Madri e figlie

410 20 14
                                    

Il Ministero della Magia, da quando Antares ne aveva memoria, era sempre stato uguale: un'enorme fontana era posta al centro dell'atrio, dai cui lati sbucavano migliaia di camini; in fondo, c'erano gli ascensori, dove al mattino gli impiegati si accalcavano per raggiungere il prima possibile il loro dipartimento.
I maghi correvano da tutte le parti, sorvolati da aeroplani di carta, che portavano qualche strano messaggio da un ufficio all'altro; dopo la guerra, tutto sembrava tornato alla normalità.
Antares camminava velocemente, schivando gli impiegati e gli aeroplanini di carta; Cassandra, che cercava di non incrociare lo sguardo con nessuno, sembrava a disagio in quell'enorme ambiente.
Passarono i controlli ed entrarono in un'ascensore, schiacciati come sardine con una ventina di impiegati: streghe e maghi chiacchieravano rumorosamente, aggiornandosi sulle ultime novità dei rispettivi uffici.
«Non ho mai visto così tanti documenti dal 1989!» stava dicendo una strega dai capelli color zenzero.
«Non lamentarti troppo,Mildred! Non puoi nemmeno immaginare quanto lavoro abbiamo noi Auror» ribatté un uomo sulla cinquantina con la divisa da Auror.
«Immagino, immagino...Con tutti i Mangiamorte latitanti che ci sono, ne avrete da fare fino all'anno prossimo» concordò Mildred.
«Puoi dirlo forte!».
Antares guardò Cassandra: entrambi sapevano che era questione di settimane per l'arresto dei loro genitori, che, secondo Antares, si erano troppo abituati ai domiciliari.
Nonostante le chiacchiere tra Mildred e l'Auror, che avevano turbato inspiegabilmente i due fratelli, qualche minuto dopo arrivarono nell'ufficio del loro notaio.
Il notaio, il Signor Lawstone, era un uomo sulla sessantina, basso e tarchiato con due grigi baffi a manubrio; portava una giacca grigia topo con un doppio petto nero, sull'occhio destro giaceva un monocolo dorato.
«Ragazzi miei» li salutò Lawstone gioviale «vi trovo bene».
«È un piacere rivederla» disse Cassandra, sorridendo cordialmente mentre lei ed Antares si sedevano.
Seguendo l'esempio dei ragazzi, Lawstone si sedette sulla vecchia sedia color ebano, mentre prendeva una pila di documenti giallastri; si sistemò il monocolo e con una voce profonda cominciò a leggere un documento.
« Cassandra Bellatrix Electra Lestrange in Rosier, nata il 27 marzo 1971 a Londra; Antares Damon Lestrange, nato il 27 marzo 1971 a Londra, giusto?»
I due fratelli annuirono e Lawstone continuò:
«In qualità di figli riconosciuti, sono stati nominati eredi dei coniugi Lestrange, il cui patrimonio equivale a 7.500.000 galeoni, 120.000 falci, 99.000 zellini e tre proprietà. Il sottoscritto, Richard Lawstone, dichiara che il testamento è stato letto e accettato dai due eredi, i quali promettono che, quando i genitori saranno incarcerati, seguiranno le volontà di quest'ultimi. Firmate qui».
Il notaio passò il documento ai due, che velocemente scribacchiarono le loro firme e lo ridiedero a Lawstone; appena aver firmato il foglio, Antares si sentì più libero, come se si fosse tolto un macigno dallo stomaco.
Ora, dovevano solamente aspettare il processo e, dopo di esso, tutto sarebbe tornato alla normalità; certo, quest'ultimo periodo nel Regno Unito aveva fatto nascere in lui il desiderio di non tornare in Francia, di ricostruirsi una vita lì.
Probabilmente ad Atlas piacerebbe, potrebbe chiedere il trasferimento nel dipartimento Auror inglese e potrebbe abitare nella villa dei suoi genitori...Si prefissò di parlarne anche con Cassandra.
Dopo aver discusso di alcuni particolari, salutarono il notaio e uscirono dal suo ufficio.
«Stavo pensando » iniziò Antares, camminando lentamente « di trasferirmi qui dopo il processo».
Cassandra si fermò in mezzo al corridoio, guardò il fratello attentamente; lui sapeva che, per la sorella, il Regno Unito aveva rappresentato soltanto un problema, ma, magari, potevano ricominciare insieme.
«Pensavo di abitare nella villa dei nostri genitori, se non è un problema» continuò lui.
«Sembra che tu abbia già deciso tutto» asserii Cassandra «Per la villa, non è un problema».
«Anche tu e Julian potreste trasferirvi qui» propose lui, speranzoso.
«Non lo so, 'Res...Ne devo parlare con mio marito» liquidò il discorso velocemente.
Antares non ribatté: avrebbe fatto cambiare idea alla sorella velocemente.

***
Sedevano una di fronte all'altra, non parlavano neanche, si fissavano e basta.
Per Cassandra, trovarsi in una stanza solo con sua madre era la tortura peggiore che potesse esistere: non odiava sua madre, aveva smesso di farlo da adolescente, ma avrebbe preferito trovarsi da tutt'altra parte.
«Sai,» iniziò Bellatrix « secondo tua zia, dovrei passare più tempo con te e tuo fratello».
«Lo avreste fatto, se non aveste avuto la brillante idea di farvi incarcerare» borbottò lei a mezza voce.
«Non ti facevo così rancorosa» le disse.
«Non lo sono, era una semplice constatazione oggettiva» ribatté stancamente.
Non aveva voglia di litigare, lei non voleva mai litigare, preferiva tacere e lasciare che l'altro si tranquillizzasse.
Si sentiva fragile, anche debole.
«Anche la mia lo era» replicò Bellatrix, mantenendo un controllo che non le si addiceva.
«Sapete, Madre, non dobbiamo per forza parlare» propose Cassandra, sperando che l'altra donna acconsentisse.
«È quello che penso anch'io» rispose Bellatrix «ma ritengo che chiacchierare non faccia male a nessuno»
«Sono d'accordo,» ribatté Cassandra freddamente «ma, in certi casi, è meglio tacere».
Non vedeva l'ora di uscire da quella stanza: si sentiva fuori luogo, come se stesse in una gabbia; ad ogni modo, cercò di sembrare rilassata, era l'unica cosa che poteva fare.
«Non ti capisco» proclamò Bellatrix «tuo fratello sembra essersi abituato alla situazione più velocemente di te».
Cassandra non rispose, guardando un punto indefinito nella stanza: non doveva farsi vedere fragile.
«Ho toccato un punto dolente,vero?» continuò l'altra «Dovevo immaginarlo, si vede che ti sta pesando questa convivenza».
«Tra poco tutto sarà finito» ribatté lei.
«Ne sono consapevole, non ha più senso fare niente ormai...Il Signore Oscuro è morto» disse Bellatrix rattristandosi visibilmente.
«Che occhio, Madre!» rispose sarcasticamente lei.
«Non prendermi in giro, non sono in vena di scherzare» la zittì l'altra, freddamente.
Bellatrix si guardò intorno e poi si alzò; stava per uscire dalla stanza, quando si fermò e lentamente disse:
«Spero che un giorno riusciremo a parlare tranquillamente»
Cassandra non rispose, ma anche lei, nel profondo, condivideva quel desiderio.

Angolo dell'autrice

Sono due mesi che non aggiorno, perché, per svariati motivi, come la scuola, la pandemia in corso e altri piccoli problemi, mi è passata l'ispirazione per scrivere.
Sto pensando di accorciare la storia, racchiudendo tre o quattro capitoli in uno solo, ma devo vedere quanto tempo ho; In ogni caso, il capitolo finale, quello del processo, c'è l'ho già pronto.
Mi scuso per l'attesa ancora una volta.
Buona lettura!

P.S.
Questo capitolo è proprio bruttino, ma l'ho scritto tra una videolezione e l'altra.

Una nuova vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora