Tre strade,tre donne

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Minerva McGranitt osservava i presenti malinconicamente.
Harry Potter era riuscito a sconfiggere Lord Voldemort definitivamente, ma a che prezzo?
Milioni di vite si erano interrotte quella notte e altrettante ricorderanno per sempre il 2 maggio 1998.
La Sala Grande, o almeno quello che ne restava, era piena di pianti e grida di gioia, lacrime e abbracci.
Nessuno riusciva ad essere pienamente felice, nessuno riusciva ad assaporare la parola "vittoria".
Tutti avevano perso qualcuno e,per Minerva, il dolore era amplificato dal fatto che erano tutti suoi alunni.
Li aveva visti crescere,capire e sbagliare ma mai si sarebbe aspettata di darsi la colpa per le loro scelte.
Mai.
I signori Weasley erano chinati sul corpo senza vita del figlio: Molly Weasley gli accarezzava il volto gelido sussurrandogli parole dolci mentre Arthur, il marito della donna e suo ex alunno, guardava la scena trattenendo a stento le lacrime.
Minerva non si sarebbe mai aspettata che uno dei gemelli potesse morire: anche se erano ragazzi molto vivaci, la donna amava vederli pianificare uno dei loro strani scherzi.
Li adorava ma da quel giorno non sarebbe più stato lo stesso.
Né per lei, né per George Weasley.
Spostò lo sguardo su un gruppetto di Serpeverde del settimo anno: erano sette ragazzi in tutto ma dal loro volto si capiva che non erano più dei bambini.
Draco Malfoy capeggiava il gruppetto, ma del ghigno sbilenco che compariva sempre sul suo viso non c'è n'era traccia.
«Povero ragazzo» si ritrovò a pensare Minerva squadrandolo da capo a piedi.
Forse di quel gruppo quello che aveva sofferto di più, che soffrirà di più.
Alla destra di Draco, sedeva Blaise Zabini con le mani che gli reggevano il volto stanco.
Da quello che Minerva sapeva, la madre del ragazzo aveva divorziato sette volte e il padre lo aveva abbandonato appena nato.
Alla sinistra di Draco, Theodore Nott giocava con un anello d'argento.
Era pensieroso e cupo, non lasciava trasparire niente; tutto il contrario dei suoi due amici che, probabilmente, non vedevano l'ora di lasciarsi alle spalle quella guerra.
Anche il padre di Theodore era stato un Mangiamorte ma nella sala non c'era e Minerva presuppose che se n'era andato senza dare nell'occhio.
Seduto per terra, Gregory Goyle osservava piangendo il cadavere di Vincent Tiger.
Minerva sapeva quanto erano legati i due ragazzi, proprio come i loro padri, i quali erano scappati senza ritegno dalle loro responsabilità lasciando a due adolescenti il controllo di un immenso patrimonio.
Seduta di fianco a Goyle, Pansy Parkinson accarezzava dolcemente i capelli dell'amico cercando di consolarlo.
Pansy non era mai stata un'alunna incredibilmente brillante e promettente ma vederla lì, viva e vegeta, le fece tirare un sospiro di sollievo.
Di fianco a Zabini, Daphne Greengrass era immersa nei suoi pensieri sperando di tornare alla normalità il più velocemente possibile.
I Greengrass erano rimasti neutrali durante la guerra ma Daphne e sua sorella minore hanno preferito rimanere a combattere con gli amici.
Proprio sua sorella Astoria stava consolando Draco Malfoy e,dai loro sguardi, Minerva capì che tra i due c'era un certo livello di intesa.
Quel gruppetto di ragazzi le faceva pena: avrebbero dovuto pagare le colpe dei genitori.
Minerva spostò lo sguardo dalla parte opposta della sala: il piccolo Teddy Lupin era seduto tra i cadaveri dei suoi genitori.
Un'altro orfano di guerra, un'altro bambino che non avrebbe mai conosciuto i suoi genitori.
Ma i suoi genitori erano morti valorosamente, erano morti per creare un mondo migliore per loro figlio.
Morti da eroi.
Si, "eroi" era la parola giusta per ricordare Ninphadora Tonks e Remus Lupin.
Il neonato era controllato attentamente da Andromeda Tonks e Minerva fu rincuorata di vedere la sua ex alunna.
Non la vedeva da anni,probabilmente dal diploma della donna, ma ricordava bene lei e le sue sorelle.
Nuovamente, spostò lo sguardo dall'altro lato della sala e vide Narcissa Malfoy e Bellatrix Lestrange intente in una fitta conversazione.
Erano cambiate tutte e tre ma Minerva le ricordava ancora come le ambiziose ragazzine che seguivano attentamente le sue lezioni.
Non le avrebbe mai ricordate come delle spietate assassine né, tantomeno, come delle amorevoli madri.
Per lei, sarebbero sempre state sue alunne e, per certi versi, avrebbe voluto che lo fossero ancora.
Conosceva bene le loro vicissitudini e, a volte, non si capacitava delle scelte diametralmente opposte che avevano compiuto.
Bellatrix Lestrange, la maggiore delle tre, guardava con occhi vacui il corpo senza vita di Tu-Sai-Chi mentre sua sorella le parlava.
Era stata tra le sue alunne più brillanti e promettenti, eccelleva in tutte le materie e Minerva le avrebbe lasciato tranquillamente la sua cattedra di Trasfigurazione se solo avesse messo la testa a posto.
Era sempre stata una bella donna con i lunghi ricci neri e definiti, gli occhi neri come la pece,le labbra carnose e sensuali e gli zigomi alti che le davano un'aria aristocratica.
Anche dopo quasi una quindicina di anni ad Azkaban,conservava quella sua oscura bellezza.
Tutto il contrario era sua sorella Andromeda: bella e intelligente come la sorella maggiore ma sapeva essere gentile e dolce con le persone.
Tra le tre era la più buona e quella che,durante la guerra, aveva perso di più.
Narcissa Malfoy, la più piccola tra le sorelle, era quella che non aveva deciso di schierarsi durante la guerra.
Aveva scelto la famiglia, non gli ideali.
Era sempre stata altera e fredda, anche da ragazzina.
Inoltre, assomigliava molto di più alla famiglia materna: bionda, slanciata, magra con gli occhi azzurro ghiaccio.
Minerva si ritrovò a sospirare: quelle tre non si sarebbero mai riappacificate, non dopo quello che aveva fatto Bellatrix.
«Minerva» la chiamò il suo collega Horace Lumacorno.
Era un uomo basso e grasso, abbastanza snob da voler conoscere soltanto le persone che contavano.
Però, era stato un ottimo insegnante e generazioni di studenti lo ricordano con rispetto.
L'anziana donna lo salutò con un cenno della mano: non amava essere troppo espansiva.
L'uomo le si mise di fianco e cominciò a guardare anche lui le tre sorelle.
«Le conosco da anni ma non capisco come abbiano fatto a diventare così diverse» constatò l'uomo grattandosi ormai l'imminente calvizie.
Minerva accennò un sorriso: non lo capiva neanche lei ma sapeva per cosa avevano combattuto tutte e tre.
«L'amore,Horace» rispose la donna guardando l'uomo corrugare le folte sopracciglia.
«Non capisco» continuò Lumacorno guardando curioso la collega.
Minerva sospirò profondamente e, guardando le tre donne, disse:
«Tutte le azioni che hanno compiuto sono state spinte dall'amore che provano».
«Non riesco ad associare la parola "amore" a una spietata assassina come Bellatrix Lestrange» replicò l'uomo osservando la sua brillante ex alunna.
«Nel caso di Madame Lestrange, si può parlare di una cieca devozione per il suo Signore.
Inoltre, ha una sconsiderata passione per l'ambizione e il potere.
Sono tipi di amore anche questi» ribatté Minerva guardando storto il collega.
Anche se erano degli assassini, lei non riusciva a non difendere i suoi alunni.
Horace annuì pensieroso e, con un cenno, fece capire alla donna di poter proseguire.
«La signora Tonks ha scelto di abbandonare il suo stato di Purosangue per andare a vivere con Ted Tonks» continuò Minerva spostando l'attenzione sulla secondogenita dei Black.
«Proprio come ha fatto Sirius Black!» esclamò l'uomo ricordando quell'alunno vivace.
Minerva annuì e riprese il suo monologo:
«Lady Malfoy, invece, ha scelto la famiglia.
Ha sposato un ricco uomo Purosangue, proprio come volevano i suoi genitori; poi, è stata una madre amorevole e una moglie devota».
«Mi ricordo bene l'articolo sul loro matrimonio» constatò Lumacorno pensieroso.
Minerva continuava a fissare le tre donne e per un secondo le rivide da giovani con le cravatte verde-argento e la testa immersa nei libri.
Non avrebbe mai potuto immaginare che le loro vite si sarebbero così tanto distaccate.
Dopotutto, da giovani erano inseparabili.
Ma allora cosa aveva compromesso il loro rapporto?
L'amore,forse?
Gli ideali?
O era stato una casualità?
Oppure uno scherzo del destino?
Più le osservava,più si rendeva conto di conoscerle solo superficialmente.
Se avesse saputo il loro triste futuro, avrebbe cercato di aiutarle il più possibile.
Avrebbe cercato di non far sbagliare Bellatrix, proponendole un glorioso futuro da brillante strega.
Avrebbe abbracciato Andromeda, per rincuorarla del suo malinconico futuro.
Infine, avrebbe fatto capire a Narcissa di poter aiutare le sorelle.
Se le avesse seguite da giovani, forse ora una di loro non rischierebbe una condanna a morte ad Azkaban.
«Hai fatto il possibile,Minerva» la consolò Horace quasi leggendola nella mente.
«Forse» affermò l'anziana professoressa sull'orlo del pianto.
«Non ti addossare le loro colpe, hanno scelto loro la loro vita».
«Avrei potuto aiutarle» sussurrò Minerva ritornando seria e impassibile.
«Forse» concordò Lumacorno alzando le spalle e allontanandosi.
Minerva osservò il vecchio professore raggiungere gli altri colleghi e sedersi stancamente su una panchina intatta.
Osservò ancora le tre donne e soppesò le strade che avevano scelto.
Tre strade, tre donne.

Angolo dell'autrice

Ciao a tutti!
Dopo giorni di ragionamenti e fantasticherie, ho deciso di mettere per iscritto questa piccola idea.
La storia è ambientata il giorno stesso della fine della 2ª Guerra Magica e ho immaginato che Bellatrix e Rodolphus fossero sopravvissuti.
Sinceramente, non mi ricordo se Rodolphus fosse morto o fosse scappato ma non é importante per i fini della storia.
Mi è piaciuto scrivere dal punto di vista della nostra cara Professoressa McGrannit e ho cercato di renderla più credibile possibile.
Ho immaginato che si dispiacesse per le scelte dei suoi ex alunni e che in fondo, anche se sono diventati degli spietati assassini, un po' li volesse ancora bene.
In questo capitolo, le tre sorelle Black sono sottoposte ad un'attenta analisi dai loro vecchi professori e dal prossimo capitolo le vedremo un po' più attive.
Probabilmente, aspetterò di avere due capitoli in bozza prima di pubblicarne uno nuovo quindi potrebbe volerci del tempo.
Anche se con questa quarantena ho molto tempo libero.
Buona lettura!

Una nuova vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora