Storia contest

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Storia per il contest di BeaFenice2004

Era davanti al treno, guardò Israele un ultima volta, il bambino gli sorrise, prese il piccolo Ebreo dalle ascelle e lo sollevò, nelle sue orecchie cominciava a sentire le urla "assassino", "mostro", tutti appellativi che si meritava, mise il piccolo nelle braccia di una donna che aveva il viso già stanco, zigomi pronunciati, rughe, il lungo viaggio l'avrebbe di sicuro uccisa, e magari, se il piccolo fosse stato fortunato, avrebbe ucciso anche lui. 

Un uomo all'interno del vagone si girò verso di loro, il suo volto, il volto dell'uomo era orrendamente sfregiato, la pelle e i muscoli strappati, lasciando in vista le ossa bianche come il latte, portava un husaka simile a quello di Urss .

Reich si pietrificò, si allontanò lentamente dai binari mentre il treno partiva, le urla nei suoi orecchi si facevano più forti, così forti che per un secondo capì che stava sognando. 

"Vater!" Sussurrò un vocina all'estero dell'incubo.

In pochi secondi l'orrendo sogno si sgretolò e Reich si svegliò con la fronte imperlata di minuscole goccioline di sudore.

"Hai avuto un incubo, piccolo mio?"  Disse sorridendo nella penombra della camera 

"Si" solitamente Reich avrebbe rimandato Germania a dormire nel suo letto, diceva che il piccolino avrebbe dovuto diventare forte e non avere paura di nulla, ma quella volta anche lui aveva avuto un incubo. 

"Vieni..." il bambino si arrampicò sul letto e si sistemò lontano dal padre.

Reich fece riaddormentare il bambino ed uscì dalla stanza, era molto presto, fuori dal bunker il sole era sorto, da quando la grande Germania cominciava ad essere circondata (dall'armata rossa ad est e dagli Americani a ovest), Reich era diventato paranoico, si era chiuso nel quartier generale del Nazismo, con il figlio,  gli sembrava di udire delle voci, non aveva mai ipotetizzato che potessero essere dei fantasmi, non credeva in queste cose, piuttosto pensava di essere pazzo.

Ma vi assicuro che io esisto...

Passeggiò  per i corridoi, vuoti, silenziosi e poco illuminati, cercava di calmarsi, ma non ci sarebbe riuscito, perché appena una parvenza di normalità sarebbe arrivata nella sua vita, le urla di  Auschwitz, sarebbero giunte al suo orecchio, attraverso me!

Risi di gusto, lui si girò verso di me, vedendo il nulla, ma sentendo la mia presenza... 

"Traditore" sussurrai gentilmente al suo orecchio "la russia d'inverno è fredda, vero?" 

Piantai i miei artigli  nelle sue spalle, ovviamente gli passarono attraverso...

Lui si fermò, nel corridoio tremarono le  poche luci, piazzate in qua e là. 

"Quanta gente innocente hai fatto morire, maledetto  mangiacrauti " mi allontanai disgustata

La sua bocca si spalancò, mi vide... sorrisi, non mi poteva riconoscere, la bandiera che avevo strampalate sul volto era sporca di ceneri umane così tanto che non si potevano vedere i colori, il mio volto scheletrico era sempre sorridente, il mio corpo era ridotto ad una salma  e negli occhi, stampato nelle pupille,  avevo l'inferno : Auschwitz.

Era arrivato il momento, se riusciva a vedermi, era il momento... 

mi avvicinai, la tuta a righe, mi stava larga e puliva il pavimento, mi faceva da scarpe, mi copriva interamente, come il velo che la pietà  aveva steso sul mio cadavere nelle docce.

Con rabbia dissi "tu stanotte prenderai la tua pistola, piangerai le vittime che hai causato, la punterai al tuo palato, lì premerai bene la canna  fino a sentire dolore, poi chiederai scusa a tuo figlio e ti sparerai! " 

Reich indietreggiò impaurito e scappando si diresse nel suo ufficio, tornai "la vocina nella sua testa". 

Afferrò la pistola e tornò nel corridoio a cercarmi, ma ovviamente non mi trovò.

"Tranquillo"  tornò nel suo ufficio, prese una foto di Germania da un album di fotografie, era un neonato e suo padre lo teneva fieramente in braccio, accanto ad una donna che sembrava avere un espressione provata, forse la madre del bambino, che giaceva nel letto, Reich si chiese  se fosse un mostro, voleva solo il bene dei tedeschi, ma era un genocida, un assassino, un omofobia e un razzista, sostenuto da gente altrettanto esaltata. 

Un soldato giovanissimo, entrò nella stanza per dare una spiacevole notizia, gli alleati erano entrati a Berlino.

Reich lo congedò, era tutto perduto, la guerra, il sacrificio, era tutto perso...

Una volta assicurato che il soldato si fosse congedato veramente, Reich si mise a sedere alla scrivania, diede uno sguardo alla foto del figlio, serrò la mano attorno alla pistola, puntò la canna  sotto il mento e sparò. 

Finalmente sarei asceso. 

 

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