Capitolo 3.

4.3K 116 18
                                    

Paulo.

Sono ancora interdetto nel guardare Beatrice con in braccio quel bambino che avrà si e no tre anni , mille pensieri si fanno largo nella mia testa.

Mille ipotesi a cui non voglio pensare.

Mille paure , mille paranoie.

"Paulo? Picciriddu miu si tornato a casa?"
L'inconfondibile voce di Caterina si fa largo alle mie spalle ed io lascio  momentaneamente stare i miei pensieri e sorrido quando vedo che accanto a lei ci sono anche il piccolo Alessandro e Luigi , il padre di Beatrice.

"Sono tornato qualche settimana."
Rispondo alzandomi in piedi e facendomi abbracciare da Caterina , lo sguardo uguale a sua figlia , mi stringe forte.

Mi sono mancati tanto ed io so di essere mancato tanto a loro.

"Figghiu miu."
Mi dice poi Luigi quando mi giro verso di lui.

"Finalmente a casa stai."
Aggiunge abbracciandomi , quante cose ho fatto con Luigi , quante cose ho condiviso con lui , quante cose mi ha insegnato.
E' stato come un padre , lui mi ha trattato da figlio fin dal primo momento in cui ho varcato la soglia della loro casa .

Caterina mi ha mandato ogni Natale un cesto con i prodotti tipici di qua , quelli che mi piacevano tanto , quelli che ancora mi piacciono da morire.

Non so perchè non sia mai tornato qua , non ne ho davvero idea.
Fortse un po' per la presenza di Antonella o semplicemente perchè sapendo che tornando non sarei davvero stato in grado di andarmene di nuovo .

Ho sempre accantonato il bisogno che avessi di tornare a casa fino ad ora ed anche se sono qua solo da poche ore ho capito che non avrei potuto fare scelta migliore .

"Ale è Paulo , te lo ricordi? Te ne parliamo spesso."
Dice Caterina appoggiando un braccio intorno alle spalle di suo figlio.
Ero molto legato anche a lui e già da piccolo gli piaceva il calcio.

Annuisce , sorride.

"Allora campione , hai continuato a giocare a calcio ?"
Chiedo scompigliandogli i capelli , lo faccio ridere.

"Gioco per la squadra del quartiere."
Risponde fiero e rivedo lo stesso amore che avevo io per il pallone alla sua età.

"Un giorno di questi mi fai vedere quanto sei bravo , va bene?"
Chiedo davvero voglioso di tornare indietro nel tempo , a quando tutto era molto più semplice.

"Certo."
Risponde felice , mi batte un cinque.

"Perchè non vieni a cena una sera di queste? Non ti vedo da così tanto tempo picciriddu miu."
Mi dice Caterina.

"Quando vuoi , tranne questa sera , oggi devo andare da Giovanna."
Rispondo.

"Ti aspetto quando vuoi , quella è anche casa tua."
Mi dice Luigi , mi da una pacca sulla spalla , poi va dietro il bancone del chiosco per aiutare Riccardino.

"Devo tornare al bar , ci vediamo a cena?"
Chiede poi Caterina guardando sua figlia.

"Questa sera viene Leo , ceno con lui , passo domani a pranzo."
Risponde sistemandosi meglio in braccio suo figlio , si abbassa all'altezza di Alessandro , strofina il naso contro quello di suo fratello in un gesto che le ho visto fare tante volte ,  anche con Riccardino.

"Mamma bagno."
Chiede poi il bambino alzando il capo dal petto di Beatrice ed a me ancora fa stranissimo sentirla chiamare mamma , mi sembra ancora così piccola , la mia piccola Beatrice.

"Ora andiamo tesoro."
Risponde lei sorridendo , poi mi guarda.

"Vuoi venire anche tu?"
Mi chiede in un gesto che probabilmente le è venuto spontaneo , le è venuto normale.

Before You Go. - Paulo Dybala. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora