Una fitta lancinante colpì la spalla destra di Namjoon facendolo svegliare di soprassalto, con una smorfia in viso per il dolore. La stanza era illuminata, ma non riusciva ancora ad aprire gli occhi per vedere che ore fossero. Si sentiva strano, gli faceva male ogni parte del corpo, come se avesse dormito in una posizione scomoda sul materasso peggiore del mondo, cosa impossibile dal momento in cui il suo letto era il posto migliore dove riposarsi.
Provò a muoversi, ancora ad occhi chiusi, e quasi cadde a terra. Solo dopo quel movimento azzardato le palpebre decisero di sollevarsi e si rese conto di trovarsi in una stanza che non era la camera da letto.
Mise a fuoco le pareti e gli oggetti che lo circondavano e solo dopo qualche minuto la realtà lo colpì. Si era addormentato sul divano nel piccolo salotto. Risalì indietro nel tempo con la propria mente per cercare di ricostruire la sequenza di momenti della sera passata e, quando si girò verso la sua sinistra e vide una Seul-Gi appallottolata su se stessa, stretta ad un cuscino che probabilmente non aveva mai lasciato durante la notte, ritornò completamente lucido.La sera precedente, dopo aver chiacchierato a lungo, riaccesero la tv per farsi un po' di compagnia, ma, avendo perso la traccia del tempo, si erano evidentemente addormentati entrambi senza rendersene conto.
Adesso doveva svegliare Seul-Gi e sperare che non fosse arrabbiata, ma come prima cosa dovette alzarsi perché un altro minuto passato su quel divano gli avrebbe rotto le ossa per sempre.
Essendosi ora svegliato, anche molto prima dall'orario prestabilito, decise di disattivare la sveglia, potendo risparmiarsela almeno quella volta e recuperò una coperta dal mobiletto che teneva il televisore. La stese sul corpo di Seul-Gi siccome faceva molto freddo quella mattina e lasciò la stanza per dirigersi in bagno. Svolte tutte le azioni mattutine e bagnato il viso con dell'acqua fresca per riprendersi, andò nella sua stanza per prendere dei vestiti puliti. Indossò un paio di jeans larghi per stare comodo in treno, una maglia leggera bianca, coperta poi da una felpa rossa con il cappuccio, così da potersi coprire il capo nel caso ci fosse stato del vento.Controllò di avere i biglietti per i mezzi, tutti i documenti necessari, poi si affacciò alla finestra, appurando che finalmente era smesso di piovere.
Recuperò i libri per la madre ed un post-it dove scrisse "But behind all your stories is your mother's story, for hers is where yours begins.", con un cuoricino non proprio perfetto, ma che completava il tutto.Dopodiché era giunto il momento di svegliare la ragazza. L'avrebbe fatta dormire per tutta la mattina, se avesse potuto, ma non poteva, anche perché non sapeva se avesse degli impegni o degli appuntamenti previsti per quella giornata, quindi era opportuno chiamarla.
Non sapeva come fare di preciso, quindi ritornò nel salotto pensandoci, anche se nessun modo gli sembrava appropriato.
Giunto dinanzi al divano, dove la ragazza dormiva beatamente, rigirò nervosamente il cellulare tra le mani. Sospirò, poi pronunciò il suo nome primaa voce troppo bassa, poi un po' più alta.
Per fortuna Seul-Gi aveva il sonno non molto pesante, quindi subito si svegliò. Namjoon se ne accorse perché la vide muoversi, poi strofinarsi gli occhi e alla fine aprirli.
Li posò sulla sua figura, per poi spalancarli increduli. La ragazza si alzò di scatto, quasi inciampando sulla coperta, e provò ad articolare delle domande, ma nulla sembrava volesse uscire dalla sua bocca.
«A quanto pare ci siamo addormentati senzarendercene conto,» spiegò il ragazzo, grattandosi la nuca.
Lo sguardo di Seul-Gi si abbassò, come se stesse cercando di ricordare e, una volta fatto ciò, tornò a sedersi. Namjoon immaginò che dormire in quelle condizioni non era stato l'ideale neanche per lei, a giudicare da come si muovevacon difficoltà.
«Mi dispiace, non volevo recarti disturbo, sono stata stupida,» biascicò passando entrambe le mani sul viso, forse non si era ancora del tutto ripresa dal sonno.
Guardò verso l'orologio appeso alla parete e sospirò sollevata nelnotare che fosse ancora presto. «Hai un treno da prendere, giusto?» Namjoon annuì.
«Non mi hai recato alcun disturbo, dispiace a me di aver preso sonno enon averti più riaccompagnata a casa.»
La ragazza scosse la testa, come a dirgli di non preoccuparsi.«Non ci pensare, anzi grazie per tutto quello che hai fatto.»
Namjoon pensò che quella versione mattutina di Seul-Gi gli piacesse particolarmente, era più mansueta, quasi gentile.
«Ti dispiace se uso il bagno per cambiarmi?» Il ragazzo le fece cenno di andare pure e, una volta solo, ritornò a sedersi sul divano, non avendo molto altro da fare prima delle nove.
Controllò di nuovo nella sua mente la lista delle cose da fare prima di partire e da portare, documenti compresi, e non c'era nessun intoppo.
Pensò anche alla giornata trascorsa il giorno prima, un piccolo sorriso si formò sulle sue labbra. Di solito usciva con i suoi amici e nell'ultimo periodo non era riuscito a dedicare molto tempo neanche a loro, come potevano dimostrare le fin troppe chiamate da parte di Jackson, quindi stare con Seul-Gi fu qualcosa di diverso, particolare, divertente e... nuovo. Lei non era la ragazza fredda e distaccata che voleva sembrare, la sua compagnia era piacevole una volta che si riusciva a farla sciogliere un po' e poi conosceva tante cose, aveva sempre una risposta pronta e Namjoon si incantava a guardarla ogni qual volta che l'ascoltava parlare.
Era solo ammirazione verso una persona colta ed intelligente, ovvio. Nulla di più. Non poteva esserci per nessuna ragione al mondo qualcosa in più, perché solo essendo semplici amici avrebbe potuto conservare quel rapporto che era ancora una sola piccola radice nel terreno. Per farla crescere avrebbe dovuto fare molta attenzione, dosare ogni parola, premeditare i propri gesti, pur rimanendo spontaneo e sincero.Questo perché Namjoon impegnava tutte le proprie energie per ogni rapporto, si comportava bene anche con la cassiera del supermercato dove di solito faceva la spesa, tant'è vero che spesso si ritrovavano a scambiare due chiacchiere con le persone in fila e la donna aveva ricevuto parecchie sgridate da parte degli altri dipendenti.
Seul-Gi tornò dal bagno, adesso vestita con i suoi jeans, ma aveva ancora la maglia del ragazzo addosso, mentre il suo maglione era piegato con non troppa cura tra le sue mani.
«È ancora molto bagnato, essendo di lana impiega più tempo ad asciugarsi. Ti dispiace se per il momento tengo la tua maglia?»
Namjoon scosse la testa, a lei donava anche di più.
«Quando ritornerai te la riporterò indietro pulita e stirata. Grazie,» gli assicurò, con tono solenne, ma Namjoon si trattenne dal ridere. Gliel'avrebbe anche regalata quella maglia, non la indossava chissà quanto spesso, ma se lei gliel'avesse riportata allora si sarebbero visti di nuovo, quindi colse l'occasione al volo.
«Adesso credo sia arrivata davvero l'ora di andare.»
Namjoon annuì e si alzò per poterla accompagnare alla porta. La vide recuperare il suo zaino, indossare le scarpe ed aspettare pazientemente il ragazzo, come se avesse bisogno del suo permesso per uscire. Namjoon la seguì e si fermarono entrambi vicino all'uscio, una in attesa, l'altro per cercare le chiavi sulla mini-mensola attaccata alla parete. Quando si voltò verso la toppa, Seul-Gi era troppo vicina, tanto che riusciva a sentire il suo profumo, che non era altro l'odore di frutti di bosco del proprio bagnoschiuma. Su di lei sembrava essere più forte.
Uscirono da quella casa, Namjoon portandosi dietro il proprio bagaglio, Seul-Gi due passi più avanti.
«Grazie ancora.» La ragazza lo guardò, visibilmente tesa, anche se non voleva affatto che si notasse. Dopo aver abbozzato un sorriso, Namjoon le disse che chiunque l'avrebbe fatto.
Furono queste ultime parole a concludere la loro breve conversazione, poi le loro strade si divisero, lei diretta presso la fermata del bus e lui verso la stazione dei treni.
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Red cover; k.nj
Fanfiction"E come ultima cosa, non per importanza, non devi assolutamente innamorarti di me."