III

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L'umana se ne era andata poco dopo aver finito di lavare i piatti usati per mangiare a pranzo. Si era raccomandata di non muoversi troppo, di non girovagare, di non frugare in giro, di non andare nella foresta. E che per favore non gli venisse in mente di mettersi a rovistare tra gli unguenti e le sue erbe, ma soprattutto che non gli venisse la malsana idea di fare ciò che lei non avrebbe fatto. Il che quasi includeva anche respirare, a quanto pareva, pensò Thranduil con ironia.
Il momento in cui le aveva dovuto consegnare i pantaloni era stato imbarazzante anche per lui. Avvolto in vita da una coperta, si era sentito ridicolo, ma almeno lei aveva avuto la decenza di evitare di guardare nella sua direzione, aveva afferrato i pantaloni ed era uscita di fretta dicendo che sarebbe tornata prima del tramonto.
Il re degli elfi, non appena si era chiusa la porta alle spalle, ovviamente aveva immediatamente deciso di fare ciò che lei non avrebbe mai fatto. Si era messo a cercare in giro qualche indizio che potesse dargli delle informazioni sulla donna, cercando con attenzione nei cassetti e nei mobili, ma dopo un'ora dovette constatare frustrato che la sua ricerca era stata vana. La seconda porta, oltre a quella della camera, era chiusa a chiave, quindi non aveva potuto entrare nella stanza. L'unica cosa che aveva trovato in un piccolo cassetto erano i suoi anelli, che evidentemente gli aveva tolto durante il viaggio. Aveva esitato, indeciso se prenderli o meno, ma aveva scelto di lasciarli lì per vedere cosa avrebbe fatto lei a riguardo nei giorni seguenti.
Si lasciò cadere con un pesante sospiro sulla poltrona nell'angolo della stanza, accanto alla finestra. Aveva trovato solo manuali per guaritori, oggetti senza significato e altre pergamene su medicina e argomenti simili, oltre ai normali oggetti di una casa.
Possibile che sia davvero un'umana normale senza segreti?

Asinna procedeva per le strade del villaggio, tenendosi ai lati della strada per evitare carri e cavalli. Era un paesino minuscolo, di un centinaio di case, inerpicato sulle pendici delle montagne. Gli abitanti si erano stabiliti lì di recente, ed erano tutte persone che avevano perso le loro case in seguito alla diffusione inarrestabile degli Orchi e delle forze del male, che avevano trovato la loro strada priva di ostacoli e si erano dati alle razzie e ai massacri di porzioni di terre sempre più ampie. Asinna più volte si era chiesta perché il sovrano degli elfi di Bosco Atro non avesse schierato prima le sue forze in campo: avrebbe evitato una marea di sofferenza e dolore, e prevenuto gli spostamenti di massa degli esuli, che costretti dalle circostanze si erano rifugiati nel suo stesso regno. Non nutriva certamente alcuna simpatia per quel re che non sembrava interessarsi al destino del mondo, anche se non poteva pretendere di conoscere le ragioni per cui era rimasto nell'ombra così a lungo.
Ah, alla faccia sua. Si tratta di difendere innocenti e salvare il mondo, mormorò tra sé e sé.
Per fortuna qualcosa era cambiato, ultimamente. Era giunta voce, per quanto loro fossero isolati, che il re aveva mobilitato le sue truppe e stava schierando il suo esercito per combattere il male. Orchi e ragni pian piano erano respinti, e probabilmente lo stesso elfo che aveva trovato ferito faceva parte di quei guerrieri che stavano raggiungendo l'esercito.
Asinna sospirò, nel ripensare a quello sconosciuto che aveva lasciato da solo a casa. Probabilmente stava già frugando tra le sue cose per cercare di ottenere qualche informazione su di lei. Sorrise, nel toccare la sacca in cui aveva messo le preziose lettere che avrebbero potuto rivelargli ciò che di sicuro voleva sapere riguardo a lei. Era stata più furba di lui.
Giunse finalmente alla bottega di legno della sarta. Quando aprì la porta, dei campanelli tintinnarono e dal bancone emerse la testa castana di una donna sulla cinquantina. Indossava degli occhiali e un sorriso cauto. Asinna si fece largo tra i mobili e i manichini dove erano esposti vari tipi di tessuti e indumenti, arrivando fino a lei. Sul piano in legno di noce era steso un quadrato di stoffa verde con delle cuciture bianche lungo uno dei lati.
- Buongiorno.
- Buongiorno a voi - le sorrise la donna. Aveva qualche filo grigio tra i capelli, raccolti in una crocchia. - Come posso aiutarvi?
- Mi servirebbero dei vestiti da uomo. Dei pantaloni, direi due. Due camicie e una tunica.
La donna annuì, mentre Asinna estraeva dalla sacca i pantaloni argentei. La sarta sgranò gli occhi nel vedere il tessuto pregiato, di un bellissimo argento perlaceo, e impallidì quando vide la macchia di sangue che lo aveva danneggiato.
- Questo è un tessuto elfico - esclamò. Afferrò il bordo dei pantaloni e la guardò atterrita, trattenendo il respiro. - Dove li avete presi? Questo non è un semplice tessuto elfico, è uno dei più pregiati in assoluto.
Asinna inarcò le sopracciglia, spaesata. Cosa avrebbe dovuto dire? Non era certo una buona idea andare a raccontare in giro che aveva trovato un elfo ferito e che si trovava a casa sua, soprattutto se quell'elfo indossava vestiti del genere, dato che avrebbe potuto essere più importante di quanto avesse immaginato precedentemente.
- Io... - balbettò. Fu la donna a toglierla dall'impiccio, scuotendo la testa.
- Anzi, non ne voglio sapere niente. Di questa misura? Dovrei averne giusto due.
Scomparve nel retrobottega e Asinna tirò un sospiro di sollievo, seppur perplessa. Chi diavolo era quell'elfo?
La sarta tornò con le cose che aveva richiesto in pochi secondi. Sembrava ansiosa che se ne andasse. Fu felice di accontentarla; dopo aver pagato infilò le cose nella sacca e uscì, lasciandosi alle spalle l'angusta bottega. Osservò il cielo azzurro, con un sospiro. La sua testa era piena di confusione, ma almeno aveva ancora un'ora prima di tornare a casa.
Comprò le erbe, farina, uova e quant'altro le servisse, distraendosi nel fermarsi a chiacchierare con un anziano seduto davanti alla sua casa, sulla via del ritorno. Le offrì un bicchiere di latte e lei accettò sorridente, sedendosi sul bordo degli scalini per riposarsi un minuto.
- Avete sentito dei movimenti dei soldati?
Il volto dell'anziano uomo era solcato da rughe, il volto era cotto dal sole e le sue mani, appoggiate allo schienale della sedia, erano nodose e piene di calli. Era il volto di chi aveva visto tante estati ed era riuscito a sopravvivere a molte difficoltà, un volto che rimaneva sereno anche nel parlare di argomenti che spaventavano la maggior parte delle persone, perché aveva visto molto di peggio.
- Non proprio - rispose incerta.
L'uomo sorrise, alzando un braccio e indicando verso la foresta che si intravedeva sopra alle ultime case dietro di loro. - Elfi. Arriveranno. Stanno cercando qualcuno.
La bocca le si seccò. Asinna posò il bicchiere sul gradino di pietra accanto a sé.
- Come fate a saperlo? Siamo isolati.
- Io ascolto, giovane donna.
Gli rivolse un sorriso nervoso, ma lui non aveva ancora finito.
- Si stanno dirigendo a sud, per respingere il male. Dol Goldur tornerà a risplendere, ma tra tanto tempo, quando tutto sarà finito. Ma sento che tra poco gli elfi arriveranno anche qui. Hanno perso qualcuno, qualcuno senza cui non potranno vincere la guerra.
Asinna si alzò e tolse la polvere dal vestito, riprendendo in mano le borse.
- È ora di andare, per me. Buona giornata.
Sentì quegli occhi penetranti continuare a fissarla finché non fu troppo lontana. Solo allora tirò un sospiro di sollievo e guardò le punte rilucenti di bianco delle vette delle montagne sopra di loro.
Tra sé e sé si disse di non prestare attenzione a ciò che il vecchio aveva detto. Ma l'ombra del dubbio si era insinuata in un angolino della sua mente, e continuò a tormentarla mentre si inerpicava su per il sentiero irto di sassi e radici nodose.
Cosa significavano quelle parole?

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