XI

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Mentre Asinna era seduta sul prato a guardare la foresta sotto di loro, persa nei suoi pensieri, Thranduil si era occupato di sbarazzarsi del cadavere dell'uomo. L'aveva portato nella foresta, in spalla, il suo disgustoso peso ad affaticare il suo corpo già provato, e per un attimo aveva ponderato se abbandonare il morto in mezzo a un avvallamento del terreno e lasciare che la natura facesse il suo corso. Ma nemmeno lui era così spietato. Sebbene detestasse l'idea di sprecare le forze per quel mostro, scavò una buca e lo gettò all'interno, senza degnarlo di un'occhiata, ricoprendolo di terra smossa.
Tornato alla capanna, cercò di lavare via la macchia dal pavimento, con poco successo. Il legno ormai aveva assorbito il sangue, e ne rimaneva l'alone, di una tonalità più scura rispetto alle assi, come una macabra testimonianza di ciò che era successo. Finì quando era ormai mezzogiorno, e uscì all'aria fresca, solo per trovarsi davanti Asinna in piedi davanti a lui. La guardò sorpreso. Non credeva si sarebbe scrollata di dosso i suoi incubi così presto, ma il suo volto era di nuovo composto. Indossava ancora gli stessi abiti stropicciati, una manica lacerata che le penzolava sul braccio.
- Possiamo seppellire Mirtilla? – mormorò.
Thranduil annuì, serio. Le aveva riferito della sua morte dopo che la donna gli aveva rivelato del suo passato, e aveva visto un dolore enorme trasparire sul suo viso. Quell'animale era stato la sua unica compagnia, e il legame che avevano era unico. Si erano prese cura l'una dell'altra per anni. L'elfo aveva finto di detestarla, ma in realtà ora che era stata uccisa era disposto ad ammettere che l'anziana capra era stata di una dolcezza e di un'intelligenza incredibile.
La prese per mano e la condusse sul retro, e la sentì tremare quando si trovarono davanti al corpo.
Asinna si fermò, guardandola con le lacrime agli occhi.
- Probabilmente sarebbe morta tra poco – sussurrò, la voce tremante, asciugandosi le guance.
Thranduil annuì.
- Era anziana.
Annuì di nuovo.
- Ed era solo un animale, in fin dei conti.
Scosse la testa. – Era più di un semplice animale.
Asinna lo guardò stupita, aggrottando le sopracciglia, stupita sia da quello che sembrava essere un complimento sia dal fatto che l'elfo non si fosse girato verso di lei, quando aveva parlato.
- Voi... riuscite a sentire? – esclamò. Thranduil riportò gli occhi sul suo volto e annuì appena.
Il debole sorriso che apparve sulle labbra dell'umana gli scaldò il cuore, anche se le sue iridi verdi rimasero di una sfumatura scura.
- Ma come?
Fece finta di non saperlo. Dirle che era stato merito del mostro che l'aveva intrappolata in un incubo senza fine per tanti, lunghi anni, era fuori discussione. Il colpo che l'uomo gli aveva inferto alla testa aveva probabilmente fatto reagire il suo corpo al trauma in cui era sprofondato quando era stato attaccato dagli orchi, e aveva stimolato di nuovo il suo udito.
- Dove volete seppellirla?
Asinna guardò indecisa attorno a sé. Poi indicò un punto dove i fiori sgargianti del prato erano meno fitti degli altri. – Pascolava sempre lì.
Thranduil lasciò la sua mano e si chinò ad afferrare il corpo della capra, sollevandolo sorpreso. Pesava più di quanto pensasse. Asinna afferrò la pala che aveva appoggiato al recinto e lo seguì, mentre l'elfo faceva strada fino ad arrivare allo spiazzo.
Lasciò che fosse lei a scavare, dopo che lei gli impedì di riprendere l'attrezzo tra le mani. Rimase in piedi, immobile, il volto ancora macchiato di sangue, a fissarla mentre scavava arrabbiata, sollevando mucchi di terra con forza, dando sfogo alla furia che le avvelenava le vene. Al volto e al petto tornò ad affluire il sangue, rendendoli di un rosso intenso, che si intonava ai segni violacei sul suo collo.
Quando la buca fu abbastanza profonda, Asinna si inginocchiò e baciò il muso della capra, ignorando il sangue che macchiava il suo pelo candido e che sporcò la sua casacca.
Grazie, la sentì sussurrare Thranduil. Poi la donna alzò lo sguardo verso di lui, che si chinò ad aiutarla per spostare con gentilezza il corpo nella sua tomba.
Fu sempre Asinna a ricoprirla di terra, ma con grande sorpresa del sovrano non si lasciò più andare alle lacrime. Finì il lavoro composta, sforzandosi di non cedere alla tristezza per dare un ultimo, degno omaggio a quella che era stata una compagna fidata.
Quando ebbe finito, Asinna lasciò cadere la pala e gli si avvicinò, cercando la mano dell'elfo, fissando con le iridi verdi la terra scura, sotto cui riposava la sua amica. Lui intrecciò le dita alle sue, e le gettò uno sguardo preoccupato. Il sole era alto nel cielo, lui avrebbe dovuto mettersi in marcia. Non aveva più tempo.
Ma quando lei lo guardò, indicando il ruscello con un cenno del capo, decise che i suoi elfi potevano aspettare ancora qualche ora.
- Lavatevi. Io arrangio qualcosa per pranzo.

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