chapter eighteen

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K a e ' s  p o v

Il pavimento della tana era a contatto con il tessuto della mia maglietta grigia. Era scomodo, come le notti precedenti, ma non era quello che mi teneva sveglia. Gli altri ragazzi nella stanza già esploravano il mondo dei sogni indisturbati, i loro respiri profondi si stavano mischiavano da ore ormai, mentre io spostavo quello che spacciavano per cuscino in cerca di una posizione comoda in cui addormentarmi. Dopo un'altra mezz'ora insonne, decisi di accantonare il sonno e provare a stancarmi, per poi tornare alla Tana e dormire sogni tranquilli, mi alzai cercando di non fare rumore, ma il pavimento scricchiolava sotto il mio peso. Lanciai degli sguardi carichi di paura in direzione dei ragazzi, ma continuavano a mantenere la loro posizione rilassata nei loro 'letti'. Così, più in fretta possibile uscì sia dalla camera, sia dall'albero che era la nostra dimora da sempre.

La prima cosa che notai di quella notte era l'insolito buio pesto. Poi lo notai, era una notte senza luna. Il vento accarezzava piano la mia pelle scoperta dagli indumenti. Il bosco era silenzioso, riuscivo persino a sentire il rumore dell'acqua infranta sulla riva. Le foglie si muovevano, ma non abbastanza da creare rumore, mentre pensai che gli animali erano già tutti a dormire. Mi guardai intorno decidendo una direzione da prendere. Optai per andare a destra, nessuno va mai a sinistra. Camminai per quella che sembrava circa un'ora, fino a che non cominciai a riconoscere la strada che avevo intrapreso. Era costeggiata da alberi di ulivo, sul suolo, tra l'erba incolta e la terra, c'era qualche oliva caduta da quegli stessi alberi. Vidi la fine di quella via creata dalla natura e vidi la scogliera che mi aspettavo di trovare.

Era rimasta immutata da quando ero andata via. Le stesse rocce che la delimitavano dal bosco su cui i Bimbi Sperduti ed io ci sedevamo aspettando il nostro turno di buttarci nel mare. Scavalcai le rocce e arrivai al bordo del precipizio. Guardai in basso e una leggera paura di cadere cominciò a prendere il sopravvento. Ricordai tutte le volte in cui l'avevo fatto prima di lasciare l'isola e una strana idea cominciò a insidiarsi tra i miei pensieri.

Negli anni in cui quella scogliera era diventata il nostro punto di riferimento mi trovavo bene nell'isola, magari, rifacendo questo salto, avrei ritrovato la passione che mi aveva incatenato qui all'inizio.
Era un pensiero stupido, ma nella mia testa aveva perfettamente senso.

Quindi misi un piedi fuori dal bordo del precipizio. Lo rimisi sulla terra ferma e guardai ancora una volta in basso. Inspirai ed espirai, ma il coraggio non voleva prendere il controllo delle mie emozioni. Le onde sbattevano sulla superficie degli scogli che erano metri più in basso rispetto al punto dove mi trovavo. Mi girai di spalle e provai a lasciarmi andare, ma il mio corpo sembrava congelarsi sempre di più ad ogni movimento. Come era possibile? Da bambina, prima di lasciare l'Isola, mi gettavo da quel precipizio quasi ogni giorno, era diventata una routine che portava ad una scarica di adrenalina ricercata da tutti i Bimbi Sperduti, ma ora, ad anni di distanza, la voglia di quell'adrenalina era scomparsa e l'unica cosa che aveva lasciato era una gran paura del vuoto.

"Che stai facendo?" Era una voce impastata dal miele che mi stava richiamando. Era la sirena, la bionda che mi aveva aiutato l'ultima volta che l'avevo vista. Cetalyn.
"Hai le gambe" Era più un pensiero che avevo pronunciato ad alta voce che una constatazione vera e propria. Abbassò lo sguardo verso le sue gambe scoperte e sussurrò un "Perspicace" a cui non ebbi il tempo di rispondere, perché continuò quasi subito a parlare "Vuoi buttarti da lì?" La sua presenza continuava ancora ad avere quel effetto incantatore delle prime volte in cui ci eravamo viste.
Cercando di ritrovare un po' di autocontrollo mi sedetti su un masso che delimitava il bosco e risposi con un fil di voce "Cerco il coraggio per buttarmi da lì" Si sedette vicino a me è cominciò a parlare "Vi vedevo sempre, prima che tu andassi via, dopo qualche anno hanno smesso, qualcuno si è fatto male, da quel che ho capito" Annuì alle sue stesse parole, mentre la guardavo imprimendo nella mente ogni particolare del suo viso. Passò qualche secondo, o qualche minuto, ero ancora persa ad osservarla, quando continuò "Sai ero ancora piccola" Sospirò "E vi invidiavo da morire, perché voi avevate la possibilità di camminare e saltare da questa stupida scogliera, mentre io era rilegata all'acqua. Quando ho compiuto sedici anni, la prima cosa che ho fatto è stata saltare" Pensai alle sue parole. Da sedici anni in poi le sirene potevano trasformarsi in una forma umana. Non avevo mai pensato al prima, forse era dovuto anche al fatto che non avevo mai visto una sirena bambina o addirittura neonata. Mi fece rabbrividire la loro impossibilità di scegliere fino ai sedici anni.

Parlò un'altra volta: "Non so neanche perché ti sto dicendo questo, non sono quel genere di persona". Accennai un sorriso e dissi "Forse perché non hai nessun altro a cui dirlo" Mi guardò negli occhi per qualche secondo. Azzurro nell'azzurro che combattevano senza pietà in una sfida all'ultimo sguardo. Poi mi rivolse anche lei un sorriso, per niente simile a quelli che mi aveva rivolto i giorni precedenti, pieni di sarcasmo. Questo era semplice e sincero. Distolsi lo sguardo e mormorai "Voglio fare questo salto". Lei annuii "Bene" Mormorò a sua volta "Ti aspetto giù" Disse, non mormorava e un altro sorriso increspò le sue labbra rosee, simile a quelli sarcastici, questa volta. Si alzò di scatto e fece una breve corsa verso il limite dello strapiombo e i suoi piedi si staccarono agilmente da terra. Si buttò gridando "A dopo Bimba" Seguito da un urlo di gioia. Vidi il suo corpo cadere nel vuoto per una decina di metri. Sorrisi quando il rumore dell'acqua che si infrangeva sul suo corpo arrivò al mio udito. Feci qualche passo indietro. Presi la rincorsa, ma quando un piedi era già fuori nel vuoto una mano dalla stretta forte si ancorò al mio braccio e mi riportò indietro. "Che stai facendo?" Non riuscivo a decifrare né lo sguardo del leader dei Bimbi Sperduti né il suo tono di voce. I suoi capelli non avevano i soliti riflessi ramati dovuti alla luce del Sole, che li rendeva più chiari, o della Luna che li faceva risplendere del loro colore naturale, e non erano nemmeno più scuri come li rendeva quel lampione della via newyorkese rendendolo dannatamente bello. Balbettai un "io" come risposta, non riuscendo a continuare. Buttai degli sguardi fugaci verso il mare che in quel momento aveva le più scure tonalità di blu e qualche sfumatura nera. Solo il bianco della schiuma creata dal frantumo delle onde sugli scogli si distingueva da quel ammasso di oscurità. "Volevi buttarti da lì?" Mi chiese, guardando anche lui verso l'acqua scura. "L'abbiamo vietato da quando Max si è fatto male, qualche anno fa" Guardò di nuovo il mare. Nei suoi occhi vidi i frammenti di quel ricordo spiacevole, lo vidi anche sparire una volta che il suo sguardo si incastrò con il mio. "Per te, potrei abolire qualunque regola, ma non farmelo fare, non con questa" Dopo aver pronunciato quelle parole, si girò e cominciò a camminare verso il bosco, per un po' il mio sguardo lo seguì inevitabilmente, fino a che non lo osservai scomparire tra gli alti alberi e le foglie verdi.
Per qualche istante non lo riconobbi, poi, ancora una volta, mi ricordai degli anni che ci avevano separato e mi resi conto di non conoscere più Peter Pan.

¬spazio noi¬

Hellu
Come va? Speriamo bene lel
Non si vede per niente che questo capitolo è completamente a caso, noooo
Spero comunque che vi piaccia 👉🏻👈🏻
Peter rovina tutti i momenti di Kae muahahah

Vabbè alla prossima
~ele ed ele

second star to the rightDove le storie prendono vita. Scoprilo ora