chapter eight

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K a e ' s p o v

Scivolando nella cavità dell'albero che portava al rifugio dei bimbi sperduti non percepii niente di familiare. Era strano, avevo vissuto in questa tana per metà della mia vita, eppure mi sentivo a casa di più all'angolo sudicio a dieci metri dal Mcqueen, che in questo posto.

La maggior parte delle persone penserà: chi è che non vorrebbe vivere sull'Isola Che Non C'è? Avere la capacità di non invecchiare mai, sentirsi sempre forte ed agile nell'età adolescenziale, la migliore di tutta la vita, continuando però a crescere di ingegno ed intelletto.

Atterrai con un tonfo sordo sul legno massiccio che ricopriva l'intero rifugio. Feci un passo avanti giusto in tempo, evitando di essere schiacciata dal peso dell'altra unica Bimba Sperduta. Tutti si girarono a guardarmi, mentre Margaux mi affiancava. Mi sorpresi, quando, sfiorandoli con lo sguardo, tutti i loro nomi riaffiorarono come se li avessi visti ogni giorno, invece che essere stata lontano da loro per i quattro anni precedenti. C'erano Jamie, Jam, Gea, Max, Riccioli D'Oro, Du, A e B, Geco, Dan, Jeans e Richie. Tutti al completo che mi guardavano con circospezione. Non si ricordavano di me, probabilmente perché sulla terra quattro anni erano come 35.000 anni su quest'isola.

Tra le figure dei Bimbi Sperduti una testa ramata attirò la mia attenzione come un Papavero in un campo di Margherite. Peter si fece largo tra i ragazzi, passando tra Gea e Max si posizionò davanti alla sorella "Te la ricordi?" Le chiese indicandomi con un cenno della testa. Margaux annuì reggendo lo sguardo del fratello, cercava di leggerlo, ma come un qualunque libro, per farlo, bisogna prima aprirlo e Peter era chiuso con un lucchetto la cui chiave era andata perduta molto tempo prima.

I suoi occhi, che in quel momento sembravano due pozzi di miele fresco, si incatenarono ai miei. Mi sfidavano prendendosi gioco di me. "Nessun pirata ti ha rapito, bene" Mi disse per prendermi in giro.
"Forse sarebbe stato meglio che stare al cospetto della tua arroganza" Sputai fuori continuando a guardarlo. Feci un passo avanti in direzione delle camere. Se fossi stata ancora a New York sarei andata a Central Park a guardare la gente che camminava pensando di passare inosservata, cercherei di capire i loro modi di fare e le loro abitudini, che solamente osservando avrei potuto scovare.
Continuai a fare piccoli passi in avanti verso una porta, mentre paia di occhi mi osservavano curiosi. "Stessa stanza?" Chiesi a nessuno in particolare. A volte le domande non vanno poste a qualcuno di preciso, a volte, solo chi vuole ascoltare ha le risposte. "Si" Rispose l'unica ragazza nella stanza oltre me, nello stesso momento il fratello disse un "No" Secco e deciso. "Si o no?" Mi accertai.
Gli sguardi dei Bimbi Sperduti rimbalzavano da me ai fratelli Pan come delle palline da Ping-Pong su un tavolo piatto.

Peter riprese a parlare "Perché vuoi andare in camera? Presentarti alle persone con cui passerai il resto della vita sarebbe più educato...magari" Non furono tanto le parole che usò o il loro significato a turbarmi, ma il suo odioso tono superiore che usava anche con Hook quando volava al di sopra della sua nave malridotta. "E a te non sembra maleducato che io sia costretta a passare il resto della mia vita con loro?" La sfumatura nella mia voce gridava sfida in ogni angolo della stanza. Un lampo di pure piacere attraversò gli occhi del maggiore dei Pan. Quasi mi spaventai quando i pozzi di miele nei suoi occhi diventarono solo pozzi, neri e profondi. "Tu pensi che io goda a farti rimanere qui?" La domanda del ragazzo era ovviamente retorica, ma la mia risposta arrivò comunque "Si, è quello che penso, perché sei un maniaco del controllo e pretendi che tutti facciano quello che vuoi".
Non mi accorsi che ci fummo avvicinati fino a quando non sentii la mano di Margaux sulla mia spalla destra e vidi quella di l'altra sua mano sulla spalla sinistra di Peter. Le sue braccia non era tese, anzi erano piegate e il suo corpo esile a malapena riusciva a frapporsi fra noi due.

Mi allontanai di qualche passo la mano di Margaux scivolò delicatamente da me e si riappoggiò lungo il suo fianco. Gettai un'occhiata ai bimbi sperduti. Vedendo il mio gesto alcuni distolsero lo sguardo, altri invece fecero unire i nostri occhi incuriositi e con un po' di sfida in essi.

Pensai al vuoto che provavano guardandomi, neanche un ricordo sarebbe riaffiorato nelle loro menti. A questi pensieri un bagliore di esitazione trapasso le mie iridi e sperai che Peter non se ne accorgesse, ma lo fece. Si avvicinò, facendo quel passo che mi aveva allontanato poco prima grazie al gesto di Margaux, lo lasciai fare. Dopo un leggero sospiro disse "Io non sono un maniaco del controllo, io voglio solo che voi siate al sicuro da quel mondo senza lieto fine" Probabilmente quella sua libera fuoriuscita di sentimenti doveva aiutarmi a ragionare, ma in quel momento riuscivo a pensare solo all'inizio della sua frase "Non sei un maniaco del controllo? Hai portato via tutti questi ragazzi dalle loro famiglie e della loro vite, per cosa? Una vita eterna? Per quanto questa isola sia fantastica, ti sei mai chiesto se loro avrebbero preferito continuare a vivere dove si trovavano? Se gli sarebbe mancata la loro vera famiglia o se seguirti gli avrebbe resi felici un quarto di quello che erano? Io non credo che tu ti sia mai posto queste domande" Mi fermai e sospirai. La bocca di Peter stava cominciando ad aprirsi, così stroncai sul nascere le sue parole "E non dire che li hai aiutati, perché l'unico che aveva bisogno d'aiuto eri tu. Hai bisogno di controllare qualcuno per sentirti completo, lo fai persino con la tua stessa sorella. Le hai mai chiesto se lei volesse continuare a vivere qui, perché a me non sembra felice" Guardai Margaux. Aveva le braccia incrociate al petto e lo sguardo basso. Non avrei dovuto tirala in mezzo alla discussione, anzi non avrei proprio dovuto iniziarla, ma orami il danno era fatto e dovevo subirne le piene conseguenze.

Mi passai una mano nei capelli nervosamente, facendoli plasmare in una strana forma. Sbuffai e sussurrai "Perché non mi lasci andare. Perché non li lasci andare se vogliono" Dissi riferendomi ai Bimbi sperduti. "Voglio vivere sulla terra Peter. Lasciami andare. Ho bisogno dello smog che infesta una città, della rabbia che popola le strade il lunedì mattina e del rumore dei clacson a notte fonda. Ho bisogno dell'odio che i newyorkesi provano durante l'anno che si trasforma in loro amore nei giorni di festa. Non posto stare qui, non è più casa mia" La mia voce che all'inizio era potente cominciò a scemare fino a diventare un sussurro nelle ultime parole. Poggiai una mano sul suo petto stringendo il tessuto della sua maglietta.

Mi afferrò il polso. Le sue dita stringevano la mia pelle con una forza disumana. Ogni traccia di emozione nei suoi occhi era svanita, solo vuoto. "Appartieni all'isola, Kae Jenkins, fattene una ragione" Mi sussurrò di rimando.

C'eravamo avvicinati di nuovo, ora eravamo così vicini da toccarci senza neanche muoverci. I nostri respiri si fondevano e i nostri sguardi diventavano un tutt'uno. Con un briciolo di lucidità mi allontanai da lui facendo un passo indietro. Le sue dita scivolavano leggere dal mio polso, come se avessero stretto l'aria. Lui mi guardò un'ultima volta prima di uscire velocemente dal rifugio dei Bimbi Sperduti. Margaux lo seguì quasi subito per non fargli fare niente di stupido. I Bimbi Sperduti mi fissavano. Scelsi la soluzione più semplice: evitai il problema chiudendomi nella stanza che un tempo era stata mia.

¬spazio noi¬
salve genteh
come va pt. 928191929
io sto cercando la forza per iniziare a fare i compiti delle vacanze, ho il libro aperto davanti a me ma poi whoopsy è suonata la sveglia che mi diceva di mettere il capitolo. e io sono una ragazza che adempie ai suoi doveri.
l'altra ele è vanished. più o meno.
vabbe, buona giornata y'all👉🏻👈🏻.

we love you.

~ele e ele

second star to the rightDove le storie prendono vita. Scoprilo ora