Capitolo 14

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Richard

"Alex, eccoci"
"Ah quindi è vero.. Perrie è stata veramente sospesa"
"Solo per poco"
La corregge Jade.
Alex si volta verso me e subito capisco quello sguardo.
Jade non può capire cosa ha significato la morte di Matt per Perrie, non l'ha mai superata e in un anno l'ho vista toccare il fondo più volte..
Nessuno vorrebbe tornare a quella situazione ma Perrie ha bisogno di aiuto e noi purtroppo non siamo le persone più adatte.
"Quindi.. tornando al caso, la vostra vittima è morta per un trauma cranico da corpo contundente, c'era ben poco da fare.. esaminando la zona lesionata posso dirvi con quasi assoluta certezza si tratti di una mazza da baseball o un tubo in metallo pesante, dello stesso diametro"
"Bene, cerchiamo una mazza da baseball quindi"
"Ma la cosa interessante è un'altra.."
Alex si allontana dal tavolo dell'autopsia e prende in mano una cartella dalla scrivania.
"Ho riscontrato lesioni, lacerazione ed ecchimosi agli organi genitali, più o meno recenti.. e in più giusto per elencarvene alcune, presenta fratture agli arti, su più punti, qualche costola crinata risalente a qualche mese fa e le manca un molare inferiore destro"
"A quando risalgono le prime violenze?"
"Suppongo circa a un anno ma si concentrano per lo più a 4 o 5 mesi fa"
"Hai trovato qualche traccia di dna?"
"Purtroppo nulla di sufficiente per un confronto"
Guardo Jade mentre prende a mordersi l'interno della guancia riflettendo.
"Dobbiamo immediatamente convocare il marito"
Usciamo ringraziando alex e ci precipitiamo in centrale.
"Rick pensateci te e James, io devo fare una chiamata urgente"
"Perrie?"
"No.. cosa te lo fa pensare?"
Sorride abbassando il capo.
"Spero tu sappia cosa stai facendo"
"Non ti preoccupare, ora vai!"

Jade

Perrie è convinta come me della colpevolezza del marito ma purtroppo la verità è che abbiamo solo prove circostanziali, nulla di concreto.
Non abbiamo ne l'arma, ne un movente.. possiamo solo sperare in una confessione.
Osservo l'uomo seduto in sala interrogatori fissare serio il pavimento avanti a sé.
"Che hai intenzione di fare?"
"Dobbiamo farlo parlare"
"Se è stato davvero lui, ti rendi conto con chi avremmo a che fare?"
Prendo un profondo respiro.
"Andiamo"
Rick mi apre la porta facendomi strada all'interno della stanza.
"Finalmente, sono quaranta minuti che mi tenete qui senza motivo!"
"Signor Fletcher le consiglio vivamente di moderare il tono"
Lo rimprovera subito Rick rimanendo in piedi appoggiato alla parete.
"Tornando a noi, Signor Fletcher in che rapporti era con sua moglie?"
"Me lo avete già chiesto"
"Ripeterlo non le farà mica male"
Gli suggerisco con un sottile sorriso di disprezzo sul volto.
"Andava tutto bene, certo non eravamo perfetti ma quale coppia potrebbe affermarlo onestamente?"
"Litigavate spesso?"
"Ogni tanto capitava ovviamente"
"Si arrivava mai all'uso della violenza?"
"Cosa? No, magari i toni si alzavano un po' ma non le ho mai messo le mani addosso"
"E come ci spiega allora tutte le lesioni che aveva sul corpo sua moglie? Per non parlare poi degli evidenti segni di violenza carnale"
Resta qualche secondo a guardarmi finché un sorrisetto non gli spunta sul viso, scoppiando poi in una irritante risata.
"Mi state accusando di qualcosa? Su ditelo, no? O forse non potete!"
Continua a ridersela.
"E sapete perché non potete?"
Torna improvvisamente serio, sporgendosi sul tavolino.
"Perché non avete nulla, altrimenti mi avreste già arrestato eh? E ora se non vi dispiace non dirò più una parola senza il mio avvocato"
Torna ad appoggiarsi allo schienale della sedia, tranquillo e sereno.

Vediamo il sospettato principale stringere la mano al suo avvocato sorridente, lasciare poi l'edificio.
"Giuro gli pianterò una pallottola in testa uno di questi giorni"
"Jade.. piuttosto dovremmo concentrarci a trovare qualcosa di più sostanzioso per inchiodarlo"
Mi verso il caffè nella tazza e lo porto subito alle labbra.
Sarà il quarto di questa giornata ma è l'unica cosa che ho per darmi la carica.
"Detective"
Si affaccia dalla porta il capitano in sala relax.
"Per oggi basta così, riposatevi e per domani voglio uno straccio di prova per incastrare quel figlio di puttana, chiaro?"
"Si signore"

La sera

Bussano al portone dell'appartamento, così presto mi alzo dallo sgabello in cucina per andare ad aprire.
"Signora Wilson è un piacere vederla"
"Oh cara sei sempre così gentile"
"Mai quanto lei"
Le sue guance segnate dal tempo arrossiscono, dietro quel sincero sorriso amorevole.
"Ti ho preparato una torta, è al cioccolato, proprio come piace a te"
Le sorrido grata di quel gesto, facendole poi spazio per entrare.
"Se la mattina la metti un po' in forno per scaldarsi appena, sarà una delizia"
"La ringrazio Signora Wilson ma mi dispiace tanto, non ho nulla da offrirle"
"Oh suvvia Amelia! Quante volte devo ripetere che non serve affatto che tu ricambia"
"Allora le sono davvero grata"
Mi sorride soddisfatta.
"Allora con quella biondina ci sono stati sviluppi?"
"Diciamo che non è l'unica ad essere tremendamente confusa"
"Capisco ma quindi ti piace"
"Beh questo non l'ho ancora deciso"
Mi guarda comprensiva, rassicurandomi un po'.
"E il lavoro come va?"
"Oh bene, qualche difficoltà appena"
"Hai venduto poco?"
"Diciamo di si"
"Beh dai penso non sia facile saper vendere antiquariato"
"Infatti"
Le sorrido e lei ricambia mentre finisce di sistemare il vassoio col dolce sul ripiano della mia cucina.
"Così dovrebbe andare"
"La ringrazio ancora"
Fa un cenno con la mano come a dire che non è necessario.
Si avvia verso il portone.
"Ah Roger mi ha chiesto di dirti se domani sera sei da noi a cena"
"Contateci"
Il suo sorriso si allarga ancor di più e così lascia il mio appartamento.
Prendo un bel respiro per poi spostare lo sguardo sul dolce che mi ha portato la mia seconda mamma.
I Wilson hanno perso il figlio in Afghanistan otto anni fa ormai e dall'ora mi trattano come se fossi la loro secondogenita.
Non sanno del mio reale lavoro, non voglio si preoccupino per me ogni volta che esco di casa.
Le pareti del loro appartamento sono piene delle foto del figlio John Wilson.
Se ne è andato a soli 28 anni e la sua precoce scomparsa li turba da sempre.
Spero solo che possano trovare pace prima o poi.
Sento squillare il telefono nella borsa.
Lo prendo e leggo 'Detective Edwards'.
Oh bene, giusto.
"Fortuna che mi avresti chiamata"
"Mi scusi detective ma non posso essere sempre io a cercarla"
"Smettila per una volta di fare l'idiota"
"Mi dispiace ma mi riesce troppo bene con te"
"Certo.. Allora? Il caso è chiuso?"
"No, affatto.. Già sapeva che non avevamo nulla contro di lui, se non supposizioni e ci ha letteralmente presi in giro"
"Oh.. ed ora?"
"Ora dobbiamo trovare tutte le prove possibili immaginabili per incastrarlo"
"Magari le figlie sanno qualcosa"
"Dubito ci lascerà parlare con loro"
"Capisco.."
Qualche istante di silenzio, durante il quale mi stendo sul divano.
"Sei agitata per domani?"
"Cerco di non pensarci e poi sappiamo entrambe quale sarà l'esito finale"
"Capito.. beh allora potresti venire da me stasera, la mia adorata vicina ha preparato un dolce e sembra squisito"
"Si certo, perché no?"
"Davvero??"
"No Jade"
Mentre lei scoppia a ridere, io mi mortifico per averle creduto.
"Sei stata cattiva, me la pagherai"
"Non suona molto bene detto così.."
"Non doveva suonare bene infatti"
Restiamo qualche secondo in un infinito silenzio, sento solo il mio respiro mentre osservo il mio petto fare su e giù.
"Credo andrò a dormire Jade"
"Credo anch'io"
"Buonanotte Jade"
"Buonanotte Perrie"

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Is it you? - Jerrie ThirlwardsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora