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Jimin continuò a bussare allegramente fino a quando un Jungkook spettinato e nervoso non gli venne ad aprire la porta.
«Cosa? Cosa? Che vuoi?!», sbottò, quasi aggredendo il maggiore con il suo modo di porsi. 
Jimin in un primo momento ne restò quasi sconvolto, ma la sua era una mente geniale, e subito capì il perché del comportamento dell'amico. La sua espressione, da sconvolta, divenne maliziosa. Alzò ed abbassò le sopracciglia un paio di volte prima di poggiarsi con il gomito allo stipite della porta. 
«Ho interrotto qualcosa, per caso?», domandò, nonostante non avesse bisogno di alcuna risposta.   
«Cosa vuoi, Jimin?», grugnì, ignorando la domanda dell'amico. 

Jimin insistette ancora per qualche istante con quello sguardo da quasi perfetto maniaco, e -dopo aver notato che l'altro non avrebbe ceduto in alcun modo- si riscosse e tornò a sorridere normalmente. 

«I tuoi hanno organizzato una bella escursione fino alla cascata di Cheonjiyeon, non è fantastico?! Mi hanno detto di venire a chiamarvi, partiamo tra mezz'ora e deve venire anche Tae!», spiegò allegramente. 
E solamente ora Jungkook notò l'abbigliamento di Jimin, già pronto per una pesante giornata di trekking. 
«Non potevi mandare un messaggio? Brutto idiota», rispose sbuffando, chiudendo subito dopo la porta, lasciando Jimin di sasso mentre si ritrovava a fissare ancora una volta il legno. 

«Yah! Jeon Jungkook! Come ti permetti?! Torna subito qui!», urlò, riprendendo a battere il pugno contro la superficie di legno. 
Ma Jungkook lo ignorò totalmente, tornandosene in camera da Taehyung, trovandolo seduto al centro del letto con espressione confusa. 

«Che succede?», gli domandò sinceramente curioso, con un'espressione talmente tanto adorabile che a Jungkook veniva soltanto voglia di riempirlo di baci. 
Stava comunque per rispondergli, ma Jimin spuntò all'improvviso dalla finestra della stanza di Taehyung. Le tende erano chiuse, ma a causa del sole che vi era fuori si poteva ben vedere la figura del ragazzo riflettere sul letto. Taehyung si voltò immediatamente, e poi si alzò per aprire la finestra cercando di trattenere una risata. 
«Jungkook, sei così scorbutico di prima mattina», lo prese in giro così, come se non sapesse che la causa del comportamento del corvino fosse quello che gli stava facendo lui stesso poco prima. 
«Scusalo, Jimin-sshi. Che dovevi dirci?», disse ancora, dopo aver aperto tende e finestra. 

Jimin fissò Jungkook con aria arrabbiata, glie l'avrebbe fatta pagare a quel feto maleducato. Oh sì. 
Lasciò intendere al minore che non era finita lì con lo sguardo, e poi si voltò per guardare Taehyung, sorridendogli in modo angelico.
«Ti va un'escursione?»

E così si trovarono su un furgoncino, un'ora dopo, con i quattro ragazzi schiacciati nel retro. Jimin di fronte Jungkook e con accanto la sorella, e Taehyung accanto al corvino con la testa poggiata contro la sua spalla. 
Jimin e Jungkook per tutto il viaggio non fecero altro che mandarsi occhiatacce e mimare modi poco carini con i quali si sarebbero picchiati amabilmente dopo, facendo roteare gli occhi a Jinhee, che ormai era decisamente troppo abituata al modo infantile di fare del fratello e l'amico.
Taehyung, con la scusa del suo ancora presente mal di testa aveva invece approfittato del viaggio per sonnecchiare un po', cosa che gli fu decisamente utile, visto che avrebbero dovuto affrontare più di cinque chilometri in salita ed a piedi.  

Le cascate di Cheonjiyeon erano una meta nettamente turistica, soprattutto d'estate.
Taehyung c'era stato talmente tante volte da bambino, che sapeva tutti i percorsi e tutte le scorciatoie possibili. Conosceva quel luogo come le sue tasche, ed aveva anche qualche dolce ricordo con Jungkook lì. Nel suo dormiveglia si chiese se anche l'altro si ricordasse di tutte le altre volte che erano stati lì, ma il suo cuore rispose per lui. Era ovvio che Jungkook se lo ricordasse, come avrebbe potuto fare altrimenti? Le loro estati erano sempre indimenticabili. Lo erano sempre state.

Si svegliò del tutto quando sentì il mezzo fermarsi con una frenata un po' agognata, segno di quanto fosse vecchio e sovraccaricato. Un rumore che sapeva di casa. Che lo fece sorridere ed aprire gli occhi.

«Siamo arrivati?», domandò curiosa, Jinhee.

Taehyung annuì subito, con un sorriso enorme stampato in viso. Per Jinhee era la prima volta, non era mai voluta andare con i ragazzi a sudare le altre volte, chissà perché questa volta si era decisa.
Non importava, non a Taehyung almeno. Era solamente felice di essere ancora una volta lì, con Jungkook.

Non attese oltre.
Con uno strattone poco gentile fece aprire le portiere posteriori, e con un balzo leggero fu giù, con le scarpe pesanti contro il terreno.
Chiuse gli occhi. Inspirò l'aria fresca e frizzante, e poi sorrise ancora di più.
Sì, gli era mancato tutto quello.

All'improvviso un braccio gli fu intorno alla vita, e non ebbe bisogno di voltarsi per sapere a chi appartenesse; non era possibile scambiare quella stretta e quel calore per quelli di qualcun altro.
Subito una mano fu sul suo avambraccio, e rise quando il proprietario gli lasciò un bacio sulla guancia.

«Sei contento di essere ancora una volta qui, orsetto?»

Taehyung rise, quasi soffocando, a causa di quelle parole.
Jungkook ricordava tutto.

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Maybe it's too short.
But it seems pretty good to me. :D

Come ve la state passando con questa quarantena? :((

Come ve la state passando con questa quarantena? :((

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Summer breeze || KookVDove le storie prendono vita. Scoprilo ora