chapter nineteen

10 4 1
                                    

M a r g a u x ' s p o v

Mi svegliai di soprassalto, con un suono estraneo che rimbombava nelle mie orecchie. Era tutto buio. Quando alzai lo sguardo sulla piccola finestrella posta sul soffitto della mia stanza, il mio cuore perse un battito. Il cielo era di un grigio scurissimo, illuminato a tratti dalle luci dei fulmini. Del sole non ve ne era traccia, ma il mio orologio da muro confermava che fossero le 10 passate. Il ticchettio delle gocce di pioggia sul vetro produceva un rumore sordo quasi rilassante, almeno fino a quando l'intensità della pioggia aumentò notevolmente, e il suono si amplificò, mentre lo scroscio di acqua piovana diminuiva nuovamente. Non mi presi nemmeno il tempo di infilarmi le scarpe, e corsi fuori dalla stanza. Peter spuntò fuori dalla sua stanza quasi allo stesso tempo. Ci scambiammo uno sguardo preoccupato e tornammo a correre. La stanza principale era vuota, buia e fredda, la porta delle scale aperta lasciava entrare un leggero vento gelido che mi fece venire la pelle d'oca. Mi strofinai le braccia quando un brivido risalì lungo la mia colonna vertebrale. Avevo sempre voluto un clima meno esotico sull'Isola, così da poter confezionare felpe, ma non mi sarei mai aspettata che accadesse realmente.

"Peter..."sussurrai, senza nessun motivo. Il mio bisbiglio si perse nel rumore della pioggia sui vetri del soffitto. Quasi senza rendercene conto, ci movemmo verso lo scivolo e lo risalimmo in volo. Appena la pioggia ci toccò, ci ritrovammo spalmati a terra, contro il fango e, come se non bastasse, urtai con il fianco una delle radici dell'Albero. A quanto pareva neanche noi, come le fate, potevamo volare con la pioggia. Mi pulii con una mano il fango dalla faccia, ma probabilmente peggiorai solamente la situazione. I Bimbi erano lì, disposti in una riga precisa e immersi in un silenzio innaturale. Erano tutti completamente bagnati, ma non sembravano preoccuparsene: le loro attenzioni erano rivolte al cielo plumbeo e all'acqua che stava emettendo, anch'essa innaturale. Un tuono mi fece sobbalzare. Alcuni dei Bimbi gridarono, altri osservavano stupiti davanti a sé, per via della luce bianca che avevano visto per una frazione di secondo. Peter fece scivolare la sua mano nella mia, stringendomi forte come quando, ormai tantissimi millenni prima, osservavamo i temporali dalla finestra della nostra camera ed io sobbalzavo per la paura. Ma la maggior parte dei Bimbi non aveva alcun ricordo della loro vita prima dell'Isola, prima di Peter, per loro la pioggia era un'esperienza nuova, come lo erano i fulmini, i lampi e i tuoni. Non aveva mai piovuto sull'Isola prima d'ora.

"Cosa succede?" Era Kae, spuntata dalle scale. Aveva ancora gli occhi assonnati e i capelli rossi leggermente arruffati. Indossava un'enorme maglietta nera, con sopra un logo verde raffigurante una donna con una corona con la scritta 'Starbucks'. Non sapevo cosa fosse, ma era carino.

"Stiamo giocando a chi si fa finire più volte l'acqua negli occhi." replicò Peter, sarcastico. Kae gonfiò leggermente le guance, mentre i suoi occhi lanciavano scintille, ma alla fine non disse nulla contro di lui.

"Volete prendervi una polmonite per caso?" chiese, a nessuno in particolare. Pochi si voltarono verso di lei, osservando i loro abiti zuppi. Io non facevo eccezione. Osservai per qualche secondo una goccia che mi scese lentamente lungo il braccio, senza incontrare alcun ostacolo nelle sue simili, e accumolarsi poi sulla punta del mio dito, cadendo infine a terra. Uno dei Bimbi starnutì e servì a farmi tornare alla realtà.

"Merda." borbottai, scostandomi la massa di capelli fradici dietro la schiena. "Dobbiamo portarli dentro." aggiunsi. Raggiunsi il piccolo Austin e lo presi in braccio, facendo poi un giro in tondo per individuare una faccia. Jam mi stava guardando, ma si affrettò a tornare a guardare davanti a sé quando incrociai il suo sguardo. Non ci feci troppo caso in quel momento e mi avvicinai velocemente, allontanandolo poi un po' dal gruppo.

"Dove è Gea?" chiesi, cercando di tenere fermo il bambino tra le mie braccia che cercava di divincolarsi dalla mia stretta. Jam scrollò le spalle.

second star to the rightDove le storie prendono vita. Scoprilo ora