4.

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Dormire nel castello di un principe.
Faceva un effetto strano.
Per di più al pensiero che questo principe avesse pochi anni in più di me.
Il letto della stanza che mi aveva lasciato era comodissimo, eppure non riuscivo a prendere sonno.
In un giorno erano successe talmente tante cose... E altrettanti pensieri frullavano nella mia mente.
Se avessi obbedito a mia madre adesso sarei a casa mia, nella mia camera.
Sarei stata al sicuro? Creature come quelle sirene potevano spingersi oltre il confine? In fondo Andres non aveva finito di spiegarmi come erano andate le cose.
Come mai mia madre non aveva mai accennato ad altri regni? Ne era ignara quanto me? O forse voleva che evitassi il labirinto proprio perché sapeva cosa si celava dietro?
Non sapevo rispondere a queste domande e non potevo parlare con lei per ricevere risposte.
Potevo solo aspettare e non perdere la speranza.
Potevo solo pregare di tornarmene a casa mia il prima possibile.
E poi c'era Andres... Potevo veramente fidarmi di lui? In fondo non lo conoscevo.
Sbuffai.
Troppe domande e zero risposte.
Dovevo darmi pace e dormire.
Ero intenzionata a farlo.
Chiusi gli occhi senza però sentire alcun ombra di sonno.
Stufa, mi alzai dal letto e tentai di ricordarmi dove fosse la cucina.
Avevo sete.
Mi accorsi di vedere nonostante il buio.
Perciò mi incamminai verso le scale, ma mentre stavo per scendere udii una voce.
<< No papà, non ho intenzione di sposare Linda.
Ci sarà un modo per evitarlo.
Lo so che non posso sposare una comune fata, ma non lei, per favore.
È perfida, lo sai >> feci un passo avanti per sentire meglio dimenticandomi del gradino, per cui inciampai per la terza volta da quando ero qui.
In un lampo però, non mi ritrovai per terra, ma bensì tra le braccia di Andres.
Di nuovo.
<< Non mi piace chi origlia >>.
<< Come hai fatto a prendermi? >> Domandai incuriosita come al mio solito.
Lui sbuffò.
<< Sono più veloce di te, umana >> e detto ciò mi rimise in piedi.
<< Cosa ci fai sveglia a quest'ora? >> Chiese puntandomi i suoi occhi verde smeraldo nei miei.
<< Ecco... Io... Avevo sete >> e la bocca asciutta.
<< Okay, ma la prossima volta preferisco regalarti un bottiglia d'acqua >>.
Mi condusse in cucina e ne afferrò una dal frigo.
Me la diede e ne bevvi a grande sorsate.
<< Grazie >> dissi una volta finito.
<< Prego >> rispose, << adesso però va' a dormire >>.
Feci per sorpassarlo, eppure mi ritrovai a fermarmi ad un metro da lui.
I nostri occhi si incrociarono.
<< Dimmi >> sussurrò, sentivo il suo respiro addosso.
<< Avete un buon odore >> fu la prima cosa che mi venne in mente.
Lui rise leggermente.
Poi alzò una mano e mi spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Un gesto casuale, dolce, spontaneo.
Chiusi gli occhi.
Non seppi spiegarmi il perché.
<< Buonanotte Arinda >> disse, poi si allontanò e uscì dalla cucina.
In quel momento mi resi conto che avrei voluto fosse ancora lì.
Tornata in camera, però, riuscii straordinariamente a prendere sonno.

...

Il sole mi baciò il viso con i suoi piacevoli raggi riflessi dalla finestra.
Mi rigirai tra il letto di camera mia, felice di alzarmi e andare da mia madre.
Appena aprii gli occhi però, vidi una camera estranea, per niente simile alla mia.
Mi ci volle poco per ricordare dove mi trovavo.
Sbuffando mi alzai e mi guardai allo specchio.
Indossavo un pigiama di seta pura.
Non me lo sarei mai potuta permettere.
In più era bello, comodo e mi piaceva come mi stava.
Non che fossi io, sapevo bene che la seta aveva un'ottima vestibilità.
Anche se, in qualche modo, quella mattina mi piacevo di più.
Con il sorriso a fior di labbra aprii il beauty che mi era stato regalato dalla servitù.
A quanto pare Shelby aveva messo una buona parola con le fate della pulizia.
Estrassi un balsamo per le labbra e lo misi.
Era alla ciliegia.
Sorrisi al mio riflesso mentre applicavo anche la crema per il viso.
A casa mia non mi curavo tanto del mio aspetto, ma difronte a questi doni... Mi veniva naturale.
Avevo anche il mio bagno personale all'interno della camera.
Quando scesi in cucina per la colazione, per la prima volta mi sentii realmente bella.
Avevo indossato una camicetta blu di raso e una gonna bianca.
Ai piedi dei sandali.
I capelli mi ricadevano morbidi sulle spalle e il sorriso non voleva saperne di andarsene dal mio viso.
Nonostante mia madre mi mancasse sempre di più, poteva capitarmi di peggio.
Appena entrai in cucina Shelby, Andres e le cameriere si girarono verso di me.
Mi fissavano sbalorditi.
<< Ottima scelta di abbinamenti >> mi disse una delle fate.
<< Grazie mille >> risposi sincera.
<< Buongiorno signorina umana >> disse Shulby facendomi scoppiare a ridere.
Più lo conoscevo, più lo trovavo adorabile.
<< Buongiorno >> risposi.
L'unico a non avermi ancora salutata era Andres, che continuava a fissarmi senza proferire parola.
<< Sire >> lo chiamò Shulby.
Lui scosse la testa con enfasi, come risvegliato da uno stato di trance.
Probabilmente era sovrappensiero senza nemmeno notarmi.
<< Buongiorno >> mi disse e il cuore iniziò a battere più forte quando mi guardò negli occhi.
Ma perché?
Distolsi lo sguardo e mi sedetti accanto a loro.
<< Cosa facciamo oggi? >> Chiesi curiosa come al solito.
<< Oggi io avrò delle commissioni da fare a Nord, ma le mie cameriere e il mio assistente non ti faranno mancare di nulla >> mi rispose Andres.
Al pensiero che avrebbe rivisto la regina feci una smorfia.
Non mi piaceva per niente.
<< Shulby - disse poi - se ci sono visite non aprire a nessuno. Sono stato chiaro? >>.
<< Chiarissimo >>.
<< Bene, ci vediamo stasera >> e detto questo si congedò.
<< Signorina umana, gradirebbe qualcosa da fare dopo la colazione? >>.
<< Mi chiamo Arinda, Shulby e la verità è che le cameriere sono già state gentilissime con me.
Però, se non creo disturbo... Mi piacerebbe avere un foglio e una matita >> ammisi.
<< Ti piace l'arte? >> Mi domandò una cameriera.
<< Più che altro mi piace la moda.
E disegnare i figurini >>.
<< Uh, ma allora bastava dirlo prima! Seguimi, ti mostro la sartoria >>.

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