Di Gazzette del Profeta e sorelle

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IL MINISTRO DECIDE: AZKABAN CHIUDERÀ.

Il Ministro della Magia, Kingsley Shacklebolt, ieri, 15 luglio, ha rilasciato una dichiarazione per la stampa, dove annunciava la sua decisione di chiudere il noto carcere di massima sicurezza e di allontanare definitivamente i Dissennatori.
« I Dissennatori » dichiara il Ministro «Sono creature oscure e mutevoli, non sappiamo quanto siano fedeli al Ministero e, pertanto, devono essere assolutamente allontanate dal carcere di Azkaban»
Durante i prossimi giorni, i Dissennatori verranno allontanati in completa sicurezza e verranno portati in zone sicure, dove non possono nuocere a nessun mago.
«Dopo il trasferimento, provvederemo a chiudere la struttura del carcere» continua il Ministro Shacklebolt «Per i detenuti, pensavamo a un programma di reinserimento sociale. Non siamo, però, ancora arrivati a una conclusione»
( continua a pag. 129)

Bellatrix chiuse di scatto il giornale, lo gettò sul tavolo e ricominciò a mangiare disinvolta.
Quello stramaledetto Ministro filobabbano le continuava a mettere i bastoni tra le ruote!
Non vedeva l'ora di tornare nella sua fetida cella e crepare in santa pace con i Dissennatori che le succhiavano l'ultimo briciolo di umanità e, invece, dovrà sopportare per il resto dei suoi giorni quegli stupidi MezzoSangue!
«Cosa ne pensi?» le chiese Rodolphus mentre sorseggiava il caffè.
Sembrava tranquillo, come se sapesse già tutte le ignobili idee che passavano nella mente del Ministro.
«Voglio crepare, Rodolphus» gli rispose acida «Non posso passare il resto della mia vita in questo mondo»
Tamburellò con le dita sul tavolo, guardando il vuoto e rimuginando sull'articolo appena letto.
Tutto sommato, non era una prospettiva così malvagia, ma, piuttosto, avrebbe preferito tornare nella sua fetida cella anche senza i Dissennatori.
Si alzò di scatto e uscì dalla stanza, mentre Rodolphus la guardava beffardo.
«Vado da Narcissa» urlò, prima di smaterializzarsi.
Doveva parlare con sua sorella immediatamente, lei sapeva sempre come farla ragionare e non farle commettere un omicidio di troppo, anche se in quel momento avrebbe voluto commetterne eccome.
In pochi istanti, si ritrovò nel giardino della villa della sorella: calciò qualche pavone e senza troppi complimenti entrò.
Si diresse verso la sala da pranzo e entrò spalancando la porta.
«Sai che è buona educazione bussare, Bellatrix» la provocò Lucius ghignando da dietro il giornale.
«Non provocarmi, Lucius» lo ammonì «Ciao, Cissy»
«Ciao, Bella» la salutò di rimando, facendole cenno di sedersi.
Prese posto sulla sedia accanto alla sorella e si stropicciò gli occhi stancamente: doveva parlare con sua sorella.
«Hai letto la Gazzetta del Profeta, Cissy?» le chiese con calma.
Narcissa scosse la testa, sembrava essere invecchiata velocemente in quegli ultimi mesi.
Lucius passò il giornale sul tavolo, indicandole la prima pagina.
Sua sorella cominciò a leggere velocemente, ad ogni parola che leggeva aggrottava le sopracciglia.
«Ma è fantastico, Bella!» esclamò Narcissa, appena abbe finito di leggere l'articolo.
«Stai scherzando, spero!» gridò, spalancando gli occhi incredula «Non vedevo l'ora di finire ad Azkaban»
«Perché?» le domandò banalmente «Hai ritrovato i tuoi figli e hai conosciuto i tuoi nipoti. Tu e Rodolphus potrete ricominciare tranquillamente»
Bellatrix sospirò profondamente.
«Io non posso fare la madre o la nonna! Io non sono questo, non sono come te...O Andromeda! Sono una guerriera! Questa sono io!»
Narcissa la fissò stancamente, quasi come se sapesse già a memoria quel discorso.
«Vieni oggi pomeriggio per il tè, Bella» la invitò Narcissa «Così ne parliamo meglio»
Bellatrix annuì e velocemente ritornò a casa.

***
Narcissa non avrebbe mai immaginato di ritrovarsi, dopo tanti anni, in una stanza con le sue sorelle; quel pomeriggio, però, avrebbe preferito essere da tutt'altra parte.
Non si aspettava che si sarebbero perdonate subito, ma da due donne adulte si sarebbe aspettata una reazione molto più matura.
Appena arrivate, Bellatrix e Andromeda avevano cominciato a urlare, a provocarsi a vicenda e, per qualche strana ragione, l'aveva invasa una sensazione di deja-vù: molte volte, fin da bambina, si era ritrovata in mezzo a numerose litigate tra le due sorelle, le quali, puntuali come un orologio svizzero, le ricordavano che non erano affari suoi.
Si ricordò di un pomeriggio di una torrida estate, quando, dopo l'ennesimo litigio, aveva giurato di non immischiarsi mai più negli affari delle sorelle.
Sorrise, forse perché, per uno scherzo del destino, tutto era tornato com'era.
«Cissy» la chiamarono in coro e lei si riscosse dai suoi pensieri, sobbalzando.
«Perché sorridi?» le chiese Andromeda, mettendosi comoda.
«Ricordavo» rispose vaga. «A quando queste scene erano all'ordine del giorno»
«Non litigavamo così tanto» constatò Bellatrix. «Io e Andromeda avevamo soltanto uno scambio aggressivo di vedute»
«Uno scambio aggressivo? Soltanto questo?Non vedo, allora, un motivo per cui non riusciate a risolvere tutto anche questa volta» ribatté.
«Questa volta è diverso» convenne calma Andromeda. «Questa volta non dobbiamo decidere chi avrebbe indossato un determinato abito»
«Andromeda ha ragione» la sostenne Bellatrix, guardando Narcissa negli occhi.
«Mi fa piacere che, per una volta, siate d'accordo» le rispose quest'ultima, ridendo per la piega che aveva preso la situazione.
Andromeda e Bellatrix si fissarono, quasi stupite dalla situazione assurda in cui erano capitate.
«In ogni caso, appena ritornerò ad Azkaban, non avrò più l'obbligo morale di risolvere la situazione» precisò Bellatrix.
Narcissa alzò rassegnata gli occhi al cielo, non ribattè e non la guardò nemmeno negli occhi: se è questa la fine che vuole, lei non è nessuno per vietarla.
Però, avrebbe voluto che Bellatrix capisse che la vita non è la lotta continua per una causa, non è la guerra, né la Morte; la vita è sentirsi amati dalle persone che contano per te, continuando a realizzarsi un giorno dopo l'altro.
Narcissa questo lo aveva capito e aveva passato gli ultimi mesi a cercare di riunire una famiglia morta da anni, ormai si stava rassegnando...
Un silenzio inusuale era calato nella stanza, proprio come quando litigavano da bambine e, dopo una discussione, nessuno osava pronunciare una parola.
Amava il silenzio, la faceva rilassare, ma quel giorno avrebbe voluto soltanto un'innaturale riconciliazione.
Forse Bellatrix aveva ragione, forse non c'era speranza e non si sarebbero più perdonate.
«È meglio che vada» disse Bellatrix mentre si dirigeva verso la porta, non si voltò indietro e non salutò le sorelle.
«Vado anch'io» aggiunse Andromeda, «Devo andare a prendere Teddy».
Uscì anche lei velocemente, salutando Narcissa con un cenno della mano.
Narcissa si ritrovò sola, come sempre, divisa tra l'onore che deve portare alla sua famiglia e l'amore che prova per essa.
Forse Bellatrix e Andromeda non si sarebbero mai perdonate, forse lo hanno segretamente già fatto, ma Narcissa, come si era ripromessa da bambina, non avrebbe mai più ficcato il naso negli affari delle sorelle.

Angolo dell'autrice

Ciao a tutti!
So benissimo che non aggiorno da una vita e spero che mi perdoniate per il ritardo.
So anche che questo capitolo non è bellissimo e non mi convince del tutto.
Con l'inizio della scuola, aggiornerò ancora meno e potrebbero passare dei mesi per il prossimo capitolo.
Buona lettura!

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