venti.

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Era buio pesto nella stanza di Namjoon quando il ragazzo si risvegliò dal suo riposino pomeridiano. La mancanza di luce rendeva ancora più difficile riprendersi dal sonno, ma i brividi di freddo sul suo corpo lo costrinsero ad alzarsi per non morire di ipotermia. Cercò il cellulare sul letto e lo accese per controllare l'orario, dato che l'unico orologio che c'era nella sua camera era analogico e al buio non si vedeva. Si rese conto di aver dormito molto e, sentendosi in colpa per aver lasciato i genitori soli, si affrettò a raggiungere il piccolo salotto dove di sicuro avrebbe trovato entrambi: la madre immersa nella lettura di qualche libro o a guardare un film in tv e il padre a lavorare sul suo computer portatile.

Mentre percorreva il corridoio per raggiungerli, stiracchiò le braccia, cercando di abituarsi pian piano alla luce artificiale delle lampade. Sua madre, come aveva immaginato, stava leggendo e suo padre compilava dei moduli, non sapeva neanche lui di cosa si trattasse. La signora Kim avvertì i passi del figlio e distolse l'attenzione dal libro, uno di quelli che Namjoon le aveva regalato, per accoglierlo con un sorriso.

"Ben tornato nel mondo dei vivi," scherzò, facendolo ridere.

Il ragazzo si sedette sul divano, accanto alla madre e le circondò le spalle con un braccio sbirciando sul libro per capire quante pagine avesse già letto e rimase sorpreso nello scoprire che metà libro era ormai già andato.

"Mamma?! Non ricordavo leggessi così velocemente!"

"Anni ed anni di pratica trascorsi a leggere invece di pensare al proprio marito, figliolo mio," gli spiegò il padre, facendo imbronciare la moglie, come se avessero intrattenuto quella leggera discussione già molte volte.
«Che ne dite se adesso posiamo libri e pc e ci prepariamo per andare a mangiare qualcosa fuori? Offro io, ovviamente,» suggerì Namjoon, guadagnandosi in cambio uno sguardo indignato da parte della madre.
«Non c'è bisogno di specificare che offrirai tu, è scontato,» scherzò, ma questo lo avrebbe capito solo lui, che ormai era abituato all'umorismo della madre, mentre una persona estranea sarebbe rimasta inorridita.

Si diedero un po' di tempo per organizzarsi e così Namjoon ne approfittò per fare quella doccia che aveva già rimandato a causa della stanchezza. Preparò i vestiti da indossare, volendo cambiare quelli che aveva avuto anche  in treno e poi si spostò nel bagno condiviso in casa. Lì erano cambiate un po' di cose, ad esempio era stato attaccato alla parete un aggeggio che conteneva il sapone liquido per la doccia, uno di quelli che si adottano per sprecare meno prodotto, ma Namjoon non l'aveva mai utilizzato prima. Infatti, entrato in doccia, ci litigò prima per qualche minuto, poi finalmente capì come funzionasse.
L'acqua calda fece scivolare definitamente via la stanchezza della giornata, così dopo si sentì come rinato. Il bagno era una delle sue stanze preferite della casa proprio per questo motivo: ci entri che ti senti morto e magari puzzi anche un po' e ne esci con i capelli che splendono, la pelle morbida e liscia e che profumi di fiore del prato. Senza contare i benefici mentali di un bel concertino sentito con il cuore sotto l'acqua che ti cade addosso come in un video musicale.

Una volta ben asciutto, indossò la camicia di flanella che aveva preparato. Era a quadri beige, bianchi e neri, abbinata a dei pantaloni comodi e scuri. I capelli corti erano già asciutti per quando aveva finito di vestirsi, quindi non ebbe bisogno di sistemarli ulteriormente.
Si impegnò a raccogliere tutti gli asciugamani e a mettere a posto gli oggetti utilizzati, perché ricordava ancora le strillate che gli faceva la madre a causa del suo essere disordinato. Fortuna che con il diventare autonomo a Seul, anche questo aspetto era notevolmente migliorato.

Non passò molto prima che uscisse dal bagno; ritornò dai suoi genitori che lo stavano aspettando nel salone. Sua madre aveva rimesso a posto la stanza, che per Namjoon era già abbastanza in ordine, risistemando i cuscini sul divano ognuno al posto proprio e riponendo il libro che aveva iniziato a leggere, sul  mobile accanto alla tv. Anche suo padre si era liberato, stava dando uno sguardo al quotidiano quando Namjoon entrò nella stanza. Sentire i passi del proprio figlio gli fece alzare la testa verso la sua direzione e, vedendo fosse pronto, poggiò il quotidiano in un posto vicino a sé, al contrario di sua moglie che faceva sempre molta attenzione all'ordine.

"Possiamo andare?" Chiese il ragazzo, e dopo poco si ritrovarono tutti in tre nell'auto del padre. Visse un momento di disagio, stare in quel veicolo sul sedile posteriore così come faceva quand'era ragazzino, gli fece rendere conto di come il tempo fosse passato e di quanto lui fosse cambiato. Improvvisamente quell'auto gli sembrò troppo stretta. Guardò i propri genitori e la sola loro presenza lo fece calmare. Erano l'unica costante della sua vita, le due persone che c'erano sempre state, la sua vera e propria casa. Con loro si sentiva al sicuro, nonostante tutto.

Dopo circa quindici minuti arrivarono nei pressi di un piccolo locale, un po' vecchio, era lì anche quando Namjoon era bambino. Nonostante il gestore fosse cambiato quando il ragazzo aveva quindici anni, il cibo servito continuava ad essere di buona qualità e saporito proprio come piaceva ai tre. La sua famiglia, e di conseguenza anche lui, non aveva mai amato il cibo pregiato, si accontentava anche del cibo di strada, ma sapeva riconoscere per cosa valesse la pena sgarrare. La signora Kim, in particolare, amava le alette di pollo fritte e ricoperte di una salsa piccante e aveva trasmesso questa passione sfrenata anche al figlio. Suo padre, invece, amava il tteokbokki e decise di ordinarne un piatto anche quella sera da dividere con la sua famiglia. Dopo non molto il loro tavolo fu ricoperto di piatti e pietanze di ogni specie, solo a guardare quelle delizie si apriva lo stomaco. Anche il posto non era male, non essendovi molti tavolini vi era un'aurea calma, quasi familiare. Quella pausa era assolutamente necessaria per Namjoon, nonostante si sentisse ancora pieno dal pranzo. Tuttavia staccare la spina e uscire fuori casa con i suoi si era rivelata una buona idea, recuperò tutte le energie che neanche credeva di aver perso. Così concentrato sulle cose da fare, Namjoon difficilmente si rendeva conto di essere stanco.

"È bello averti qui, dovresti venirci a trovare più spesso," borbottò il signor Kim, non abituato ai sentimentalismi. La madre abbozzò un sorriso, riconoscendo l'importanza che Namjoon avesse nella vita di entrambi, con i suoi ottimi risultati aveva sempre portato grandi soddisfazioni.

"Ci stavo pensando anch'io; potrei venirvi a trovare di nuovo prima che arrivi l'estate," suggerì.

Sua madre annuì contenta, :"mi sembra un'ottima idea.".

Quei giorni in paese trascorsero molto in fretta, principalmente tra un pasto e l'altro, tanto che Namjoon era convinto di aver preso almeno un paio di chili durante quella permanenza. Alla fine della settimana si sentiva rigenerato ed era dispiaciuto al pensiero di dover lasciare di nuovo i suoi genitori, anche se come al solito gli sarebbero bastati massimo due giorni per ritornare alla propria routine cittadina.

Senza neanche accorgersene si ritrovò di nuovo in treno, pronto a tornare indietro. Appoggiato al finestrino non faceva altro che pensare a sua madre che, come al solito, si era commossa nel momento in cui aveva dovuto salutare Namjoon. Era pur sempre il suo unico figlio e l'età che man mano era avanzata l'aveva resa più sensibile. Odiava pensare che sentisse la sua mancanza e potesse soffrirne, per cui in quel momento si ripromise che l'avrebbe chiamata più spesso e, se fosse riuscito, si sarebbe fatto vivo a casa qualche volta in più.

Stava per socchiudere gli occhi e riposare, quando improvvisamente il suo cellulare cominciò a squillare. Lesse il nome sullo schermo ed aggrottò le sopracciglia, dato che non sentiva più molto spesso la persona che lo stava chiamando in quel momento.

"Jimin?"

helloooou

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 31, 2021 ⏰

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