#13

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MARINETTE

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Il cuore batte forte mentre corro lungo la strada, il vento che mi scompiglia i capelli e la brioche che quasi mi scivola via dalla bocca. Non posso credere di essere in ritardo, ma non c'è tempo per fermarmi a pensare. Devo raggiungere la scuola e, soprattutto, la mia prima lezione di moda. È un corso che non vedo l'ora di seguire, ma stamattina sembra che tutto voglia mettersi contro di me.

La mia mente corre veloce tanto quanto i miei passi, cercando di immaginare cosa accadrà in aula. Non so perché, ma sono anche un po' nervosa. Sarà davvero come mi immagino? Il pensiero di incontrare altri studenti, di dover socializzare, mi mette addosso una strana sensazione. Non sono mai stata la persona che si è fatta troppi amici facilmente, anche se da quando mi sono trasferita dai nonni sto cercando di cambiare.

Nonostante tutto, oggi è un giorno nuovo, una nuova possibilità per fare un passo in avanti e mettermi alla prova. Corro senza pensare troppo, concentrata solo sull'obiettivo di arrivare in tempo, sperando che la giornata si metta nei giusti binari. Mi sento viva, anche se un po' sotto pressione.

Manca poco, vedo già la scuola in lontananza. Con la brioche ormai finita, butto via il cartoccio e cerco di rallentare, cercando di dare l'impressione di aver avuto tutto sotto controllo, anche se in realtà sono arrivata all'ultimo secondo.

<<  Scusa ... permesso... io dovr-... grazie ... spostatevi! >> dico con il passo accelerato.

Sento il corpo che mi sbatte contro un'altra persona e per un attimo tutto sembra rallentare. La sensazione di impatto è inevitabile e, senza riuscire a fermarmi in tempo, finisco per cadere all'indietro, con la schiena che colpisce il marciapiede. Ah, che figuraccia!

<< Oh scusami! Sono in ritardo ... >> 

<< La pianti di andare addosso alle persone? >> sbotta una voce roca.

Mi alzai e ormai questa voce è diventata impossibile da non riconoscere.

<< Ugh, sei tu...  >> con tono scocciato. << Ora non ho tempo per discutere quindi, levati >> sorrido falsamente.

Non riesco a muovermi. La sua mano si stringe sulla mia camicia, bloccandomi sul posto. Lo guardai con una miscela di irritazione e confusione, mentre cercavo di capire cosa volesse da me.

<< Lasciami Adrien, che cavolo fai? >> rispondo, cercando di liberarmi dalla sua presa. 

<< No >> risponde divertito. 

<< Adrien sono in ritardo! >> sbotto. 

<< E quindi? >> chiede ironico.

<<  Che idiota, cosa vuoi?! Lasciami >> lo guardo con le saette negli occhi.

<< Ricordi quando ti ho detto che ormai eri entrata in una strada lunga e tortuosa? >> mi canzona.

<< Oh santo cielo e quindi questo sarebbe il tuo grande modo di fare?! Complimenti mi hai davvero convinta! >> dico sarcastica 

Mi strattona leggermente portando i miei occhi contro i suoi.

<< Non fare la simpatica con me, mi stai stancando. >> mormora.

<< Veramente le stronzate le stai dicendo tu quindi non credo sia io la comica qui! >> rispondo. 

<< Ma guarda un po' come stiamo alzando la cresta? >> commenta. 

<< Buongiorno mi fa piacere che te ne sei accorto! Ora lasciami! >> sbuffo e con un movimento brusco mi tolgo dalla sua presa. 

<< Non finisce qui >> mormora.

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