrato. Mise piede in quel posto pieno di scarafaggi e ragni e si richiuse il muro alle spalle. Si trasformò in una lucciola, vagò per la stanza e controllò che non ci fosse alcun essere umano, perciò raggiunse la porta e si trasformò in camaleonte, in modo da potersi mimetizzare. Strisciò nel corridoio a lui familiare ed entrò in quelli che erano i posti più ovvi, ma non vi trovò niente. Ad un certo punto sentì dei passi e strisciò verso la parete più vicina, sperando che nessuno lo schiacciasse. Il dolore per come aveva lasciato Arinda si faceva sentire, lo spronava a cercare la mamma e a vedere i camerieri che un tempo lo avevano servito passargli davanti senza vederlo. Quando furono abbastanza lontani riprese a camminare, se così si poteva definire, riconobbe la camera di suo padre, era socchiusa. << Mhh! >> era indubbiamente la madre di Arinda, così avanzò cautamente, ma proprio mentre stava per vedere la persona che aveva emesso quel verso qualcuno lo afferrò.

Intanto al castello...

<< Qui c'è qualcosa che non mi quadra >> commentò Ernesta con sguardo pensieroso. << Già >> la mia voce era neutra, vuota come i miei occhi. << Dovremmo chiedere a Shulby se ne era a conoscenza >> un rumore sovrastò le mie parole, zittendomi. << Stanno bussando alla porta >> Ernesta si alzò dal letto e scese al piano di sotto con me. Guardò dallo spioncino, poi si voltò verso di me: << è tua madre >>, non me lo feci ripetere due volte ed aprii. << Arinda! >> si lanciò nelle mie braccia e io ricambiai la stretta. Rimanemmo così per diversi istanti, poi lei si staccò da me: << Dobbiamo sbrigarci, il tuo principe è in pericolo >>. Il cuore iniziò a martellarmi nel petto mentre domandai: << Dove si trova? >>. << Ecco lui... è andato da suo padre, stasera parteciperà ad una cena per parlare del matrimonio con Linda >> Cosa? Non era da lui. << Sai altro? >> lei scosse la testa, << Dobbiamo sbrigarci, prima che sia troppo tardi >> si voltò verso la porta ma io la bloccai per il polso. << Troppo tardi per cosa? >>
<< Per salvarlo >> non capivo, io pensavo di dover salvare lei. << Dove sei stata per tutto questo tempo? >>
<< Il re mi ha tenuta rinchiusa nel suo castello, ma fortunatamente sono riuscita a fuggire e a venire da te piccola mia >> mi accarezzò una guancia, le dita incredibilmente fredde, mi chiesi in quale lurido posto fosse stata rinchiusa. << D'accordo, Ernesta va a chiamare Shulby >>. << No! Dobbiamo andare soltanto io e te, già in questo modo sarà difficile sgattaiolare dentro senza farci vedere, in quattro sarebbe un'impresa impossibile >>. << Va bene mamma, in fondo lo abbiamo già fatto >> mi voltai verso Ernesta abbracciandola: << Grazie per avermi ascoltata, salutami gli altri >>. << Fate attenzione >> mi staccai da lei e la guardai negli occhi: << Te lo prometto >>. Vagavo per la foresta insieme a mia madre che rimaneva in silenzio, non cercava alcun dialogo, per cui fui io a rompere il silenzio: << Mamma come hai fatto a scappare dal castello? E come mai il re ti ha rapita? >> tentai di incontrare il suo sguardo, ma lei lo manteneva dritto sulla strada, mi accorsi che stava per fare buio. << Perché voleva arrivare a te e ucciderti, così che l'unica erede sarebbe potuta essere tua sorella >> la sua voce però era fredda. Mi bloccai di colpo: << Sei strana, ti hanno fatto qualcosa? Sono passati svariati giorni, insomma è tutto apposto o hai visto qualcosa che ti ha traumatizzata? >> lei rise lievemente. << Nulla può spaventarmi ormai >> sentivo la sincerità nel suo tono e mi chiesi cosa mai le avessero fatto, le afferrai una mano, più ghiacciata di prima. << Ma tu stai congelando! Mamma non mi muovo da qui finché non mi dici la verità. Cosa ti ha fatto il re? >> lei non rispose, sbuffai guardandomi intorno, eravamo vicino ad uno stagno. Improvvisamente mi venne un brutto presentimento, mi voltai quindi verso la donna che adesso fissava l'acqua fin troppo intensamente. Mi avvicinai a lei senza toccarla: << Tutto questo non ti ricorda il giorno in cui, prima di partire per lavoro mi diedi l'anello di rubino? >> lei si voltò a guardarmi, poi rispose: certo tesoro >>. Allora lo feci: con tutta la forza che avevo le diedi una spinta, facendola cadere nell'acqua. Una polvere magica si sollevò nell'aria e io socchiusi gli occhi, quando sparì vidi chiaramente mia sorella trasformata in sirena. << Come hai fatto a capire che era un incantesimo? >> notai l'irritazione nella sua voce. Allungai una mano verso di lei rispondendo semplicemente: << Mia madre non mi diede alcun anello >> poi congelai l'acqua dello stagno, così che non riuscisse a muoversi, prima che si scongelasse avrei avuto il tempo di scappare, perciò corsi via e seguii l'istinto, ero sicura che mi avrebbe condotto dalle persone che amo.

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