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ADRIEN 

La scuola è appena iniziata e sinceramente già mi sto stancando. I corridoi affollati, la gente che corre da una parte all'altra, il rumore incessante... tutto sembra così caotico. La tranquillità dell'estate è ormai un ricordo lontano, e la routine scolastica mi pesa più di quanto pensassi. Non che la scuola mi dia fastidio, ma il suo inizio, con tutte le lezioni da seguire e gli orari rigidi, mi sembra davvero un campo di battaglia. Soprattutto la prima ora, che io, Nino e Kim passiamo in economia. A dire il vero, mi interessa poco cosa ci dirà quella vecchia professoressa.

Ogni anno è la stessa storia: lei comincia a parlare lentamente, come se dovesse spiegare a dei bambini di cinque anni, e io già mi immagino i minuti che scorrono lentissimi. Mi prende una voglia matta di dormire. Non ho voglia di stare lì ad ascoltare, e sono sicuro che anche Nino e Kim non sono per niente entusiasti di questa lezione.

La prof non ha mai avuto la capacità di tenerci svegli, ed è come se ogni minuto passato in quella classe fosse un'eternità. Sento che la noia sta prendendo il sopravvento, e non posso più far finta di essere interessato. Allora, senza pensarci troppo, decido che è il momento giusto per una piccola pausa.

Guardo Nino e Kim, che sono distratti come me, e mi alzo senza fare rumore, tanto loro nemmeno se ne accorgono. << Vado in bagno >>, dico a bassa voce, ma senza troppe spiegazioni. In un attimo, mi dirigo verso la porta.

Esco dalla classe con un sorriso sornione. Non c'è nessuno che mi fermi, e in un attimo mi trovo nei corridoi. Quella sensazione di libertà mi fa sentire un po' meglio, anche se so che alla fine dovrò tornare. Ma almeno per adesso, il resto della giornata può aspettare. Cammino lungo il corridoio, cercando di sembrare casuale, ma in realtà non vedo l'ora di godermi un po' di tranquillità lontano dalla vecchia rimbambita della prof.

So che questo non può durare, ma oggi, almeno per qualche minuto, me lo merito.

Camminai senza meta per i corridoi sbirciando nelle aule per farmi gli affari degli altri. 

Sento una voce familiare e attizzo le orecchie. 

Mentre mi sporgo e vedo, attraverso lo spicchio di porta lasciato aperto, lei... Non solo l'ho incontrata per caso, ma ora mi ritrovo a sentirla parlare in un'altra classe. Quella voce, quella faccia... è la stessa di quando l'ho vista davanti alla libreria e al bar. Non ci posso credere.

Un sorriso sardonico mi si forma sulle labbra. *Scacco matto, mocciosetta*, penso tra me e me. 

È il momento giusto per farle capire chi comanda. Non che mi piaccia quello che ho fatto l'altra volta, ma questa volta sarà diverso. Stavolta, non mi sfuggirà così facilmente. Voglio darle una lezione. D'altronde, se c'è una cosa che ho imparato, è che chiunque ti sottovaluti merita di essere messo al suo posto.

Rientro in classe, cercando di non far trapelare troppo ciò che avevo appena scoperto. Mi sento una sorta di soddisfazione strana, come se avessi trovato una sorta di punto debole. *Marinette...*, mi ripeto nella testa. Non l'avevo mai considerata più di tanto, ma ora, sapendo che è proprio quella ragazza che ho incontrato nei corridoi e che mi ha fatto tanto innervosire, è come se fosse diventata un obiettivo.

Seduto al mio posto, cerco di concentrarmi sulla lezione, ma la mia mente è altrove. La prof sta parlando di economia, ma non c'è niente che mi interessi davvero. La mia testa continua a tornare a quel nome, a quel volto, a quella scena nel corridoio. *

Marinette... Che tipo è?* Mi chiedo. È difficile da spiegare, ma c'è qualcosa in lei che mi fa scattare qualcosa dentro. Non mi piace come mi ha risposto, non mi piace il suo atteggiamento. E se pensasse che è finita così, che non ci sarà un seguito, si sbaglia di grosso. Voglio trovare il modo giusto per darle una lezione, per farle capire che non si può trattare qualcuno come mi ha trattato lei.

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