Baci

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Guardo che ore sono. Le 10:03. Non ho voglia di tornare a casa, a fare cosa, poi? È una così bella giornata, c'è sole ma non fa troppo caldo. Andrò al parco, mi va di stare un po' tra la natura. Intanto che mi avvio chiamo gli Avengers. Proprio mentre sento squillare inizio a riflettere su che ora possa essere a New York. Allora sono, se non sbaglio, sei ore indietro. Quindi li sarà ancora
<<Pronto?>> sento la voce assonnata di Steve.
<<Steve, scusa, stavo per mettere giù. Mi sono appena resa conto che lì è ancora notte...>>
<<No, tranquilla. Dimmi tutto>>
<<Ho appena finito di parlare con Greta>>
<<E hai scoperto qualcosa sul suo passato?>>
<<Si>> anche se non è stato facile <<te la faccio breve, data l'ora>> anche se comunque non sarebbe stata molto lunga... <<Allora, sua madre è malata di cancro>> Vediamo che dice.
<<Mi dispiace...>> Per ora tutto normale.
<<e per pagarle le cure ha bisogno di molti soldi, quindi si è offerta come cavia per testare delle medicine>>
<<Ahh, ecco come>> commenta Steve.
<<Già, solo che non l'avevano avvisata su tutti i possibili effetti collaterali. Lei ha deciso di denunciarli, quindi loro hanno tentato di ucciderla, sparandole. È in quel momento che la sua pelle è diventata corteccia. Lei non sapeva di poterlo fare>>
<<Quindi lei non è pienamente cosciente dei suoi poteri?>>
<<No, e anzi, ha detto che vuole dimenticarli>>
<<Mh... >> fa una breve pausa <<Va bene, grazie, Kristen. So che ti abbiamo chiesto una cosa non semplice, ma era importante per noi>>
<<No, va beh...>> in fondo Greta non è male, vorrei solo riuscire ad aiutarla. Sembrava così sopraffatta da tutta la situazione...
<<Senti, tu che intenzioni hai adesso? Non ci hai ancora detto nulla di come procede la tua ricerca...>>
<<Perché non è successo nulla di degno di nota>> spiego, abbattuta.
<<Hai ancora una settimana, lo sai? Non perdere la speranza>> Troppo tardi.
<<Si, lo so. Grazie>>
<<Riflettici su. Comunque se vuoi tornare non devi fare altro che dircelo, e noi ti mandiamo qualcuno a prendere. Ora ti saluto. Dopo ragguaglio anche gli altri su quello che mi hai detto. Grazie ancora, e buona giornata>>
<<Prego e buonanotte>> Chiudo la telefonata e mi accorgo di essere arrivata al parco. Mi siedo su una panchina all'ombra, sotto un albero. Ci sono tante famiglie, genitori con bambini piccoli che giocano.
<<Papà, papà, mi spingi sull'altalena?>> un bambino chiede a suo padre, tirandolo per i pantaloni.
<<Si, tesoro, adesso arrivo>> Il bambino allora lo prende per mano e lo tira verso le altalene. Anch'io avrei voluto avere un'infanzia così.
<<Più in alto, più in alto!>> grida il bambino, allungando le gambe al cielo.
<<Più alto di così è impossibile... Piuttosto, tieniti bene, che se no...>> Manco a farlo apposta e il bambino cade giù dall'altalena, scoppiando in lacrime. Suo padre è subito da lui e poco dopo arriva anche la mamma, che lo aiuta ad arrivare a una fontanella, per pulirsi la ferita. Vedo che intanto, per calmarlo, lo abbraccia e lo bacia. Anche mia madre, o meglio, la mia matrigna, a volte mi baciava, ma i suoi baci erano diversi, ora che vedo questi. Sembravano dati solo come contentino dopo che avevo fatto una cosa soltanto per rendere lei felice. I baci di quella mamma invece sembrano veri, incondizionati, mossi solo dall'affetto che prova per suo figlio. Sento che gli occhi si iniziano a gonfiare di lacrime. Stringo le labbra per non scoppiare. Ma perché sono voluta venire qua?! Mi alzo e me ne vado.

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