Lestrange Manor

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Bellatrix stringeva forte la mano di Rodolphus mentre il marito li smaterializzava al Lestrange Manor.
Non tornavano in quella casa dalla notte in cui torturarono i coniugi Paciock.
Bellatrix ghignò al pensiero delle urla dei due Auror e si ricordava perfettamente la felicità che la pervadeva mentre li torturava: si sentiva libera mentre combatteva e nessuno l'avrebbe mai fermata.
Guardò la villa e si compiacque nel vederla ancora più desolante di quanto la ricordasse: era un enorme villa ottocentesca con delle possenti colonne doriche che sostenevano l'ampio portico.
Era in stile neoclassico, completamente diverso dallo stile gotico del Malfoy Manor.
Un'ampia balconata girava intorno alla villa e l'enorme giardino era composto da numerose varietà floreali.
Davanti alla porta ad aspettarli c'era un uomo con un bambino.
L'uomo avrà avuto la stessa età di Cassandra e Antares: era alto e slanciato, aveva dei corti capelli castani e gli occhi chiari.
Il bambino assomigliava incredibilmente a Cassandra: aveva i capelli neri e gli occhi del medesimo colore.
Bellatrix non si stupì di vedere la figlia raggiungere l'uomo e il bambino;la vide abbracciare l'uomo e accarezzare la testa del bambino, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Vide Rodolphus osservare compiaciuto la scena mentre a lei veniva la nausea nel vedere la figlia e la sua famiglia.
«Amico» urlò Antares raggiungendo l'uomo e la sorella e prendendo in braccio il bambino.
«Entriamo?» le chiese Rodolphus stringendole ancora la mano e facendole distogliere lo sguardo dalla scena.
Bellatrix annuì e velocemente raggiunse la porta seguita dal marito.
Lei odiava tutti i tipi di manifestazioni di affetto e non riusciva a credere di avere dei figli tanto deboli.
Entrarono in casa sotto la supervisione degli Auror, che circondarono la villa; Bellatrix odiava già quella situazione di libertà vigilata.
Si chiusero la porta alle spalle e cominciarono a guardare l'ingresso: era tenuto bene e non c'era neanche un granello di polvere.
Due ampie scalinate si diramavano nella Sala portando al piano superiore, dove c'erano le camere da letto e l'enorme biblioteca.
Il salone di ingresso non era molto ampio se lo si paragonava all'enorme Sala in cui si tenevano i sontuosi balli dell'alta società magica.
«I padroni sono tornati!» urlò un'elfa dagli occhi a palla vedendo i due coniugi.
L'elfo domestico si inchinò davanti a loro e cominciò a baciare la veste di Bellatrix.
«Tilly è onorata di vedere i padroni! Tilly non vedeva l'ora di rivedere i padroni!» urlava l'elfa sotto lo sguardo schifato di Bellatrix.
«Ci sono altri elfi?» chiese freddamente Rodolphus guardando disgustato l'inutile creature.
«Ci sono tutti gli elfi padrone,Signore!»
rispose l'elfa cominciando a baciare l'orlo dei pantaloni di Rodolphus.
«Bene» disse sarcasticamente Bellatrix facendo voltare l'elfa «Voglio che la cena sia buona. Ci siamo intesi, stupida elfa?».
«Tilly ha capito benissimo padrona, signora!» affermò l'elfa per poi smaterializzarsi.
Bellatrix sbuffò: aveva sempre odiato quegli elfi e sempre lo avrebbe fatto.
Si diresse verso il salotto ed entrò non curante del marito alle sue spalle.
La Sala era proprio come la ricordava: un divano e una poltrona in velluto nero troneggiavano la sala;sopra un ampio camino, c'era il ritratto di loro quattro tutti assieme.
Bellatrix si soffermò a guardarlo meglio: lei e Rodolphus erano giovani e non portavano ancora i segni di una lunga prigionia.
Antares e Cassandra, nel quadro, erano poco più di due neonati e guardavano da qualche parte impassibili.
Sembrava passato un secolo da quel giorno e Bellatrix non poteva non pensare a quanto scorresse velocemente la loro vita.
Si sedette scompostamente sul divano e   tirò un sospiro di sollievo: per qualche mese, avrebbe potuto vivere tranquillamente e poi sarebbe tornata ad Azkaban.
Non amava quella prigione ma era l'unico modo per essere fedele al Signore Oscuro.
Poi, in ogni caso, numerosi testimoni l'avevano vista commettere così tanti crimini che una condanna a vita non sarebbe bastata a scontarli tutti.
Si compiacque di quei suoi pensieri e un ghigno beffardo le spuntò sul volto pallido.
Era una strega estremamente potente e per anni aveva rincorso la perfezione senza mai prenderla...
«Che hai da ghignare?» le chiese acido Rodolphus sedendosi mollemente sulla poltrona.
Era come se fossero tornati indietro nel tempo: lei sul divano a compiacersi dei suoi crimini e lui totalmente indifferente alla faccenda.
«Niente che ti interessi» rispose facendogli una linguaccia per poi scoppiare a ridere.
Rodolphus sbuffò e lo vide affacciarsi alla finestra ad osservare Antares e Cassandra parlare con l'uomo.
«Cosa ne pensi di quello lì?» le domandò poi indicando il giovane uomo.
Bellatrix si alzò e raggiunse il marito alla finestra, poi parlò freddamente:
«Mi da la nausea vederli»
«A te da la nausea tutto ciò che è minimamente romantico» replicò Rodolphus quasi astioso.
Ghignò e poi scoppiò a ridere: suo marito c'è l'aveva ancora con lei e non poteva far niente per fargli cambiare idea.
«Assomiglia a Rosier» affermò ancora Rodolphus indicando l'uomo, che stava abbracciando Cassandra «Potrebbe essere suo figlio».
«Bah...Da quello che ne so io, potrebbe essere chiunque» ribatté lei tornando a sedersi sul divano.
Rodolphus la guardò alzando gli occhi al cielo: probabilmente, si era rassegnato da anni a capirla.
Lei e Rodolphus avevano un rapporto strano: si odiavano e poi si amavano, si odiavano e poi si amavano...E tutto questo andava avanti da anni!
Non odiava suo marito ma non poteva neanche minimamente paragonarlo al Signore Oscuro...
Da giovani, lei e Rodolphus stavano bene insieme, poi è cambiato tutto e non le dispiaceva la piega che aveva preso la situazione.
Lei e Rodolphus avevano combattuto per anni fianco a fianco e aveva un'alta stima di lui, come Mangiamorte s'intende.
Sentì dei passi entrare nel salotto e Cassandra comparve con Antares e il bambino al seguito; sembravano seccati dalla situazione mentre il bambino guardava intensamente le punte delle sue scarpe.
Sembrava non trovarsi a suo agio e Bellatrix dovette presupporre che il bambino avesse paura di loro.
Ghignò e quell'azione non passò inosservata agli occhi dei presenti.
«Potete sedervi...Non pensavo di avere dei pali come figli» disse Rodolphus ghignando a sua volta.
Antares fece una smorfia, prese in braccio Altair e si sedette sul divano cercando di mantenere le distanze dalla madre, che lo guardava in cagnesco.
Cassandra si avvicinò, invece, alla finestra e cominciò a guardare il paesaggio.
Bellatrix la osservava curiosa: non si era ancora soffermata più di tanto a guardarla e dovette ammettere che era davvero cresciuta.
Fisicamente, le assomigliava incredibilmente ma poi immaginò che il carattere era uguale a quello di Rodolphus: impassibile, pacata, fredda...
Cassandra era tutto quello che Bellatrix non era stata capace di essere e, per un momento, si compiacque nel sapere che la figlia non aveva preso da lei.
Si girò a guardare Antares e notò che stava ascoltando perplesso il discorso del bambino: aveva le sopracciglia corrugate e sembrava davvero concentrato.
Notò che anche Rodolphus stava ascoltando il bambino e assunse la stessa espressione concentrata del figlio.
«Quanti anni hai?» chiese Rodolphus al bambino sistemando la sua posizione sulla poltrona.
«Tre» rispose il bambino abbassando lo sguardo.
«Hai tre anni e sai già articolare dei discorsi?»
«È precoce» si intromise Antares sorridendo al bambino e accarezzandogli i capelli.
«L'avevo capito» constatò Rodolphus tenendo lo sguardo fisso sul bambino «Come ti chiami? Non te l'ho ancora chiesto»
«Altair» rispose il bambino velocemente.
«Altair, ti piace il Quidditch?»
Altair annuì e Rodolphus parve sollevato da quella risposta.
«Ti va di fare un giro su una scopa?»
Al bambino, si illuminarono gli occhi dalla felicità e contento annuì freneticamente.
Rodolphus sorrise di rimando, si alzò e, dopo aver sistemato le pieghe invisibili dei suoi pantaloni, parlò ad Antares:
« Tu vieni o vuoi stare qui?»
«Vengo»
I tre uscirono e lasciarono Bellatrix e Cassandra nella stanza da sole; Cassandra si girò a guardare la madre mentre si appoggiava maldestramente al muro.
Le due donne si fissarono intensamente: nessuna delle due voleva perdere quella strana gara.
«Ti puoi sedere» le disse Bellatrix rompendo il silenzio.
«Sto bene qua, grazie» replicò Cassandra impassibile.
Bellatrix non sapeva cosa fare o dire: era strana quella situazione e avrebbe preferito morire durante la guerra piuttosto di dover sopportare tutto questo.
Odiava dover essere costantemente controllata, odiava dover vivere con quella che sulla carta era la sua famiglia e odiava dover accettare la sconfitta così passivamente.
Avrebbe voluto andare a cercare il suo padrone, trovarlo e professargli la sua fedeltà eterna ma sapeva che questa volta non sarebbe più tornato.
Lo sapeva ma odiava questa verità: erano così vicini a vincere, così vicini a poter instaurare il loro dominio purosangue e, invece, quel Potter aveva rovinato tutto.
Tutto!
Adesso, invece, doveva attendere dei mesi per poter essere imprigionata a vita e, di certo, preferiva Azkaban a vivere in quel modo!
«Non dovevate andare al Ministero?» domandò poi, cercando di rompere quello strano silenzio.
«Ci andremo un altro giorno» le rispose Cassandra tornando a guardare fuori dalla finestra.
Bellatrix annuì in risposta e poi parlò:
«Ti piace ancora leggere?»
Cassandra la guardò stranita e Bellatrix seppe di aver fatto centro: sua figlia adorava leggere, se lo ricordava perfettamente, e di certo non aveva smesso.
«Si» rispose a mezza voce Cassandra non guardandola « Spero che la biblioteca non sia distrutta»
«Non credo...C'erano degli elfi quando siamo entrati»
«Allora, ci andrò dopo cena»
E poi rimasero in silenzio fino a quando un vecchio elfo le venne a chiamare per cenare.

***

Quando entrarono in Sala da Pranzo, Rodolphus, Antares e Altair erano già seduti e stavano chiacchierando animatamente.
«Secondo me, quest'anno il Puddlemere United vince il campionato» constatò Antares prima di bere dal suo calice.
«Stai scherzando spero! Le Vespe di Winbourne se lo meritano» ribatté Rodolphus tutto preso dalla conversazione.
«Bah...Non credo » disse infine Antares ignorando l'occhiataccia del padre.
Bellatrix e Cassandra presero posto e in quel momento arrivarono gli elfi con la prima portata.
«Comunque, devi migliorare il decollo» gli consigliò Rodolphus mentre addentava l'arrosto.
«Uhm...Va bene» acconsentì Antares «Domani possiamo rifarlo»
«Ci sto»
«Sia maledetto chiunque abbia inventato il Quidditch!» esclamò Cassandra scuotendo la testa e beccandosi le occhiatacce del padre, del fratello e del figlio.
«Suppongo che non ti piaccia il Quidditch» constatò Rodolphus guardando la figlia.
Cassandra alzò gli occhi al cielo e con un gesto della mano liquidò il discorso.
«È uno sport stupido» proruppe Bellatrix guardando ghignante il marito.
«Non ti ci mettere anche tu,Bella» la ammonì Rodolphus ghignando a sua volta «Non capisco perché alle donne non piaccia il Quidditch»
Nessuno gli rispose e nella vecchia Sala calò un opprimente silenzio: nessuno sapeva cosa dire e tutti preferivano restare zitti.
La cena si concluse velocemente e Cassandra, Antares e Altair se ne andarono appena finito di mangiare; nella Sala rimasero solo Rodolphus e Bellatrix.
«Non li abbiamo uccisi...È andata bene» le disse Rodolphus bevendo un sorso di Vino Elfico dal suo calice.
Bellatrix lo guardò compiaciuta e divertita dalla frase del marito.
«Come se tu fossi capace di farlo,Rod»
Lui ghignò e si rilassò completamente sulla sedia: Bellatrix notò che il marito era stanco anche se non lo voleva far vedere.
«Sono dei bravi ragazzi, dopotutto... Altair è un chiacchierone» la informò poi girandosi a guardarla.
«Ha preso da te» le disse ancora cercando di farla sorridere.
«Può darsi» disse noncurante Bellatrix.
«Andiamo a letto?» le chiese poi alzandosi da tavola.
Bellatrix annuì per poi seguire il marito.
Dopotutto, era stata una lunga giornata.

Angolo dell'autrice

Bene, questo è il nuovo capitolo ed entro la prossima settimana dovrebbe arrivare anche il nuovo.
In questo capitolo, vediamo l'arrivo "dell'allegra famigliola" a casa.
Antares e Rodolphus riescono a mettere da parte i dissapori per parlare di Quidditch mentre Cassandra e Bellatrix fanno fatica ad iniziare ad intavolare una conversazione.
Buona lettura!

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