Dopo essermi calmata Andres ha chiamato Shulby e Ernesta per farmi risolvere anche col loro. << Ei >> li salutai imbarazzata, calò un silenzio straziante. << Perdonatemi per il modo in cui mi sono comportata con voi, non so cosa mi sia preso >> gli dissi con lo sguardo rivolto verso il basso. Sentii la fata sbuffare: << Lo abbiamo già fatto >> io alzai finalmente il volto guardandoli sorpresa. << Però volevamo sentire delle scuse sincere >> sorrisi e loro si avvicinarono a me per stringermi in un abbraccio di gruppo. << Vi voglio bene >>. << Anche noi te ne vogliamo >> mi rispose Shulby, fu l'ultimo a staccarsi. << Adesso però dobbiamo tornare al castello, dobbiamo occuparci di alcuni affari. Rimarrà Andres con te finchè non uscirai >> mi informò Ernesta, io annuii e li salutai.
Nei giorni seguenti la dottoressa non fu l'unica ad occuparsi di me, Andres mi portava un cappuccino e un cornetto alla crema ogni mattina. Era il mio preferito e da quando glielo avevo detto la sera prima, a qualsiasi ora mi svegliassi lo trovavo sempre lì, con un bigliettino accanto. Ogni giorno ce n'era uno diverso ed io li collezionavo gelosamente nel mio cassetto personale, che si trovava accanto al mio letto. Ogni frase era ormai scalpita nella mia mente, perché non facevo altro che rileggerle in continuazione:
- Primo bigliettino: Brilli più di ogni raggio di sole mattutino.
- Secondo: Appena uscirai da questo benedetto ospedale salveremo subito tua madre, così tornerai a non trattenere più alcun sorriso.
- Terzo: Oggi mi sono permesso di arrivare mezz'ora prima. Sei bellissima mentre dormi.
- Quarto: Nessuno dovrà più osare avvicinarsi a te, non ti si deve neanche guardare. Sei mia.
- Quinto: Stasera probabilmente arriverò dopo cena, ho alcune questioni legali da risolvere. Ti amo.
- Sesto: Mi manca poter assaporare le tue labbra, quando usciremo da qui ricordati che mi devi dei baci arretrati.
Domani sarebbe finalmente arrivato il settimo ed ultimo giorno, quello in cui sarei stata dimessa, non vedevo l'ora. Non avevo paura di entrare di nuovo nell'acqua, al contrario la sola idea mi provocava una scarica elettrica in tutto il corpo, le persone che mi attaccavano non mi spaventavano: non facevano altro che accendermi come fossi una miccia che a breve sarebbe esplosa. Qualcuno bussò alla porta. << Avanti >>. La persona che entrò fu l'unica che non mi aspettavo di vedere. << Che vuoi Linda? >> le chiesi annoiata. << Dov'è la mia adorata mamma? >> tagliò corto. << Adesso ti importa? >> se avessi potuto mi sarei alzata e mi sarei avvicinata a lei. << Mi sottovaluti sorellina >> sbuffai a queste parole. << Io invece credo di averti ben inquadrata ormai e proprio per questo devo chiederti d'andartene >> affermai incrociando le braccia al petto. << Non lascerò questa stanza finchè non mi dirai dove si trova >> di colpo ogni traccia d'ironia sembrava essere sparita dal suo volto. << Non so chi l'abbia rapita >> Linda rise. << Non la mamma >> di colpo smise, avvicinandosi a me con fare minaccioso. << Voglio il libro >>. << Signorina dobbiamo chiederle di uscire, l'ora per le visite è terminata, ma può tornare questa sera >> non mi ero neanche accorta che fosse entrata un'infermiera nella stanza. Linda si voltò verso di lei, mettendo su un sorriso falso: << Senz'altro, grazie mille >> detto ciò di colpo mi abbracciò. << Fammelo avere al più presto >> sussurrò, poi si staccò uscendo.
Quattordici.
Erano quattordici le volte che avevo provato ad immaginare la mia vita senza essere a conoscenza di Merindial, zero erano invece le possibilità che mi sarei sentita allo stesso modo. Andres quella sera era tornato tardi ma non mi aveva spiegato perché, mi aveva raccontato una storia, rimboccato le coperte e stretto la mano mentre gli raccontavo dell'incontro avuto con mia sorella. << Non alzerà più un dito contro di te, te lo prometto. Nessuno ti farà più alcun male, perché ogni volta che soffri tu, soffro anch'io >> sorrisi a quelle parole. << Grazie >>. << Di cosa? >> aggrottò le sopracciglia, lo trovai adorabile. << Di esserci sempre >> dopodiché mi addormentai.
<< Non me ne frega niente papà >> la voce arrabbiata di Andres mi svegliò, il sole trapelava dalle serrande della finestra. << Scordatelo, non la lascerò di nuovo >> seguì un attimo di silenzio, poi si udì un tonfo. Aprii del tutto gli occhi e mi guardai intorno, nella stanza c'ero solo io, probabilmente il suono proveniva dal giardino qui sotto, Andres mi aveva detto che era bellissimo, pieno zeppo di fiori di vario tipo. Sul comodino trovai il solito biglietto con accanto un petalo bianco, li afferrai entrambi.
Hai la delicatezza di una rosa, la luminosità di un girasole e la purezza di un garofano. Non ti merito, sono pieno di spine, ma quando ti vedo mi sembra di non sentirle.
<< Signorina Ghem >> alzo la testa verso la dottoressa che nel frattempo era entrata nella camera. << Adesso le tolgo la maschera e gli aghi, poi piano piano la aiuto ad alzarsi, va bene? >> annuii in risposta mentre lei si avvicinava a me. << Perfetto, adesso la disinfetto > mi sentivo sempre più libera. << Okay, abbiamo finito, appena se la sente può alzarsi >> disse poi porgendomi una mano. << Grazie >> appena mi alzai la testa prese a pulsarmi. << Tutto okay ? >>. << Si, credo >>. << Bene, adesso può uscire, arrivederci e si prenda cura di lei >>. Camminai lentamente fuori dall'ospedale e appena vidi Andres lo abbracciai. Lui mi strinse raggiante, non sembrava irritato come lo era prima a telefono. << Bene, adesso torniamo al castello, nonostante tu sia stata dimessa hai bisogno di riposare e dobbiamo pensare ad un piano >> non aveva tutti torti. << Va bene, prima però c'è una cosa che devo fare >> e detto questo mi staccai da lui, lo guardai negli occhi e allungai una mano accarezzandogli una guancia. << Non sei fatto solo di spine >> dissi puntandogli un dito sul petto. << Ma anche di tutte le fragranze possibili, anche di ogni colore di un meraviglioso arcobaleno. Tu hai qualcosa di speciale qui dentro e quel qualcosa mi ha rubato il cuore >>.
<< Ti amo Arinda Ghem >>.
<< Ti amo Andres Bulliven >>.
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Il Regno Sperduto.
FantasyFantasy AUTOCONCLUSIVO COMPLETA: Arinda, una ragazza abituata alla vita di campagna, si ritrova in un mondo a lei sconosciuto, con esseri di cui ignorava l'esistenza. Cosa succederebbe poi, se si prendesse una sbandata proprio per il principe Andre...