Capitolo 13

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Quella voce continuava a tormentarmi.
Ero quasi certo che tutto ciò, fosse causato da un terribile senso di colpa.
Ma la semplice quotidianità doveva essere affrontata, tra cui risolvere l'incidente d'auto che c'era stato con quella ragazza.

Mi presentai al bar che aveva detto, un po' in ritardo.
Entrai, cercandola tra i tavoli. Mi accorsi di non ricordarla davvero bene, anche se i suoi capelli biondi erano un tratto più che distintivo.
Era molto bella, senza dubbio. Ma nessuno tra i presenti in quel bar, presentava le sue caratteristiche.
-Io prendo un caffè al vetro.- dissi alla cameriera mentre mi accomodavo ad un tavolo vuoto.
Passò più di mezz'ora quando una ragazza bionda con gli occhi verdi, entrò nel bar.
Quando mi vide agitò il braccio per salutarmi.
Io feci lo stesso, imbarazzato per tutta quella sua vitalità e confidenza.
-Ciao Louis, scusa il ritardo ma avevo un turno come babysitter e non potevo lasciare il bambino solo.- disse lei sedendosi di fronte a me, parlando spedita come un treno
-Poi quando la mamma è tornata, ho preso un taxi. Sai...la mia macchina è dal meccanico, quindi direi di parlare dell'incidente.- parlò così euforicamente, che quasi avevo timore di rispondere.

Senza dubbio era un tipo stano quella ragazza, piena di vitalità
-Come ti ho detto, pagherò tutto io. Dimmi a quanto ammonta il danno, così ti faccio un assegno.
-Cosa? Mi stai dicendo che così, su due piedi...ti fidi della cifra che ti dirò? Scusa ma che tipo sei te?- disse lei alzando il sopracciglio
-Un tipo che si fida delle persone... E non credo che tu menta, sei una brava ragazzina si vede!.
Non riuscii a finire di parlare che subito lei rispose
-Credi che io sia una ragazzina? Sei forte eh...
Il danno ammonta a circa duemila dollari. Se vuoi puoi passare dal carrozziere e verificare.
-Mi fido.- compilai l'assegno e lo strappai dal blocchetto
-Grazie mille Louis, e per tua informazione non sono una ragazzina.
Prese l'assegno e se ne andò, senza più voltarsi.

Incredibile come a volte le persone possono cambiarti l'umore.
Lei lo fece, grazie alla sua pazzia e spensieratezza.
Tornai a casa per sistemare alcune cose, prima di preparare la valigia per far visita a mio fratello Klaus.
Tra le mani mi capitò una maglia, nascosta in un cassetto.
Era di Anne.
Non so per quale motivo si trovasse li, nel mio armadio. Ma nonostante tutto, era la sua.
L'odore non mentiva.
"Non sentirti in colpa Louis." Continuava a ripetere sempre con la stesa voce.
Chiusi gli occhi e cercai di respirare a fondo , per scacciare ancora una volta quella tortura.

Tutto passò, non appena mi tornò in mente quella scena divertente che riguardava Sadie.
Era davvero una ragazza simpatica. Non riuscii a trattenere il sorriso, così decisi di mandarle un messaggio.
"Non volevo darti della bambina. Il tuo modo di fare mi ha rallegrato la giornata. L"
fissai il telefono fino a quando non arrivò la sua risposta
"Bene, significa che mi devi una birra allora. S".

In the Shadows; L.TDove le storie prendono vita. Scoprilo ora