3- il Sogno

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Nairobi mi portò dagli altri e mi lasciò lì, con il suo sguardo che diceva: "mi dispiace".
Poi se ne andò via.
Mi guardai nuovamente i polsi. I graffi c'erano ancora, e sopra di essi il sangue secco si mostrava in tutta la sua "bellezza".
Mi bruciava.
Mi scese una lacrima, non per il bruciore, bensì per quello che era successo prima.

<< Mettevi in riga, ora serviremo la cena >>
Tutti si misero in riga, pronti a prendere la loro razione di cibo.
Mi guardai attorno, notando che Berlino non c'era.
Feci un sorriso e mi misi in fila anch'io.
Mancavano due persone davanti a me, e Berlino ancora non si era visto.
Arrivò il mio turno, e mi trovai Nairobi davanti a me che distribuiva il cibo.
Era con il vassoio fermo tra le mani, indecisa se darmelo oppure no.
Le feci un sorriso.
Nairobi lo allungò lentamente verso di me.
<< Nairobi... ti avevo detto espressamente che Amor non doveva avere la cena stasera, o sbaglio? >>
Mi bloccai e iniziai a tremare. Nairobi se ne accorse, poi si girò verso Berlino.
<< No, non sbagli Berlino, ma Amor mi aveva chiesto quando si va a rinfrescarsi, e le ho risposo che si va dopo la cena. Vero Amor? >> Nairobi mi guardò con aria complice.
<< Sì... ecco... mi ha detto così >>
Uscì dalla fila con la testa bassa, e con la coda del occhio vidi che Berlino mi stava guardando.
Vidi la sua espressione: sapeva che stavo mentendo.

Entrai nel bagno.
Appena le ragazze mi videro, andarono via tutte.
Solo una, che non conoscevo, mi lanciò un sguardo di fuoco e, quando si avvicinò a me, mi diede una spallata.
Non riuscì a dire nulla, che se n'era già andata via.
Mi guardai allo specchio.
La mia faccia era un po' stanca e pallida, e avevo le occhiaie per aver pianto. Fortunatamente non si vedeva con la mia pelle quasi scura, abbronzata.
Feci una smorfia di dolore, il mio stomaco brontolava dalla fame, e la nausea di non aver mangiato mi stava venendo su.
Feci un sospiro e iniziai a raccogliere i miei capelli neri lunghi che arrivarono quasi alla schiena, e feci un chiucchino.
Mi sciaquai la faccia con l'acqua, rifrescamdomo un po'.
Sorrisi alla sensazione di fresco sulla mia pelle.
<< Amor, anche tu a rinfrescarti? >>
Impaurita dalla voce, presi l'asciugamano velocemente e mi asciugai la faccia.
<< Scusami tanto, mi stavo solo rinfrescando. Ora però vado subito via >>
Nairobi rise alle mie parole.
<< Tranquilla, non c'e bisogno di andare via. Sono venuta anche io a rinfrescarmi >>
<< Davvero? Bene, allora! >> dissi sciogliendo il chiucchino.
<< E già, ci voleva proprio una bella rinfrescata... sono giorni che non mi lavo e non voglio di certo puzzare come una capra >>
Mi misi a ridere, prendendo un fazzoletto e bagnadolo con l'acqua.
<< Ti posso capire, qui dentro si perde la cognizione del tempo >>
<< A chi lo dici, certe volte sembra sia passato un mese qui dentro... e invece è passato solo un giorno >>
Sorridendo, appoggiai il fazzoletto sul polso.
Strinsi gli occhi dal dolore, sentendo bruciare la ferita.
<< Ahia, che male! Non pensavo che bruciava ancora cosi tanto... >>
<< Fammi vedere >>
Nairobi si avvicinò e mi prese il polso.
<< Certo che di ferite ne capisci poco, vero? >> si mise a ridere mentre osservava le ferite.
<< Beh, in verità... sì >>
<< Ok, ho capito... vieni con me >>
Nairobi mi fece cenno di seguirla.

<< Ecco... ora siediti qui, mentre prendo il kit e ti medico la ferita >>
Mi indicò una sedia ed io andai a sedermi.
Nairobi, dopo aver preso il kit, si mise di fronte a me e tirò fuori il disinfettante e una garza.
<< Ora farà un pò male, ma non ti preoccupare... passerà presto >>
Mi mise il disinfettante sulla ferita e i miei occhi si riempirono di lacrime d'istinto, poi il dolore passò.
<< Ti metto la garza >>
Iniziò a fasciarmi i gomiti, e non potei non notare quanta delicatezza, precisione e passione stava mettendo mentre mi medicava, come se fosse qualcosa di tutti i giorni.
In quel momento mi sembrava una madre che si stava prendendo cura del suo bambino.
Questi gesti mi riportarono in mente quando ero piccola e giocavo spesso con i miei amici, e quando mi facevo male mia mamma mi curava mettendoci tutta l'amore del mondo.
I miei occhi divenneri lucidi.
<< Fatto. Ma prima di andare via, questo è per te >> disse, tirando fuori dalla tuta qualcosa e dandomelo.
<< Non è tanto, ma almeno è meglio di niente >>
Tolsi la carta e dentro trovai due pezzi di pizza.
Mi si illuminarono gli occhi dalla felicità
<< Nairobi! Io... non so che
dire... grazie! >>
Mi fece un grande sorriso.
<< Su mangia, prima che ci scopra Berlino, o saranno guai! >>
Presi i due pezzi di pizza e li divorai con gusto.
Finito di mangiare, pulì la bocca con un fazzoletto, poi guardai Nairobi.
<< Posso farti una domanda? >>
<< Certo >>
<< Perché lo fai? Cioè, perché fai tutto questo per me? >>
<< Perchè siete esseri umani, e anche se siete degli ostaggi, avete la vostra dignità. E poi non mi è piaciuto come ti ha tratto Berlino prima. Non mi piace che se la prende con le persone, sopratutto con le donne >> si alzò dalla sedia.
<< Ora andiamo. È ora che ritorni con i tuoi compagni >>
Annuendo, mii alzò e la seguì di sotto.
Nairobi mi accompagnò e, dopo averla ringraziata, se ne andò via.
Mi girai, e vidi che gli occhi di tutti erano puntati su di me.
Non capivo perché continuavano a guardarmi in quella maniera, ma prima o poi l'avrei scoperto.
Diventai rossa dall'imbarazzo.
Presi la coperta per preparami per la notte e mi misi giù.
Guardai il soffitto, e piano piano le mie palpebre si chiusero.

Odi et amo~ Berlino Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora