Epilogo

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La luce della candela spargeva ombre irregolari sulle pergamene distese sul tavolo. Con un leggero sospiro, Thranduil posò la penna d'oca e osservò pensieroso le lunghe ed eleganti lettere che aveva appena finito di leggere, gli occhi nebulosi di emozioni contrastanti. Il suo petto era stretto da una morsa feroce, dilaniato da sentimenti vorticosi che lo stavano portando a pensare quasi con timore a ciò che era appena venuto a sapere. Era talmente assorto nelle onde dell'immaginazione che non si accorse delle due delicate mani che si posarono sulle sue spalle, non finché non si mossero dolcemente per accarezzare i suoi lunghi capelli d'oro bianco, spostandoli delicatamente dietro alle sue orecchie. Sospirò, riscuotendosi, e si abbandonò allo schienale della sedia, allungandosi rapido a stringere quelle dita minute per evitare che lasciassero la presa sul suo corpo. Le intrecciò alle proprie, inclinando la testa all'indietro fino ad appoggiarla al suo petto. Il profumo di gelsomino e vaniglia lo avvolse in una nuvola, la cascata di capelli spettinati che gli accarezzava la guancia, mentre lei si chinava a baciargli la fronte. Thranduil lasciò che dalle sue labbra sfuggisse un piccolo gemito, avvertendo la stanchezza che gravava sul suo corpo allentarsi al tocco umido di quelle labbra sulla sua pelle.
Asinna strinse la presa, accarezzando il dorso della sua mano con il pollice, sfiorando la superficie fredda e dura dell'anello dalla gemma rossa che lo adornava. Thranduil si lasciò completamente andare contro di lei, lasciando che le sue braccia circondassero il suo collo e le sue mani si posassero sul suo petto, ricoperto da fini vesti color neve. Ad Asinna piaceva sentire il battito del suo cuore, e in quegli ultimi mesi si era abituato al calore della sua mano, ferma e aperta lì, sopra ad esso, a sciogliere lentamente la coltre di ghiaccio in cui l'aveva rinchiuso per secoli.
Thranduil inspirò lentamente, ricevendo un secondo morbido bacio sulla fronte. Subito dopo sentì un piccolo sbuffo scaldargli la pelle e trattenne un sorriso. Ad Asinna dava estremamente fastidio la sottile tiara che gli cingeva la testa. Gliel'aveva rivelato qualche notte prima, mentre tra le morbide coperte lui accarezzava la sua schiena, la mano che si insinuava sotto alla sua camicia, i suoi occhi di giada che fissavano crucciati quel filo d'oro. Solo dal suo sguardo, Thranduil aveva capito che gliel'avrebbe tolta, se solo non avesse avuto timore della sua reazione -togliere la corona a un re era un gesto che nessuno avrebbe potuto permettersi di fare con leggerezza. Le sue lunghe dita allora erano andate a sfilarla, abbandonandola in un angolo del letto, tra le coperte di seta -e lei aveva sorriso, immediatamente, sorprendendolo mentre con un movimento veloce si ribellava al suo abbraccio e si sdraiava sopra di lui, il volto sospeso. Thranduil si era sentito felice come non mai, mentre lei lasciava soffici baci su tutto il suo viso, mentre posava le dita sui suoi fianchi e accarezzava il suo corpo.
Momenti di una tale dolcezza gli facevano quasi dolere il cuore, tanto era intensa l'emozione che sentiva racchiuderlo nelle sue grinfie. E Thranduil non l'avrebbe mai ammesso, ma il fatto che si verificassero sempre più spesso guariva ogni ferita che ancora solcava la sua anima. Non ogni notte, ma quasi, Asinna lo raggiungeva nelle sue stanze e lo assisteva -durante il giorno aiutava i guaritori, si occupava dei giardini di erbe che aveva rimesso in sesto con le sue sole forze, girava per il palazzo mentre lui era indaffarato a seguire i progressi delle truppe e a ricevere generali. Ma la sera era il loro momento -quando la luna saliva in cielo, Thranduil sapeva che lei sarebbe arrivata, e quello era l'unico pensiero che gli impediva di perdere la calma, di punire i servitori, di prendersela con gli inetti che avevano fatto cadere i suoi esploratori in trappola pochi giorni prima. Quando arrivava la sera, Asinna si rivelava, e godevano semplicemente della loro presenza reciproca.
Non avevano dato un nome al rapporto che li legava -Thranduil aveva spiegato ad Asinna alcune delle usanze degli elfi, anche se lei aveva iniziato a documentarsi nell'enorme biblioteca al centro del palazzo sotterraneo. Come aveva intuito fin da quando aveva visto le piccole mensole ricolme di libri sulle pendici della montagna, a lei piaceva imparare -passava ore a leggere aneddoti, storie, racconti di ogni tipo, trattati e manuali.
Non avevano dato un nome al rapporto, ma entrambi sapevano che nulla sarebbe cambiato per questo. Il modo in cui Thranduil si lasciava lentamente andare, aprendosi a lei, prendendosene cura, era già un segno. E per quanto la loro vicinanza alimentasse chiacchiere e pettegolezzi, Asinna era educata, riservata e si mostrava sempre indaffarata per aiutare quando necessario. Sebbene non fosse diventata amica di nessuno, molti gradivano la sua presenza. Thranduil aveva accennato all'argomento, ma lei l'aveva fermato -specchiandosi nelle sue iridi plumbee, gli aveva sorriso.
- È abbastanza – aveva mormorato, sfiorando le sue labbra con un bacio. Thranduil le aveva afferrato il polso, impedendole di allontanarsi, beandosi di quella bocca soffice, accarezzandole la cicatrice e cingendole la vita con un braccio, di modo che nemmeno un soffio d'aria separasse i loro corpi, portandola sulle sue gambe.
Erano diventati due anime affini -entrambe danneggiate, trovavano tranquillità e comprensione solo una nell'altra. Alla luce delle candele, parlavano -di ogni cosa, importante o futile che fosse, mentre i loro cuori si fondevano. Non erano ancora andati oltre -entrambi avevano bisogno di tempo. Lei soprattutto -le ferite del suo corpo non erano ancora guarite del tutto, e l'ultima cosa che Thranduil voleva era danneggiarla ancora di più. La stringeva a sé, la cullava tra le sue braccia, seminava dolci baci ovunque i vestiti lasciassero trasparire la sua pelle, mordeva delicatamente l'incavo della sua spalla -e lei faceva lo stesso, e anche di più, ma non erano ancora pronti a lasciarsi andare del tutto. C'erano ancora alcune questioni da sistemare.
Intanto, però, il gelsomino e la vaniglia erano diventati il profumo dei suoi sogni.
Thranduil si riscosse dalla piega frammentata dei pensieri, aprendo gli occhi e trovandosi davanti un verde sguardo indagatore davanti. Accennò un sorriso debole, ma la preoccupazione non smise di adombrare i suoi occhi.
- Mio figlio – sussurrò, e Asinna esitò.
Thranduil tornò a fissare la lettera davanti a sé.
- Legolas sta arrivando.

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