Seul-Gi amava l'inverno, era forse la sua stagione preferita. Soffriva il freddo eccessivo, ma allo stesso tempo le piaceva quella sensazione di gelo sulla propria pelle, per quanto potesse essere pungente e doloroso. In un libro che aveva letto, il protagonista si procurava dolore. Specificava di farlo non perché fosse affine al suicidio, non perché desiderasse la morte, ma al contrario, perché aveva bisogno di qualcosa che gli ricordasse di essere vivo.
La morte, per alcuni, è una dimensione parallela che rassomiglia al sogno. In un momento di infinita felicità, si chiede ad una persona vicina di farsi dare un pizzicotto, perché con quel flebile dolore ci si può rendere conto che non si sta sognando e che è tutto reale.
Seul-Gi, di pizzicotti sul braccio, doveva darsene di continuo, per assicurarsi di essere ancora viva.
Seul-Gi si sentiva così morta in quella casa vuota. Era fin troppo grande per una sola persona, ci voleva troppo tempo per pulirla interamente ed ogni rumore riecheggiava creando l'eco.
I suoi genitori gliel'avevano regalata quando aveva iniziato l'università, per curare la sua depressione. Seul-Gi non era depressa, e se pure lo fosse stata, vivere da sola di certo non le sarebbe stato d'aiuto. Però, piuttosto che vivere con quella gentaglia, si accontentava di avere un posto tutto suo e di non doverne pagare l'affitto. Per il resto, era del tutto indipendente. Non aveva mai chiesto una moneta ai suoi genitori, aveva rifiutato ogni tipo di aiuto economico e se l'era cavata sempre da sola in un modo o nell'altro. Non le piaceva sentirsi in un peso, non le piaceva che le persone dovessero badare a lei, voleva essere trasparente, invisibile, e scalfire gli altri il meno possibile.
Per questo le dava fastidio quando Taehyung si intrometteva troppo nella sua vita, quando si preoccupava e cercava di starle vicino. Amava Taehyung con tutto il suo cuore ormai di ghiaccio, gli era grata di ogni secondo trascorso insieme e del fatto che lui ci fosse sempre stato, nei momenti lieti, in quelli terribili e anche in questi, spenti. Però sapeva di essere un peso per lui e questa cosa non le andava giù, voleva che le proprie azioni sbagliate non dovessero creare scompiglio anche nella sua di vita. Come quando andavano nella loro casetta di legno, nascosta tra quegli alberi che anche Namjoon aveva visto da lontano.
Nell'ultimo periodo vi si era recata e dopo un po' Taehyung l'aveva raggiunta, saltando dei giorni di lezioni, dovendo mentire ai suoi amici e modificando i suoi piani giornalieri solo per non lasciarla sola.
Eppure, cosa avrebbe fatto senza di lui e le sue attenzioni, proprio non lo sapeva. Pensò che forse doveva scusarsi con lui per la discussione di qualche giorno prima, che infondo lui stava davvero cercando di proteggerla e che non aveva tutti i torti su Namjoon.
Insomma, portarlo al ruscello, in un luogo dove era così vulnerabile; ma non era colpa sua se quel ragazzo riusciva a coinvolgerla come solo una persona era riuscita in tutta la sua vita. Quando c'era Namjoon davanti a lei, perdeva totalmente la capacità di ragionare. Era l'unico che riusciva a scuoterla da quella bolla di vetro che si era creata. In ogni caso, sapeva di non doversi lasciare andare così e di dover dare retta a Taehyung, forse quella sera avrebbe cercato di fare pace con lui.Si lasciò cadere sul letto e si coprì con la prima coperta che la sua mano riuscì ad afferrare. Socchiuse gli occhi, sospirò, poi li riaprì.
Haneul non l'avrebbe riconosciuta, in quel pigiama grigio, un'espressione persa, gli occhi vuoti e la vitalità chissà dove.
Haneul non sarebbe stata fiera di essere sua amica. E forse neanche Taehyung lo era. Di questo passo si sarebbe liberata di lei.
Questo pensiero la fece rabbrividire, non poteva permettersi di perdere l'unica persona vera che aveva al suo fianco, l'unico che le stava accanto non perché fosse ricca, perché fosse bella, perché ne fosse innamorato, ma perché apprezzava semplicemente la sua compagnia, per quanto strano potesse parerle. O, almeno, lei credeva che così fosse.
Fu proprio per lui che decise di andarsi a fare una doccia e di indossare per una buona volta qualcosa di decente e di adatto al locale dove si sarebbero incontrati con gli altri.
Scostò la coperta dal suo corpo, senza curarsi di ripiegarla, si alzò e iniziò a scavare tra i cassetti. Trovò una maglia a collo alto di un grigio abbastanza chiaro, pensò di abbinarla ad una gonna di un grigio più scuro che non indossava ormai da anni. Preso tutto ciò che le serviva, si diresse in bagno e fece una doccia, lavando per bene anche i capelli.
Trascorse del tempo dedicandosi alla cura di se stessa, della propria apparenza e si stupì quando notò che bastava un po' di trucco ed un'espressione meno spenta per sentirsi già più in vita.

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Red cover; k.nj
Fanfic"E come ultima cosa, non per importanza, non devi assolutamente innamorarti di me."