Ricongiungimenti

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Narcissa osservava meticolosamente la sorella abbracciare il nipote.
Non si sarebbe mai immaginata di rivederla e di non poter neanche scambiare una parola con lei.
Di certo, non era il caso di presentarsi lì, di fronte a lei, e chiederle umilmente perdono.
Non era da lei, non era da Black, comportarsi così.
Tutto ad un tratto Narcissa trovò molto interessante guardare le sue mani, cominciando a giocherellare con l'anello che le aveva regalato Lucius anni prima.
Sospirò delusa: ancora una volta non era riuscita a prendere in mano la sua vita e ancora una volta aveva perso, irrimediabilmente.
Ma perché non riusciva a decidere?
Perché doveva avere sempre qualcuno che lo facesse per lei?
Perché non poteva alzarsi e andare a parlare con Andromeda?
Perché non aveva impedito a Draco di sbagliare?
Perché non aveva impedito a Bellatrix di commettere tutti quegli omicidi?
Perché non aveva accettato l'amore di Andromeda?
Perché adesso, dopo tanti anni, si ritrovava di nuovo sola?
Perche quella notte aveva mentito a Lord Voldemort e salvato Potter?
Perché era ancora in quella sala a crogiolarsi nei suoi pensieri?
Perché non poteva scegliere?
Perché era diventata l'ombra dei suoi cari?
Perché non poteva semplicemente essere se stessa?
Non scegliendo, non schierandosi in quella guerra, aveva portato alla rovina la sua famiglia.
L'aveva uccisa senza sporcarsi le mani.
Allora perché si incolpava di essere così fredda?
Non poteva essere come Andromeda? Così gentile e dolce da essere amata da tutti?
Non poteva essere come Bellatrix?
Così decisa da poter farsi rispettare senza l'aiuto di un uomo?
E lei cos'era?
Soltanto, la moglie di un ricco Purosangue, sorella di un'assassina e madre dell'erede di una delle più importanti famiglie del mondo magico.
Lei era tutto quello, ma non era Narcissa.
Ricominciò a guardare la sorella e, irrimediabilmente, i loro sguardi si incrociarono.
Proprio in quell'istante, Narcissa si ricordò di una conversazione con Andromeda...

Erano sedute sotto la fresca ombra della quercia che dominava il giardino di Black Manor.
Era estate e le due sorelle godevano dell'ombra dell'albero, perdendosi nell'immensità dei loro pensieri.
Narcissa amava passare del tempo con la sorella, così simile a Bellatrix ma,allo stesso tempo, così diversa.
Andromeda l'ascoltava, rifletteva e poi le dava i migliori consigli che si potessero chiedere.
Per questo adorava la sorella e non l'avrebbe cambiata per nessuno al mondo.
Ma quel giorno, Andromeda era completamente persa nei suoi pensieri, non prestando attenzione al suo prezioso monologo.
Sembrava più triste e irrequieta del solito, come se le avessero distrutto tutto ciò a cui teneva.
Non accennava nemmeno a provare ad ascoltarla come se i suoi insulsi pensieri fossero più importanti dei suoi problemi.
Allora, Narcissa smise di parlare, tanto non avrebbe ottenuto nessun aiuto dalla sorella quel giorno; cominciò,invece, a osservare i prati che circondavano la villa, perdendosi nella bellezza della natura.
Tutto ad un tratto,però, Andromeda parlò:
«Cissy, hai mai pensato a quanto sarebbe bello abbandonare la nostra vita?».
Narcissa si girò a guardarla, corrugando la fronte e le sopracciglia.
Andromeda stava decisamente dando di matto: non era da lei pensare di cambiare la sua vita.
Narcissa, però, decise di voler comprendere appieno la faccenda:
«No, perché?».
Andromeda scosse la testa, portandosi le mani sul volto.
«Era soltanto una domanda» proclamò poi fissando la sorella minore.
Narcissa alzò un sopracciglio: o Andromeda stava impazzendo o stava pensando di andarsene.
Per certi versi, preferiva la prima ipotesi.
«Tu vuoi scappare» affermò poi guardando duramente la sorella.
«No»
«Invece sì»
«No,Cissy»
Narcissa non ribatté non sapendo quanto si stesse sbagliando a lasciar perdere.

Narcissa scosse la testa, sperando di poter cacciare quello strano ricordo.
Non si sarebbe mai aspettata di compiangere Andromeda e forse quella guerra l'aveva distrutta davvero.
Respirò profondamente e, finalmente, decise di prendere in mano la sua vita.
Attraversò la Sala velocemente sotto gli occhi indagatori dei presenti e si sedette di fianco ad Andromeda.
La donna la fissò stupita, alzando un sopracciglio.
Le due donne si guardarono attentamente cercando di capire chi avrebbe rotto per prima quel silenzio.
Solo alcuni dei presenti comprendevano perfettamente quello che stava succedendo, ma a Narcissa non importava e voleva semplicemente scusarsi con la sorella.
Poi le rivenne in mente quello strano pomeriggio d'estate:
«Dromeda, hai mai pensato a quanto sarebbe bello abbandonare la nostra vita?».
Ad Andromeda si illuminarono gli occhi, probabilmente si ricordava anche lei di quello strano dialogo.
Sorrise alla sorella minore e poi rispose:
«Si, perché?».
Narcissa sorrise a sua volta per poi replicare:
«Era soltanto una domanda».
Le due donne si guardarono: probabilmente, si erano già perdonate anni prima.
Poi si abbracciarono come facevano quando erano piccole e ingenue.
Il piccolo Teddy, che era rimasto ad osservare la scena dal grembo della nonna, rise.
Le due donne lo guardarono e scoppiarono a ridere a loro volta.
Sì, si erano già perdonate...

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