Capitolo 17

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-HARRY'S POV-

Esco dal bagno con l'asciugamano sui miei fianchi devo andare a scuola e non ne ho per niente voglia. La scuola non mi fa schifo ma oggi sono veramente stanco, il viaggio a Parigi è stato... intenso. Mi preparo velocemente, indosso dei jeans neri ed un maglione blu scuro. Scendo le scale passandomi una mano nei capelli, ed esco di casa. In macchina accendo la radio e passa "Maps" dei Maroon 5 e subito mi viene in mente l'immagine di Sophia che la canta a squarcia gola nel sedile affianco, al nostro primo "appuntamento" mi stupisco da solo di aver anche pensato a quella parola. Scrollo la testa e parcheggio la macchina davanti a scuola

Mi avvio verso il grande palazzo grigio scuro quando vedo venirmi incontro Becca. Ci sono stato a letto qualche volta ma non mi importa niente di lei,credo che l'abbia capito forte e chiaro solo non si vuole rassegnare al fatto che per me lei è stata una cosa così, senza nessun importanza so anche che sa essere una vera stronza insieme al suo stupido gruppo di amiche, se si possono chiamare così, e avere a che fare con lei fuori dalle lenzuola non porta mai a niente di buono.

"hei Harry" mi saluta con un sorriso in faccia avvicinandosi sempre di più. "ciao" le dico distaccato chiudendo la portiera della macchina e sperando di non dover parlare ancora per molto con questa "ragazza", non so perché ci sia andato a letto dovevo essere di sicuro ubriaco o qualcosa del genere. adesso che ci penso non la sopporta proprio. "come mai ieri non c'eri?" mi chiede. "non credo siano affari tuoi, e scusa ma adesso devo entrare" rispondo superandola "aspetta un attimo!" dice a voce un po' più alta chiaramente scocciata. Mi giro di nuovo verso di lei aspettando che dica qualcosa "te la fai anche con la Bailey quindi?" la guardo confuso e arrabbiato allo stesso tempo "non ho assolutamente voglia di parlare con te in questo momento e con chi me la faccio o non me la faccio, di nuovo, non sono cazzi tuoi!" dico questa volta con un tono di voce più alto. Becca sorride sarcasticamente " lo so che ti è piaciuto venire a letto con me" mi sussurra all'orecchio prima di lasciarmi un bacio sulla guancia e allontanarsi verso l'ingresso. Guardo davanti a me per un po' respirando profondamente cercando di far andare via il nervosismo e il fastidio. Mi passo una mano fra i capelli lunghi e cammino anche io verso la scuola.

Dopo tre lunghe ore di letteratura esco dall'aula procurandomi degli sguardi interessati. Vedo Abby nel corridoio che parla con due ragazze. "Abby" la chiamo per attirare la sua attenzione "hey Harry" mi saluta lei con un sorriso "loro sono Lauren e Ally" continua lei presentandomi le due ragazze davanti a lei. È una situazione un po' strana, io e Abby ci conosciamo ma non siamo proprio migliori amici, ma per quanto ho potuto conoscerla ho capito che è una ragazza fatta così sempre allegra ed energica. Guardo le due figure e le saluto con un cenno del capo. Probabilmente accortasi della situazione non proprio confortevole Abby rompe il silenzio che si era creato "Sophia è in cortile" non le avevo chiesto di lei ma ovviamente volevo vederla. "ok" le sorrido lievemente, vado verso il grande cancello verde per uscire "hei Harry tu invece hai visto Liam?" mi giro di nuovo verso di lei "credo non sia venuto a scuola oggi" "ah.. ok grazie" mi risponde lei con un cenno di confusione in volto.

Arrivo nel grande cortile, non c'è molta gente e non è difficile riconoscere Sophia che parla al telefono in un angolo appartato. Mi avvicino a lei che nota la mia presenza e mi sorride leggermente "va bene come vuoi ... ciao" con tono deluso e triste chiude la chiamata. "lo odio" dice strofinandosi il viso. Sono in piedi davanti a lei con le mani in tasca e un aspetto chiaramente confuso. "era mio padre, mi ha detto che non è così sicuro che io possa andare da lui a natale perché forse dovrà lavorare e che secondo lui è meglio così perché sarebbe anche un'occasione per stare con mia madre e quelle merdate li."si ferma un attimo e respira guardando il vuoto. "Non voglio fare la bambina, se gli hanno chiesto di lavorare anche la sera di natale vuol dire che è una cosa importante ma io volevo veramente passarlo con lui dopo tanto tempo e..." "calmati" le dico posando le mie mani sulle sue spalle. Sono divertito e stranito allo stesso tempo. Sophia non è molto aperta con le persone che non conosce e il fatto che stia parlando con me di queste cose con così tanta naturalezza mi fa sentire... non so come, ma è una bella sensazione. "puoi sempre andarci alla vigilia e poi non è ancora sicuro che debba lavorare" le dico spostando le mani dalle sue spalle. "la vigilia devo stare con mia madre, ha invitato alcuni parenti a casa e non posso mancare. comunque non ci voglio pensare, hai ragione magari non lavorerà e potrò comunque andare da lui" dice sospirando rumorosamente con un lieve sorriso. Nei suoi dubbi nelle sue incertezze nei suoi problemi in qualche modo riesce sempre a vedere il lato positivo delle cose. Credo sia una cosa che ha imparato con il tempo, penso, anzi so che nella sua vita ci sono stati dei momenti infelici e si è lasciata trascinare giù ma quel dolore le ha insegnato ad essere più forte. Penso che non sia ancora arrivata al traguardo ma credo sia sulla buona strada. "io ho sempre ragione" le dico con un sorriso beffardo in viso. "Styles non mi provocare, ora entriamo che abbiamo matematica" mi dice spingendomi leggermente. appoggio istintivamente un braccio sulle sue spalle sorprendendomi da solo del gesto dolce e protettivo. Quando eravamo a Parigi sembrava di essere in un altro mondo, avevamo staccato la corda da tutto e tutti eravamo solo noi ma adesso che siamo qua a casa sembra come essere tornati alla vita reale ed è un po' strano viverla con Sophia.

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