Capitolo 4

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Quando tornai a casa quella mattina, feci preparare alla domestica tutto ciò che sarebbe servito per accogliere Anne in casa
-Linda, voglio che la stanza degli ospiti al secondo piano, sia pronta per domani mattina. Io nel frattempo devo sbrigare delle cose... Verrà una ragazza a stare da noi, lei non sta molto bene, quindi esigo la massima accortezza.-mi guardava senza capire cosa stessi facendo
-Signorino Tomlinson, lei sa perfettamente che non possiamo ospitare degli sconosciuti in casa. I suoi genitori non vogliono, anche se questa è casa sua...-
-Esattamente! È casa mia, quindi sarò io a decidere. Linda, fa come ti ho detto...tornerò per cena.-la donna si avviò verso il secondo piano il più velocemente possibile.

Sarei stato in grado di badare a lei?
Aiutare le persone era sempre stato ciò che più mi rappresentava e gratificava, ma forse quella volta mi ero spinto un po' oltre.
Anne non era solo bisognosa di aiuto e affetto. Era anche malata.
Così, andai dal più bravo psichiatra del paese per cercare un medico che avrebbe badato ad Anne in casa mia.
Io e il primario eravamo in ottimi rapporti. Più di una volta mi aveva aiutato a sbrigare delle faccende un po' complicate, e io avevo fatto lo stesso.
Nel suo caso si trattava semplicemente di fargli conoscere belle donne, giusto per divertirsi un po'. Ma nel mio di caso, era diverso... Mi aveva aiutato a riportare Thomas, mio fratello, sulla retta via.
-Louis, sai bene che vorrei aiutarti ma è un po' difficile accontentare quello che mi stai chiedendo. Significherebbe pagare migliaia di dollari al giorno...-mi guardò, sapendo benissimo che i soldi non erano un problema per me
-Sai bene che non mi spaventa nulla...tranne che la morte!-
-Ti troverò qualcuno. Domani mattina avrai in casa tua il miglior medico disponibile!-forse voleva qualcosa in cambio, nonostante lo avessi pagato più che bene per quella visita
-Puoi andare, dài! Per questa volta niente pagamenti in donne...-disse lui scherzando, anche se a me non fece ridere.

Mentre ero sulla strada di ritorno, mio fratello Thomas mi chiamò.
Lui, è il secondo figlio. Thomas viene definito "il disastro" da mia madre, forse proprio perché nei suoi ventisette anni di vita ne ha combinare di ogni tipo.
Non partecipa mai a nessuno degli eventi di famiglia, così come non lo vedo quasi mai per le feste.
La maggior parte del suo tempo lo passa viaggiando, per puro piacere, accompagnato da amici a non finire.
Lo invidio, forse perché è l'unico che è riuscito a ribellarsi ai miei genitori. Io vorrei farlo, ma non ne sono capace.
"Louis, so che è da tanto che non ci sentiamo e mi dispiace. Sto tornando in Canada e volevo venire a trovarti. Tra due giorni sarò lì...che ne pensi?" Era strano, visto che non lo vedevo da mesi
"Thomas, direi che va bene...non sono io quello che scappa sempre! Ci vediamo presto"
Di certo non potevo sprecare un occasione simile, non sono cose che accadono spesso nella mia  famiglia.

Quella sera, non riuscivo a prendere sonno. Continuavo a rigirarmi nel letto, pensando se avevo fatto la scelta giusta oppure no.
Per quanto tempo resterà  a casa mia? Potrò starle vicino sempre?
Quelle erano solo due delle infinite domande che continuavano a ronzarmi nella testa.
Quei suoi occhi verdi...avevano bisogno di vedere il bello della vita, non il peggio.
Consolato da quell'immagine, mi addormentai.

La mattina seguente l'auto della clinica, insieme a Marie accompagnò Anne da me.
Tutto era pronto, solamente io continuavo a mordermi le labbra impaziente di vivere il momento.
-Louis, che piacere...-Marie mi salutò come se non mi vedesse da anni. Quella donna era viscida come un serpente velenoso.
La salutai, cercando di essere il più veloce possibile.
Anne stava scendendo dalla macchina. Era fragile e incredibilmente magra. Indossava dei semplici pantaloni neri e un maglione verde, insieme a degli occhiali da sole.
Vederla in abiti più "normali" la rendeva diversa e bella.
Mi avvicinai a lei, tendendogli la mano -Vieni, ti accompagno dentro.-gli dissi sorridendo, e lei ricambiò debolmente
-Louis, grazie. So bene in che condizioni mi trovo, mi sdebiterò con te...-
Il pensiero di farmi ripagare non mi sfiorò neanche un secondo. Quello che stavo facendo era per il semplice bisogno di sentirsi utili, veri. Lei aveva bisogno di qualcuno che facesse ciò che stavo facendo io...
-Anne, non dire questo neanche per scherzo. Devi pensare solo a stare meglio...entriamo, ti mostro la casa-.

Mentre Linda aiutava Anne a sistemare tutte le sue cose, arrivò il medico.
Si presentò a me e a Marie, che ancora non aveva lasciato la mia casa.
-Dottore, pensa che le cose potranno andare meglio per lei qui?-gli chiese lei, fingendo di essere interessata
-Ieri ho già avuto modo di visitare la ragazza. Starà meglio...-Marie sembrò scocciata da quelle parole , tanto che  se ne andò.
Quando rimanemmo soli, il dottore si avvicinò a me e sottovoce mi disse -Signor Tomlinson, la ragazza non è malata. Non ha nessun disturbo psichiatrico grave , è solo depressa.-
Non riuscivo a capire come poteva essere possibile. Nella clinica veniva trattata come un paziente malato, la stessa Marie mi aveva detto che Anne era un caso perso.
-Forse qualcuno ha voluto nasconderle la verità. Sono felice che l'abbia portata via da quel posto..-mi disse sorridendo prima di andare verso il suo nuovo alloggio.

In the Shadows; L.TDove le storie prendono vita. Scoprilo ora