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ADRIEN


Manca davvero poco all'inizio della scuola, ma per ora non c'è fretta. Io e Nino ci stiamo godendo gli ultimi giorni di libertà, senza pensieri, solo divertimento. Giriamo per Parigi, ci infiliamo in qualche festa, ci facciamo delle risate con le ragazze. 

La città è sempre viva, sempre pronta a offrirci nuove opportunità per scoprire qualcosa di interessante. Kim è fuori per qualche giorno e Jordan, beh, si è messo a fare tutti i compiti all'ultimo minuto, come al solito. E quindi ci siamo noi due, che, tra un drink e l'altro, passiamo il tempo a goderci questa pausa prima che il ritorno alla routine scolastica ci catturi.

<< Dai, facciamo un salto in quella festa che ci hanno invitato ieri! >> dice Nino con un sorriso, mentre siamo seduti al bar a fare colazione.

<< Non ho niente di meglio da fare >> rispondo, prendendo il mio caffè. << Ma vediamo un po' come sono le cose stasera. Non voglio che la serata si trasformi in una delle solite noiose. >>

Nino ride, alzando un sopracciglio. << Hai ragione, niente di più noioso che essere circondati da gente che non sa divertirsi. Andiamo, vediamo se possiamo fare un po' di caos. >>

Mi alzo dalla sedia, pronto per quello che ci aspetta. I giorni passano veloci e, tra feste e scherzi, so che presto dovremo tornare a scuola. Ma per ora, mi basta godermi il presente, senza troppe preoccupazioni.

<< Pronto per un altro anno di scuola, bro? >> Nino mi lancia uno sguardo, con quell'aria da chi è già pronto a divertirsi.

<< Pensa che palle, siamo ancora qui... >> rispondo, ridendo, mentre mi appoggio allo schienale della sedia. Non posso fare a meno di sentire un po' di fastidio al pensiero del ritorno alla scuola. Ma, d'altra parte, c'è sempre quel brivido della nuova stagione, e noi non siamo certo nuovi a farci valere in un ambiente come quello.

<< Dai, pensa che almeno avremo ancora un sacco di ragazze che ci girano attorno! >> aggiunge  con un sorriso malizioso.

<< Eh, certo, quello ormai è scontato, >> rispondo senza esitare, perché so che con lui la parte del divertimento non manca mai. Siamo come due magneti che attirano il caos e il divertimento dove andiamo.

Le nostre bevande arrivano e ringrazio distrattamente il cameriere, ma quando alzo lo sguardo per rispondere vedo lei, la "mocciosa". È incredibile, ma non è una coincidenza. È proprio lei, quella che avevo incontrato poco tempo prima e che ancora non mi sta simpaticissima.

<< Ma guarda chi si rivede... La bambolina che non sa mai quello che fa,>> dico con tono irritato, osservandola con uno sguardo che non lascia spazio a fraintendimenti. La memoria di quello che è successo prima è ancora fresca e non riesco a non farle pesare la cosa.

"Mi sembra che ti ho chiesto scusa, no?" risponde lei con un tono secco, un po' provocatorio. "Certo che non hai proprio una bella memoria, oltre che un cervello che funziona poco."

La sua risposta mi fa venire una certa rabbia, ma cerco di mantenere la calma. << Sei proprio un ragazzo immaturo, se non riesci ad andare oltre, eh? >> 

Sentire quelle parole mi fa salire il sangue al cervello. Ma la guardo dritto negli occhi, cercando di farle capire che con me non si scherza. Però lei sembra davvero non preoccuparsi minimamente. Non ha paura, non ha rispetto. Sta giocando con il fuoco.

<< Ah, sì? E ora cosa fai? >> risponde, non con rabbia, ma con una freddezza che mi sorprende.

A quel punto, mi sento frustrato. Non posso credere che si stia comportando così, ma lei non si ferma.  

<< Perchè non torni a fare quello che fai meglio: la sgualdrina, >> rido, per non far trasparire tutta la rabbia che ho dentro.

Non appena finisco di parlare, sento un liquido freddo che mi finisce addosso. Mi strofino gli occhi, incredulo, mentre realizzo che mi ha appena lanciato un frullato. 

<< Ma che diavolo? >> dico, sorpreso dal gesto.

Lei alza gli occhi, cercando di sembrare innocente.

<< Oh, mi scuso. Non l'ho fatto apposta >>  dice con tono ironico.

Il cameriere, un po' preoccupato, si avvicina. << Cosa sta succedendo qui? >>

Nonostante il piccolo caos, lei non sembra particolarmente turbata. 

<< Non lo so, chieda a lui >> risponde con un ghigno divertito, come se la situazione fosse tutta uno scherzo.

Il cameriere si scusa, ma io non voglio complicare troppo le cose. << Non preoccuparti, è colpa mia >> rispondo, cercando di calmare la situazione.

<< Vieni, Nino, andiamo via di qui >> dico, con un tono che non ammette obiezioni. Non mi interessa più continuare a perdere tempo con quella ragazzina.

Nino annuisce e ci allontaniamo. Mi alzai con tutti i vestiti appiccicosi dal frullato, ma prima di andare mi avvicinai alla cameriera. La pagherà eccome se la pagherà.

Mentre cammino per le strade di Parigi, un senso di fastidio non mi lascia. Mi chiedo cosa mi sia preso davvero. La reazione che ho avuto con quella ragazza è stata insolita, ma era come se qualcosa in lei mi avesse toccato un punto sensibile. 

<< Ma cosa ti è preso? Potevi fargliela pagare benissimo! E poi come vi conoscete? >> chiede Nino, rimpiazzando il suo sorriso divertito dalla scena con uno sguardo curioso. 

<< Ma non la conosco bro! Non so minimamente chi sia, ci siamo scontrati davanti alla libreria. >> dico scocciato. 

<< Chiunque sia non è una che si fa mettere i piedi in testa >> puntualizza.

<< Chiunque sia non mi interessa! Ha solo giocato con il fuoco! >> borbotto.

<<  Vabbé tanto fra un po' inizia la scuola quindi non la vedrai spesso no? >>  

<< Si hai ragione, ora è meglio che vado a togliermi questo frullato da dosso >> sbuffo. 

 Lui ride e ci salutiamo. 

Nino, però, ha ragione.

Le lezioni stanno per ricominciare, e quello che è successo oggi non ha davvero importanza. Non la rivedrò più. 

Mi appoggio al cuscino e cerco di rilassarmi, ma la mente continua a correre. Ogni volta che chiudo gli occhi, vedo quell'espressione di sfida sul volto della ragazza. Quella calma che ha avuto mentre mi lanciava il frullato... come se non le importasse niente di me, di quello che avrei potuto fare. *Che mi sta succedendo?* penso, mentre mi passo una mano sui capelli bagnati.

Sono sempre stato il tipo che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno, eppure oggi ho lasciato che mi tirasse fuori da me stesso. Forse è questo che mi ha dato fastidio. Non è tanto la sfida, quanto il fatto che lei non mi ha dato nemmeno il tempo di reagire come avrei voluto. È stata più veloce di me, troppo sicura di sé.

Mi sollevo dal letto e cammino avanti e indietro per la stanza, il telefono ancora in mano. Non so nemmeno cosa stia cercando. Un messaggio, una notifica, qualcosa che mi distragga da questo pensiero che mi rimbalza nella testa. Ma non arriva nulla.

E poi penso alla scuola. A come mi preparerò, a come sarà l'anno. Mi aspetto lo stesso di sempre: ragazzi, feste, ragazze, ma qualcosa mi dice che quest'anno ci sarà qualcosa di diverso. Non so ancora cosa, ma lo sento. Non so se è il fatto che la scuola è alle porte, o se sono stato troppo tempo fermo a pensare.

Forse è il momento di rimettermi in gioco, di concentrarmi su ciò che voglio veramente. C'è ancora molto da fare, molta strada da percorrere. Mi alzo dal letto, vado verso la finestra e guardo fuori. La città sembra vivere di notte, come sempre, ma stasera sembra diversa. O forse sono io che vedo tutto sotto una luce diversa.

*Sarà il momento giusto.* Pensandoci un po' più a fondo, decido che forse è meglio non fare più domande. Il prossimo capitolo comincerà presto, e io sarò pronto.

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