6.

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Una volta tornata al castello, mi rifugiai in camera mia.
Il cuore mi batteva a mille per quanto avevo corso.
Mi buttai sul letto a peso morto, mentre il sole tramontava fuori dalla finestra.
Desiderai di tornare a casa mia, di tornare alla mia ignoranza su questo mondo incredibilmente pericoloso.
Desiderai poter tornare al momento in cui abbracciai mia madre, prima che partisse.
Quanto avrei voluto un suo abbraccio in quel momento.
Ne sentivo il forte bisogno.
Eppure lei non c'era.
Ero da sola, in mezzo ad esseri sconosciuti, di cui non mi aveva mai parlato nessuno.
La gente taceva per mancata conoscenza o per maggiore sicurezza personale?
Volevo azzittire tutti quei pensieri nella mia testa, volevo frenare la mia sofferenza.
Ma non sapevo come.
Sentii bussare alla porta.
<< Signorina umana? >>.
Sbuffai.
<< Entra Shulby >>.
La porta scricchiolò e piano piano spuntò la testolina pelata del nano blu.
<< Posso? >> Mi chiese cauto.
<< Ti ho detto di sì >>.
Aprì totalmente la porta e fece come gli avevo detto, richiudendosela poi alle spalle.
<< Signorina... >>.
<< Ti ho già detto di chiamarmi Arinda >> gli ribadii.
<< Scusi, signorina Arinda >>.
Voltai la testa, non volevo parlare in quel momento.
<< Si sente bene? >> Mi domandò preoccupato.
<< Voglio solo essere lasciata in pace ora >>.
<< Ecco... Io ero venuto a dirle che è pronta la cena >>.
<< Non ho fame >>.
<< Ma il signorino Andres ci rimarrebbe molto male se lei non veniss... >> Mi girai di scatto.
<< Andres è qui? >>.
<< Si, è tornato dal regno del nord >> questo mi fece sentire meglio, probabilmente perché mi sentivo più protetta in quel modo.
<< Allora mi vedo costretta a scendere >>.
<< Signorina Arinda... Perché è triste? >> Mi si leggeva in faccia? Oppure gli esseri fatati avevano un empatia migliore degli umani?
Ci fu un lungo momento di silenzio.
<< Ho paura di non rivedere mai più la mia famiglia >> che comprendeva mia madre e i suoi genitori.
In realtà non avevo mai conosciuto i miei nonni paterni, perché a quanto pare erano morti insieme a mio padre in un incidente, prima che io nascessi.
<< Le manca molto sua madre? >> Mi chiese Shulby.
Io annuii con la testa e prima che potessi evitarlo, il nano blu mi strinse in un forte abbraccio.
A quanto pare anche loro avevano dei sentimenti.
Questo in parte mi rincuorò e forse fu proprio per questo, che ricambiai l'abbraccio.
Restammo così per un po'.
Non era mia madre, ma era pur sempre un abbraccio.
Aveva capito che ne avevo bisogno.
<< Grazie >> gli sussurrai.
<< Prego. Però adesso andiamo, sennò al re poi chi se lo sente >> risi.
Adesso stavo meglio.
Uscimmo quindi dalla mia camera e ci dirigemmo verso la sala da pranzo.
<< Eccovi finalmente >> Ernesta ci serví due minestrine.
<< Pensavo voleste far mangiare da solo il principe >> mi voltai e vidi Andres seduto a capotavola.
Ci fissava in segno di una risposta.
<< Scusate il ritardo >> dissi, poi mi accomodai il più lontano possibile dal Camilitas.
<< Non ti mangio mica, eh >> mi disse lui accorgendosene.
<< Oggi la signorina è un po' giù, non ce l'ha con lei >> mi giustificò Shulby.
Gliene fui grata.
Iniziammo a mangiare, c'era un silenzio tombale.
<< Allora... Come sono andate le commissioni a nord? >> Chiesi, curiosa come a mio solito.
<< Bene >> non era una gran risposta.
<< Di cosa doveva occuparsi? >>.
<< Arinda >> mi richiamò, facendomi capire che dovevo stare al mio posto.
Ma volevo sapere, era più forte di me.
<< Avete visto la regina? >>.
Silenzio.
A quanto pare non aveva intenzione di rispondere alle mie domande.
Perciò sbuffai e mi concentrai sul cibo.
<< Non mi piace l'impertinenza >>.
<< Non le piacciono tante cose >> a questa mia risposta batté le mani sul tavolo, facendomi sobbalzare.
<< Ti ho detto, di farti gli affari tuoi >> mi disse in un ringhio.
Spaventata e stupita mi alzai da tavola senza finire e me ne andai a passo svelto.
Mi accorsi però che Andres mi stava seguendo.
<< Aspetta >> ma io non mi fermai.
<< Arinda >> era poco più che un sussurro, tuttavia mi bloccai, senza però voltarmi.
Sospirò.
<< È stata una giornata... Impegnativa. Ma non ce l'ho con te >> girai la testa e incontrai i suoi occhi che mostravano dispiacere e qualcos'altro che non seppi decifrare.
<< Mi dispiace per la sua giornata, ma ciò non le da il diritto di parlarmi a quel modo >> mi voltai del tutto e incrociai le braccia al petto.
<< Mi dispiace. Per favore, torna a finire la cena, me ne vado io >> disse sorpassandomi e lasciandomi perplessa.
Scrollai le spalle e decisi di tornare a mangiare, dato che avevo ancora fame.
Mentre finivo il mio piatto non riuscivo a far meno di pensare al comportamento di Andres.
Sembrava stranito... Come se qualcosa lo turbasse.
Decisi di indagare di più, anche perché se c'era qualche minaccia rilevante, dovevo saperlo.
Così, ringraziai Ernesta e le altre fate per la cena e mi alzai per andare a cercarlo.
Lo trovai nella sala comune, seduto sul trono.
Aveva un'aria triste, sconsolata.
Mi avvicinai cautamente a lui.
Non si era neanche accorto che fossi lì. Aveva lo sguardo fisso su un punto davanti a sé.
<< Andres >> sussurrai, ma lui scattò sul posto e mi guardò.
<< Non ti avevo sentita arrivare >>.
<< Ho visto... Avevate lo sguardo perso. Lo so che non sono affari miei ma... Ha bisogno di parlare con qualcuno? Qualche minaccia incombe su Merindial? >>.
<< No e no >> mi rispose leggermente freddo.
<< Okay >> dissi senza però demordere.
Andai in cucina, ma solo per prendere una sedia.
Quando la poggiai accanto a lui mi guardò stupito.
<< Cosa fai? >>.
<< Compagnia. Quando e se avrà voglia di parlare sarò qui ad ascoltarla... Se invece non dirà niente, beh - scrollai le spalle - tanto non ho nulla di meglio da fare >>.
Restammo un po' in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri.
Stranamente fu lui a romperlo:
<< Cos'hai fatto oggi? >> Mi chiese.
<< Sono stata in sartoria e poi... >> Non potevo dirgli della mia conversazione con Ernesta, e se avesse saputo che avevo conosciuto un orco... << Ho scritto una lettera per mia madre. Shulby mi ha detto che c'è un modo per spedirgliela >>.
<< Ti ha detto anche che questo modo sarebbe che gliela recapitassi io? >> Mi lasciò di stucco.
No che non lo sapevo.
<< Oh, non ne avevo idea... >>.
<< No infatti >>.
Di nuovo calò il silenzio.
Non sembrava intenzionato a confidarmi i suoi problemi, perciò mi alzai dalla sedia.
<< Allora buonanotte >> dissi e senza aspettare una risposta, mi diressi nella mia camera.

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