IX

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All'alba, Asinna aprì gli occhi e si ritrovò il muso di Mirtilla a una spanna dal volto. Sussultò, ritraendosi istintivamente e alzando lo sguardo per trovarsi davanti il volto sconvolto dell'elfo che la fissava colpevole.
Avvampò, stringendosi le coperte addosso mentre l'elfo raddrizzava la schiena e si portava una mano a massaggiare il collo, nel gesto più umano che gli avesse mai visto fare, con un'espressione lievemente imbarazzata. Mirtilla belò e posò il muso sul suo letto, cercando di raggiungere il braccio della sua padrona, che continuava a fissare l'ospite nella sua stanza senza riuscire a pronunciare nemmeno un suono, la testa ancora sul cuscino.
- Mi dispiace - disse l'elfo, nello stesso istante in cui lei riprendeva il controllo delle sue corde vocali e pronunciava un cosa ci fate qui con un'ottava più alta del normale.
Si mise seduta, ben consapevole che la veste da notte blu non le copriva le cicatrici che le deturpavano le spalle e la parte superiore delle braccia, nascoste di giorno dai vestiti. L'elfo indietreggiò di un passo, riacquistando il controllo del volto e riprendendo un'aria neutra mentre puntava lo sguardo sulla capra in mezzo a loro.
- Stavo cercando di portarla via. Mi sono svegliato mentre entrava qui, e non volevo che vi svegliasse - spiegò, una vena d'incertezza nella sua voce.
Asinna sbuffò e guardò gli occhi castani della capra. Lei le rivolse un bee allegro.
- Come fai a uscire dal tuo recinto, di grazia? - sbottò arrabbiata, e le orecchie candide dell'animale si abbassarono. Asinna alzò lo sguardo sull'elfo, che suo malgrado stava cercando di nascondere un sorriso divertito.
- Uscite. Arrivo.
Lui annuì e tornò nell'altra stanza, richiudendosi la porta alle spalle mentre la donna tirava un sospiro di sollievo e lasciava cadere le coperte, scoprendo le braccia costellate da lunghi segni pallidi. Ci mancava solo che lui li vedesse e cominciasse a fare domande, il giorno prima della sua partenza.
La realtà la colpì come una secchiata d'acqua gelida, mentre posava i piedi sul pavimento. Le forze le vennero improvvisamente meno e rimase seduta, con un peso improvviso a schiacciarle il petto. Quello era l'ultimo giorno che avrebbe passato con l'elfo.
Asinna strinse gli occhi, mentre una fitta di panico acuto le colpiva dolorosamente il petto.
Un giorno e sarebbe tornata alla normalità.
Deglutì, prendendo un paio di respiri profondi. Aveva passato i giorni precedenti comportandosi normalmente, evitando di pensare a quell'imminente partenza che, già lo sapeva, le avrebbe fatto rimpiangere l'aver deciso di vivere isolata da ogni cosa e persona.
Ma più di tutto avrebbe rimpianto la compagnia di quell'elfo che aveva accolto in casa. Se ne era presa cura con tutte le sue forze, dedicandogli ogni momento del suo tempo per farlo ristabilire, all'inizio ansiosa che se ne andasse. Ma pian piano quell'ansia di tornare alla vita di prima era svanita, sostituita dalla piacevole tranquillità che il loro nuovo equilibrio aveva instaurato.
Adesso sentiva lo stesso dolore sordo che aveva provato quando aveva deciso di abbandonare la sua vecchia vita e si era inoltrata nella foresta armata solo di un vecchio bastone e tanta speranza. L'incertezza era quella che aveva provato anni prima, solo molto più cocente, perché si stava per separare dall'unica persona di cui avesse realmente mai gradito la compagnia, e sarebbe tornata a vivere sola, senza le sue occhiate rabbiose, senza le sue risposte aspre, senza i suoi gesti, gentili a dispetto delle sue parole.
Senza la sua amicizia.
Asinna riempì i polmoni d'aria con un sospiro profondo, finché li sentì sul punto di scoppiare. Poi lasciò andare il fiato, aprendo gli occhi. Aveva poche ore davanti, e non le avrebbe passate rimuginando su ciò che non poteva cambiare. Le avrebbe usate per godersi gli ultimi momenti assieme all'elfo.
Si vestì, indossando dei pantaloni color pece e una casacca verde scuro. Al medio infilò l'anello che l'elfo le aveva donato la sera prima, quando ogni problema sembrava una remota eventualità.
Quando uscì dalla stanza, lo trovò seduto al tavolo. Tutto era già stato disposto sul tavolo, e Mirtilla era scomparsa.
Asinna si sedette al tavolo dopo aver preso la caraffa di tè, incontrando lo sguardo dell'elfo. I suoi occhi sembravano di un grigio più scuro del solito, mentre la guardava con un'espressione lievemente crucciata. La donna alzò un sopracciglio in una muta domanda, versando la bevanda fumante nella sua tazza, ma lui scosse la testa.
Il silenzio diventò insopportabile, mentre mangiavano, tanto che Asinna si decise a romperlo per prima.
- Devo andare al villaggio per mettermi d'accordo con la persona che vi presterà il cavallo.
L'elfo aggrottò le sopracciglia, rimirando uno spicchio di mela alla luce dell'alba.
- Non sappiamo se accetterà.
- Non ho dubbi - disse con calma la donna. Lui sbuffò lievemente, posando lo sguardo sul suo volto. Le sue guance non erano macchiate da nessuna sfumatura di rosso, solo estremamente pallide.
- Verrò con voi.
Asinna avrebbe preferito evitarlo, ma non obiettò. Ormai non aveva più senso tenere nascosta la sua presenza, dato che entro qualche ora sarebbe svanita. Annuì e il suo stomaco si strinse improvvisamente. Abbassò lo sguardo a fissare il piatto pieno a metà di frutta e piccole focaccine che avevano preparato il giorno prima, con un sospiro. Sapeva di dover mangiare, dato che la camminata non sarebbe stata breve, ma non riusciva.
L'elfo fissò il suo volto per qualche istante prima di alzare gli occhi al cielo e battere una mano sul tavolo con uno schiocco secco. Asinna sussultò, alzando lo sguardo su di lui, stupefatta. Era il primo gesto di impazienza che l'elfo aveva mai mostrato.
- Non sto morendo - sbottò Thranduil. Una sorta di irritazione profonda gli aveva stretto le viscere, e non riusciva a sbarazzarsi di quel miscuglio di dispiacere e malinconia.
Un sorriso timido apparve sulle labbra della donna.
- Lo so.
- Allora non comportatevi come se stessi per farlo.
Asinna inarcò un sopracciglio, divertita.
- Io sto mangiando, a differenza vostra.
Thranduil guardò il suo piatto. Era colmo. Guardò quello della donna. Ne aveva già mangiato metà.
Sbuffò infastidito e afferrò bruscamente la tazza, bevendo un sorso di tè. Era talmente caldo che gli bruciò la gola, ma non permise ai muscoli del suo volto di muoversi.
Asinna nascose un sorriso.

Era una giornata splendida. Il cielo era sereno, sopra alle loro teste, e poi sopra ai rami degli alberi che impedivano loro di vedere i banchi di nuvole muoversi sospinti dal vento. Thranduil e Asinna camminavano fianco a fianco, in silenzio, o almeno finché l'elfo decise di dar sfogo alla sua curiosità.
- Chi è la persona da cui stiamo andando?
Asinna gli gettò un'occhiata perplessa.
- Un amico.
Il re di Bosco Atro annuì, riportando lo sguardo sul sentiero davanti a loro che curvava dietro alle masse degli alberi. Non sopportava la mancanza di conversazione, perché i suoi pensieri cupi tornavano ad assalirlo senza lasciargli scampo, ma ogni suo tentativo volto a iniziare un dialogo era stato infruttuoso.
- Un amico o un amico? - calcò l'ultima parola, fingendo che fosse una domanda dettata semplicemente da pura curiosità. Avvertì lo sguardo della donna su di lui, penetrante, ma la guardò innocentemente.
- Dato che manca poco, ignorerò la regola due e vi risponderò. È solo un amico.
L'elfo annuì lentamente, incrociando le mani dietro alla schiena. Non era di certo sollievo quello che sentiva. Non gli importava per nulla della risposta. Dopotutto non si sarebbero mai più rivisti.
- E non avete una persona... speciale nella vostra vita? - aggiunse.
Il volto della donna si adombrò per un secondo, prima di tornare neutrale. Asinna alzò le iridi di giada verso di lui, che si sentì soffocare per un attimo da quello sguardo profondo.
- No - esitò, mordendosi il labbro. - Siete felice di rivedere vostra moglie?
Fu come se un lampo lo fulminasse lì, dov'era. Thranduil si fermò, colto alla sprovvista, guardandola con gli occhi sgranati, le labbra schiuse, mentre lei lo guardava spaesata. Si ricordò solo dopo qualche secondo che nei suoi discorsi aveva menzionato suo figlio, ma mai la sua compagna.
- Mia moglie non c'è più - mormorò. Asinna impallidì.
- Scusate, io- si interruppe al cenno rilassato di Thranduil. Era un dolore che covava da tempo, a cui era abituato, che non se ne sarebbe mai andato. Ma lo tormentava da così tanto che ormai era riuscito ad accettare la sua morte, tranne nelle notti di luna piena, quando la sofferenza lacerante tornava a straziare il suo corpo e la sua mente.
- Non preoccupatevi.
Ripresero a camminare, finché Thranduil si voltò di nuovo verso di lei.
- Volete una famiglia?
Due macchie cremisi comparvero sulle guance di lei, e alla sua occhiata scandalizzata il re di Bosco Atro si sentì fulminato per la seconda volta, rendendosi conto che la sua domanda poteva facilmente essere male interpretata.
- Non intendevo... - rimase senza fiato. - Non era una proposta.
Perché il suo cuore batteva così forte? Non era normale. Doveva essere impazzito. Sì, decisamente. Non era da lui balbettare in quel modo e non padroneggiare la sua lingua. Da quando si era trasformato in un adolescente impacciato che non sapeva parlare in modo adeguato? Da quando le sue parole erano diventate così deboli e fraintendibili?
- Non ho mai pensato che lo fosse! - la risposta di Asinna gli fece rimpiangere il momento in cui aveva deciso di aprire bocca, e la donna accelerò il passo, decretando la fine della conversazione.
Thranduil si era maledetto più volte, quando arrivarono finalmente ad avvistare il villaggio. Era costituito da qualche decina di case in legno, disposte lungo i lati di due strade che si incrociavano al centro del paesino.
Asinna rallentò e gli fece cenno di coprirsi. Gli aveva procurato una mantella così che il cappuccio potesse coprire i suoi vistosi capelli biondi e le orecchie a punta, anche se anche bastava la sua altezza a rendere impossibile ignorarlo.
Si inserirono sulla strada principale, camminando al lato della via, evitando gli sguardi curiosi delle donne e degli anziani puntati su di loro. Gli uomini probabilmente erano a lavoro, a caccia o impegnati altrove. Quando passarono davanti alla bottega della sarta, Asinna scorse la proprietaria avvicinarsi rapidamente alla finestra per guardarli a bocca spalancata, e si avvicinò di un passo all'elfo, nervosa. Lui le gettò un'occhiata e le porse il braccio, notando come aveva cominciato a zoppicare. La sua caviglia era guarita abbastanza da permetterle di camminare, ma la strada era stata lunga e doveva essere stanca. La donna appoggiò esitante la mano al suo braccio, guardandolo incerta, ma lui ignorò il suo sguardo e tornò a guardare dritto davanti a sé. Un paio di bambini attraversarono la strada, lanciandosi una palla mentre li guardavano sfrontati.
La donna gli indicò con una lieve pressione del braccio di svoltare a sinistra, in un vicolo tra due capanne più grandi delle altre. Seguendo la stradina, arrivarono infine a una casa dal tetto ricoperto di muschio, cosa che Thranduil trovò piuttosto interessante.
Mentre Asinna bussava, l'elfo si guardò attorno. Era una casa abbastanza lontana dalle altre, tanto che pochi passi più avanti gli alberi formavano una fitta parete; era ad un solo piano e il portico in legno era graffiato da profondi segni.
La porta aprì, e comparve il volto amichevole di un uomo. Sorrise alla donna e la abbracciò, provocando l'occhiata sdegnosa del sovrano di Bosco Atro. Aveva radi capelli attorno alla testa, compensati da una folta barba striata di bianco, e due caldi occhi castani. Era di altezza media, piuttosto muscoloso, e con un bel sorriso.
- Che bello rivederti, guaritrice - esclamò, posando le braccia sulle spalle della donna. Asinna rise, e Thranduil si sentì inquieto. Mai l'aveva vista così rilassata, se non la notte prima.
L'uomo squadrò l'elfo, individuando fin da subito i lunghi capelli nascosti sotto al cappuccio. Si fece indietro senza dire niente e allargò un braccio per invitarli ad entrare, cosa che Asinna fece, gettando un'occhiata indietro per far sì che l'elfo la seguisse.
La casa era piccola, ma accogliente, nonostante i mobili fossero pochi. Al centro, un tavolo rettangolare attorniato da varie sedie, di fronte a un camino. L'angolo della cucina era perfettamente in ordine alla loro destra, e una serie di tre porte si apriva sulla parete in fondo.
Si accomodarono, mentre l'uomo offriva loro un bicchiere di latte di capra. Thranduil rifiutò, attirandosi l'occhiata ammonitrice di Asinna.
Finalmente, l'uomo si sedette a capotavola, guardando la donna.
- Cosa ti porta qui?
Asinna sospirò, intrecciando nervosamente le mani davanti a sé. Il sovrano di Bosco Atro vide chiaramente lo sguardo dell'uomo fissare l'anello che le aveva regalato.
- Ho bisogno del tuo aiuto.
Lui annuì, appoggiandosi allo schienale della sedia.
- Avrei bisogno di uno scambio. Mi serve un cavallo.
L'uomo aggrottò la fronte, perplesso.
- Con cosa vorresti scambiarlo?
Asinna si voltò verso l'elfo. Thranduil detestò il momento di silenzio cupo che seguì. Abbassò lo sguardo, fissando le gemme che decoravano le sue dita. Avrebbe davvero dovuto scambiarle per un misero cavallo?
Ma poi il pensiero delle conseguenze lo investì. Se non lo avesse fatto, tutto il suo popolo sarebbe stato ancora più in pericolo di quanto già non fosse. Con un lieve, drammatico sospiro si sfilò dall'indice l'anello d'oro, decorato dal rubino più appariscente. Vide gli occhi dell'uomo sgranarsi increduli quando posò il gioiello sul tavolo in mezzo a loro. Rimase muto per qualche decina di secondi, fissando poi la donna con profonda costernazione.
- Asinna, non è uno scambio equo. Nemmeno il migliore dei miei cavalli potrebbe valere la perdita di quell'anello.
Era arrivato il momento di parlare. Thranduil abbassò il cappuccio, rivelando il volto etereo e maestoso. Aveva ripreso il contegno da re, l'altezzosità nello sguardo, la piega severa delle labbra e la postura dritta. Emanava un'aura imperiosa, che fece rimpicciolire gli umani nelle loro sedie, intimiditi dalla sua bellezza remota. Vide gli occhi dell'uomo spalancarsi ancora di più, quando le sue parole grevi ruppero l'aria come una melodia antica e profonda.
- Il vostro aiuto vale quell'anello, non di meno.
Finalmente l'umano si degnò di guardarlo, stupefatto. Abbassò lievemente il capo, confuso.
- Non sono convinto delle vostre parole, ma se a voi va bene... venite.
Lasciò l'anello sul tavolo, turbato, guardando per l'ennesima volta Asinna che lo fissò stringendosi nelle spalle. Non era a lei che toccava trattare quell'affare.
Thranduil riprese il gioiello incustodito, seguendo la schiena dell'uomo. Li condusse sul retro della casa, dove c'era una stalla. Dalle porte spuntavano i musi di alcuni cavalli. L'uomo possedeva sei esemplari, tutti magnifici, ma li portò direttamente al cubicolo dove era rinchiuso uno stallone dal manto nero come la pece e gli occhi intelligenti. Sbuffò, quando si avvicinarono, protendendo il muso verso l'elfo.
- Questo è il migliore che ho. Si chiama Tuono.
Il re si avvicinò lentamente, osservando il suo muso elegante. Posò una mano sul suo collo caldo, sorridendo lievemente mentre l'animale sbuffava contro il suo collo, annusandolo curioso.
- Va bene.

Dopo essersi messi d'accordo su alcuni dettagli, Asinna e Thranduil si erano congedati. Usciti dal villaggio, mentre Asinna avvertiva lo sguardo del vecchio matto fisso su di loro, si erano avviati verso casa, fermandosi a metà per mangiare qualcosa. Avevano parlato del più e del meno, senza toccare alcun argomento che avrebbe potuto intaccare l'atmosfera serena, favorita dalla bellezza del paesaggio che potevano intravedere seduti sulle massicce radici che salivano su per il pendio della montagna.
Quando erano arrivati a casa, Thranduil si era lavato e l'aveva aiutata a cucinare. Mentre pelava le patate, per l'ultima volta, si era ritrovato ad osservare con attenzione ogni angolo della piccola casupola che non avrebbe mai più rivisto, per non lasciarla svanire nella memoria.
Il pomeriggio era trascorso più velocemente di quanto avrebbe voluto, finché si erano ritrovati seduti a cena. Mentre il re degli elfi distribuiva le porzioni della focaccia e dell'insalata di verdure, vide la donna estrarre una bottiglia dal colore inconfondibile da un'anta.
- Da quando avete del vino? - esclamò, genuinamente sorpreso.
Lei gli sorrise con una vena di sarcasmo. - Da sempre, ma non volevo sprecarlo con un elfo antipatico.
Il re degli elfi fremette, alzando un sopracciglio. Posò il piatto della donna davanti a lei e la guardò con aria di sfida.
- Quindi l'elfo non è più nella vostra lista di persone non gradite?
Asinna scrollò le spalle, aprendo la bottiglia e versando il vino di un invitante rosso scuro nei bicchieri.
- Potrebbe essere.
Thranduil sogghignò, e si sedette. Si guardarono per un istante, poi afferrarono i bicchieri e li fecero scontrare con delicatezza, senza distogliere lo sguardo uno dall'altra mentre bevevano il primo sorso.
Il re doveva ammettere che era buono, anche se non si avvicinava alla qualità di quelli che aveva a disposizione nelle sue cantine. Ma soprattutto era forte.
Mangiarono in silenzio, ma senza che nessuna emozione negativa appesantisse l'atmosfera. Si godettero semplicemente la compagnia, finché la cena si concluse, mentre il vino continuava ad essere versato e un lieve velo di allegria annebbiava le loro menti.
Si ritrovarono a ridere e a prendersi in giro liberamente, senza dar più ascolto alla timidezza o al riserbo. Thranduil notò che alla luce della candela gli occhi di Asinna sembravano rilucere di luce propria, e il suo sorriso aveva il potere di scaldargli il cuore.
A un certo punto, lei lo invitò a seguirla, e tenendo in mano bottiglia e bicchiere si recò fuori. Il cielo era terso, e una mappa di stelle riluceva sul blu notturno. Thranduil la seguì, i capelli lievemente smossi dal vento e una strana sensazione che gli penetrava fin nelle ossa -una sensazione che si avvicinava pericolosamente alla felicità, e che da tempo non provava.
Asinna si sedette sull'erba, e l'elfo seguì il suo esempio, accomodandosi accanto a lei senza mantenere una distanza di cortesia. Non importava più, perché tra le stelle e gli occhi di lei Thranduil non voleva perdere nemmeno un istante di serenità, e più vicino era più il suo cuore tornava a battere forte. Aveva bevuto troppo, la sua mente era annebbiata dal calore piacevole che aveva spazzato via ogni preoccupazione, lasciando posto a una pace sconosciuta.
Asinna bevve il penultimo sorso di vino, le guance rosse come due mele mature. Gli porse la bottiglia perché lo finisse, e le loro dita si sfiorarono, e la donna sentì una dolorosa sensazione stritolarle il cuore. Thranduil obbedì, e posò la bottiglia sull'erba accanto a loro, leccando via le ultime gocce di quel dono divino dalle labbra. Era ben consapevole che gli occhi dell'umana seguirono quel movimento, senza alcun pudore, e sorrise nel sentire una sensazione di vittoria dentro di sé.
- Volevate conservare il vino per festeggiare la mia partenza, dunque - mormorò, la voce roca più del solito. Asinna lo guardò appoggiandosi sui gomiti e scoccandogli un'occhiata impertinente prima di sollevare lo sguardo verso il cielo. Era sdraiata accanto a lui, i lunghi ricci sparsi sull'erba, come la figura di un ritratto colta in un momento di ammirazione per la bellezza della notte che faceva risaltare la sua pelle ricoperta di lentiggini.
- Non direi festeggiare - mormorò. Poi ridacchiò. - Anche se l'idea all'inizio era quella, sì.
Piantò gli occhi di giada nei suoi e ghignò, prima di fare l'imitazione di una delle prime frasi che Thranduil le aveva rivolto. - Continuate a fare domande sciocche.
L'elfo era tentato di allungare il braccio e darle un leggero colpo alla sua spalla, ma rimase immobile, con una dolce irritazione che lo assaliva.
- Era da tempo che non bevevo, però, e mi avete fornito l'occasione giusta - aggiunse la donna. - Grazie per il mal di testa che avrò domattina.
La risata melodiosa dell'elfo le fece venire i brividi, e lo guardò. Era di una bellezza assoluta, e la sua pelle sembrava il marmo di una statua finemente scolpita, dalla bellezza quasi selvaggia sotto ai raggi lunari. I suoi occhi grigi la guardarono divertiti, e pericolosi.
- Siete voi che avete deciso di farci ubriacare, non io.
Asinna rise. Era felice. - Non ho mai detto che dovevamo finire la bottiglia.
- Non ve l'avrei fatta di certo finire da sola.
- Non è che mi sarebbe dispiaciuto. Mi sarei ubriacata il doppio.
- Per un doppio mal di testa.
- Allora dovrei ringraziarvi per avermi risparmiato metà della sofferenza? - lo prese in giro lei. Thranduil la guardò. Sorrideva, ed era bella, e le sue labbra erano di un rosa intenso.
- Questo spetta a voi deciderlo.
La donna si sdraiò completamente sull'erba, spostando i capelli da sotto al capo. Sembravano formare una sorta di corona attorno alla sua testa.
- Vi ringrazierò per avermi fatta sentire meno sola - mormorò. Lo fissò intensamente e il re rimase immobile, mentre ogni suo lineamento era esaminato da quegli occhi lucidi.
- Potreste farmi un dipinto - ironizzò dopo qualche minuto, facendola ridacchiare.
L'Asinna ubriaca era molto più incline a sorridere. Era più serena. E gli piaceva questa Asinna.
- Se solo fossi capace a disegnare lo farei. Tutti gli elfi sono belli come voi?
Il re di Bosco Atro sogghignò, alzando per un attimo lo sguardo sulla vallata sotto di loro. Quella tranquillità era svanita, dentro di lui. Sentiva solo fuoco scorrere nelle vene.
- Assolutamente no.
- Ah, sareste voi il più bello? - l'elfo era estremamente divertito dalle sue parole, Asinna poteva vederlo. Ma era la pura verità quella che usciva dalle sue labbra incaute.
- Potrei dirvi di sì, ma non vi fidereste della mia parola.
- Invece mi fido.
Thranduil rimase sorpreso dalla sua risposta. Quelle tre parole erano sfuggite alle sue labbra così veloci, così convinte, così sincere.
- Penso che mio figlio sia più bello di me.
Lei sventolò la mano in un cenno distratto. - Lo dicono tutti i padri questo.
L'elfo sorrise, sbuffando. - Non lo direi se non fosse vero. Io non mento.
- Allora ditemi qualcosa di vero.
Thranduil la guardò per qualche istante, cercando di radunare fili disordinati di pensiero, ma era come se il controllo della sua mente gli sfuggisse tra le dita.
Maledetto vino.
- Cosa volete sapere?
- Qualcosa che nessun altro sa. Così sarò almeno un po' speciale - sorrise lei.
L'elfo la fissò, improvvisamente serio. - Ma lo siete già.
Asinna rise. Non l'aveva preso sul serio, ma lo era. Estremamente.
Thranduil sbuffò, e si stese accanto a lei, il suo braccio a contatto con la sua spalla. Quella debole pressione gli fece salire il cuore in gola, mentre il mondo davanti ai suoi occhi girava rapido per il movimento improvviso. Asinna voltò la testa verso di lui, e lui fece lo stesso. Le fissò le labbra, voleva disperatamente che lei dicesse qualcosa, ma la donna rimase in silenzio.
- Vi dico che non voglio andarmene - mormorò, suscitando la sua sorpresa, moltiplicata dal vino. Asinna sgranò gli occhi.
- Ma dovete farlo.
- Certo.
- Ma potete non farlo.
- Lo so.
- Potete rimanere qui a lavare i vestiti e pelare patate.
- Se rimanessi qui non rimarrei a lavare vestiti e pelare patate.
- E cosa fareste? - ridacchiò Asinna. Le sue guance erano cremisi, ancora, nonostante il freddo. Un ricciolo le era scivolato sull'occhio e la donna alzò una mano a rimuoverlo impacciata. Ci vollero diversi tentativi prima che avesse successo.
- Imparerei qualcosa del vostro mestiere. Coltiverei l'orto meglio di quanto facciate voi.
Lei si imbronciò. Thranduil non aveva simpatie per chi si comportava in modo infantile. Ma in quel momento l'unico aggettivo che gli veniva in mente per descrivere quel volto ridente e confuso era tenero.
- Non è vero. Io sono la migliore coltivatrice di orti del mondo! - esclamò, allungando le braccia verso il cielo, con enfasi, per far arrivare la sua voce fino alle stelle, che luccicarono in assenso. Thranduil rise, una risata genuina, forte, divertita.
- Ma se è solo terra.
Lei lo colpì alla spalla, e il punto in cui lo toccò sembrò prendere fuoco.
- Usate l'immaginazione!
- Nulla di quello che state dicendo ha senso - commentò l'elfo, attirandosi un secondo, debole pugno sulla spalla. Ma prima che lei riuscisse a toccarlo, la sua mano scattò a velocità disumana e intrappolò il suo polso sottile tra le dita inanellate. Il contatto fece mancare un battito ai cuori di entrambi, mentre si fissavano, immergendosi in un mare di grigio e di verde, col respiro improvvisamente corto, le teste adagiate sul tappeto d'erba.
- Non tutto deve averlo - sussurrò appena Asinna.
I suoi occhi scesero a fissare le labbra dell'elfo, che sentì un'ondata di desiderio inondare ogni fibra del suo corpo, violenta e implacabile. Si dibatté per un istante, diviso tra ciò che era decoroso e ciò che era giusto fare in quel momento, come un animaletto si dibatte nelle fauci di un predatore.
Le sue dita erano bollenti sulla pelle del polso di Asinna, entrambi lo avvertivano, e avvertivano la bolla di incertezza che li aveva avvolti, intrappolandoli nell'aura di desiderio che incendiava i loro corpi. Thranduil emise un lieve sospiro, allentando la presa sul suo polso, e vide la delusione, in quel mare di giada.
- Non... - cominciò a dire lei, ma le sue parole furono soffocate. Con un movimento rapido, Thranduil si sollevò sul braccio e la sovrastò, posando la mano sulla sua gola in una presa delicata, mentre le sue labbra premevano soffici contro la bocca rosa della donna, baciandola con dolcezza, e Asinna rimaneva immobile nel sentire il corpo imponente dell'elfo gravare sul suo.
Thranduil si scostò, mentre una pioggia d'oro bianco accarezzava il petto dell'umana sotto di lui, e aprì gli occhi solo per vedere un sospiro sfuggire dalle sue labbra. Osservò come le sue palpebre si sollevassero lentamente, e i suoi occhi di giada riflettessero il suo stesso volto pieno di brama e incertezza.
- Scusate - mormorò l'elfo. La mente era un confuso mucchio di pensieri che non riusciva a distinguere chiaramente. Forse aveva sbagliato? Non avrebbe dovuto farlo?
L'insicurezza durò meno di un secondo, finché lei sollevò la testa e lo baciò, con voracità, mentre il suo corpo cercava il contatto con il suo, e la mano costellata di lentiggini gli afferrava la nuca per tirarlo a sé, per impedirgli di allontanarsi e privarla di quel calore di cui aveva disperatamente bisogno. Thranduil ricambiò il bacio, mordendo il labbro inferiore della donna e cercando di non pesarle addosso mentre si sdraiava sopra di lei, e avvertiva la sua gamba alzarsi contro al suo fianco per fargli spazio. La bocca di Asinna depositò una sequenza di baci sul suo volto, partendo dalle labbra per arrivare al suo collo, dove si soffermò con più insistenza, provocando un gemito da parte del sovrano, un gemito che le penetrò nelle ossa. Thranduil sentì la pressione delle sue mani delicate scorrere lungo le sue braccia, per arrivare fino ai fianchi, e soffermarsi sul suo ventre, incerte nonostante la passione dei loro baci. L'elfo ansimò quando sentì il bacino della donna spingersi istintivamente contro il suo, e la bocca di lei torturare la punta del suo orecchio, provocando una colata di fuoco nelle sue vene che incendiò il suo intero corpo.
- Come diavolo sapete che quello è un punto sensibile - mormorò, e gli rispose solo il lungo bacio che Asinna gli concesse in risposta.
Si scostò lentamente, osservando il volto arrossato della donna sotto di sé. Il vino aveva annebbiato la sua lucidità, ma non le sue sensazioni, che erano più acute del normale. Le accarezzò lentamente la guancia, posando un altro delicato bacio sulle sue labbra dolci, inspirando il profumo di gelsomino e vaniglia, imprimendo a memoria nella sua mente l'impressione dell'intreccio dei loro corpi.
Asinna sorrise dolcemente, e Thranduil guardò quel verde giada con rimpianto.
- Vorrei tanto farvi rimanere - mormorò, e l'elfo le sorrise con dolore.
- Sareste l'unica a potermi convincere - depositò altri piccoli baci sulle sue labbra rosee, finché lei si ribellò e lo spinse contro di sé, abbracciandolo con talmente tanta forza da fargli male. Thranduil ricambiò l'abbraccio, nascondendo il volto nell'incavo del suo collo e trattenendo l'ondata di emozioni aggrovigliate che allagarono il suo petto, inspirando il suo profumo e lasciandosi cullare dal battito del suo cuore.
È la luna.








Angolino dell'autrice:
Heilà! Buonasera :)
Perdonate il ritardo, ma ho avuto una giornata piuttosto impegnativa... e poi ho sprecato mezz'ora a capire perché i capitoli non erano nell'ordine giusto, per poi accorgermi dopo anni che li avevo numerati in modo sbagliato :/ spero che il modo in cui si è concluso il capitolo sia stato sufficiente a farmi perdonare ;)
Che ne pensate? Vi è piaciuto? Devo dire che per me è stato molto divertente scriverlo eheh. Prima la conversazione che prende toni imbarazzanti, poi il vino, e infine... la parte migliore. Spero di non avervi delusi!
Eppure, nonostante tutto, il tempo è scaduto. Cosa pensate che succederà? Fatemelo sapere ;)
Un bacio!
Anna


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