27.

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Ero in viaggio da tre giorni e del castello del padre di Andres non c'era ancora traccia. Non sapevo di preciso dove stessi andando, quasi sicuramente mi ero persa. Dire che ero nervosa sarebbe stato un eufemismo, ero completamente in preda al panico. In più avevo il cuore spezzato, mi ritrovavo ad aver esaurito le lacrime, tenevo lo sguardo dritto davanti a me, prima o poi sarei giunta in una parte del regno che non fosse la foresta. Ero stanca di arrancare, di sbuffare e di alzare gli occhi al cielo davanti all'ennesimo albero, in genere la natura mi piaceva, ma stavo mangiando solo frutta da quando ero partita - quella che trovavo -. Ero seduta sul prato, a mangiare una mela, quando udii un fruscio vicino a me, ma decisi di non badarci più di tanto. Dovevo avere qualcosa sullo stomaco prima di ripartire. Il rumore si fece sempre più vicino, qualsiasi essere fosse non mi spaventava più, avevo smesso anche di provare paura, vedevo tutto in bianco e nero da quando il principe se ne era andato. Successe: qualcuno mi afferrò la vita tirandomi, il torsolo mi cadde dalle mani mentre ebbi modo di vedere le lunghe unghie nere che mi stringevano, poi venni bendata. << Chi sei? >> provavo a metterci un qualche tono preoccupato nella voce, sul serio, ma non mi riusciva, era completamente neutra.<< La sto annoiando per caso principessa? >> bene, quindi sapeva chi ero. << Stia tranquilla >> continuò mentre mi prendeva in braccio, il suo alito marcio si insinuò nelle mie narici, almeno il disgusto riuscivo a percepirlo ancora. << Dove mi stai portando? >> non ricevetti risposta, ma sentii di essere messa su un carro. << Faccia buon viaggio >> disse l'essere legandomi i polsi con delle corde, pensava che non mi sarei riuscita a liberare? Nel momenti in cui il carro partì congelai le corde, poi le feci divenire semplice acqua, mi tolsi la benda e mi voltai per vedere chi fosse il rapitore, ma se n'era andato. Qualcuno trainava il carro, mi avvicinai per scorgerne i tratti del viso, ma notai che portava una maschera, chiunque fosse non voleva che lo riconoscessi. << Mi dica almeno dove mi sta portando >> non mi guardò nemmeno. Sarei potuta scendere dal carro con un solo salto, fuggire, ma dove sarei andata? Almeno in questo modo avevo una qualche direzione, anche se fossi stata condotta da mia sorella almeno mi sarei ricordata la strada per tornare al castello. Per tutto il viaggio mi ero concentrata sul panorama che scorreva accanto a me, sforzandomi di provare una qualsiasi emozione positiva, non riuscirci mi stava portando all'esaurimento nervoso. Afferrai la collanina che portavo al collo, la mezza fiamma che mi aveva regalato la mamma desiderando di poterla avere accanto a me, chiusi gli occhi come per risvegliarmi da un brutto sogno, ma quando li riaprii ero ancora su quel benedetto carro. Di colpo si fermò, la persona che lo guidava mi fece scendere, poi stranamente mi abbracciò, non ebbi modo di capire perché, voltandomi vidi soltanto un enorme labirinto, non come quello che mi aveva condotta qui però, questo aveva le siepi rosa e il terreno argentato, mi rigirai e l'uomo di prima non c'era più. << Entra nel labirinto Arinda >> era la voce flebile di mia madre, ma intorno a me non c'era anima viva. << Fa come ti dice se vuoi rivederla >> la voce di un uomo riecheggiò, notai delle casse. << Chi sei? >> ringhiai. << Questo non è importante, sappi solo che se vuoi rivedere le persone che ami devi dimostrare di esserne degna >> risi a più non posso. << Come puoi tu giudicarmi senza conoscermi? Non starò alle tue regole, se sono qui ho una certa importanza per te, perciò qualsiasi cosa ti serve, dilla senza troppi giri di parole >> silenzio. << Okay >> disse solo, poi dal labirinto spuntò una specie di mostro con tre tentacoli e i denti appuntiti. Si avvicinò pericolosamente a me e allungò un tentacolo mirando sicuramente al mio collo, di scatto alzai una gamba e lo colpii con forza. Lui ritrasse il tentacolo di scatto, poi emise un verso che non saprei descrivere, poi corse verso di me, ma io allungai una mano lanciandogli un'ondata d'acqua così grossa da spingerlo addosso alle siepi. Quando ne uscì era pieno zeppo di spine e rovi, al che incrociai le braccia al petto in segno di sfida. Lui allungò due tentacoli più in fretta di prima, mi afferrò le caviglie facendomi perdere l'equilibrio, io di riflesso misi le mani sotto la testa per proteggerla dalla caduta. Venni poi sollevata in aria, la bocca del mostri si allargò in una maniera impressionante mentre venivo condotta verso di essa, tentai di liberarmi ma invano, poi venni risucchiata. Ero quasi completamente dentro quell'essere quando ebbi un lampo di genio, raffreddai il mio corpo, toccando con le mani i suoi denti, poi il resto del corpo e lui subito mi sputò. Non volevo guardarmi allo specchio in quel momento, sentivo ancora la sua lurida bava addosso. Creai una grande lastra di ghiaccio con le mani, poi la sollevai in aria e gliela scaraventai contro, stendendolo. Non si rialzava perciò mi avvicinai cautamente a lui, quando vidi il suo viso capii che era morto. << Sorprendente >> di nuovo la voce di quell'uomo risuonò nella cassa. << Adesso entra nel labirinto >> ripeté. << Puoi mandarmi tutti i mostri che vuoi ma non entrerò in quel labirinto, non mi lascio ricattare >>. << Bene allora >> disse solo, mi aspettai di vedere qualche altro mostro spuntare da nulla. << è me che volevi vedere? >> mi girai di scatto e lo vidi: era identico ad Andres, se non più vecchio, le rughe gli marcavano pesantemente il volto, gli occhi verdi trasudavano disprezzo. Puntai i miei nei suoi, << Hai rapito tu mia madre? >> domandai diretta. << Puoi scoprirlo soltanto entrando nel labirinto, se sarai fortunata troverai tre porte, in una di esse ci sarà la traditrice. << Non parlare così di lei >> lo intimai avvicinandomi a lui. << Se fossi in te non mi rivolgerei così a un re >> lo squadrai dalla testa ai piedi: << Hai perso quel titolo dal momento in cui hai rapito una persona innocente >>. << Ha abbandonato il regno e i suoi abitanti >>. Sorrisi: << Parlavo di me >>. << In ogni caso, se vuoi rivederla devi prima saperla trovare >> disse, poi scomparì.

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