chapter thirteen

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M a r g a u x ' s  p o v

Il contatto con la luce del sole, all'improvviso, diede fastidio ai miei occhi, che ci misero diversi secondi ad abituarsi ad essa. Eravamo nella parte orientale dell'isola, una grotta nota ai bimbi sperduti, ma scomoda da raggiungere per via della sua posizione: era incastonata nella scogliera e irraggiungibile via terra, motivo per cui nessuno si recava quasi mai lì. Contro tutte le mie aspettative, mi slegarono le mani.

"Come funziona? Serve una nave?" Chiese il rosso, voltandosi leggermente verso di me, facendo brillare gli occhi nocciola sotto la luce del sole.

"Siamo pochi, quindi no, non c'è bisogno di sprecare polvere di fata. Vi dovrete aggrappare a me, al resto ci penserò io." Risposi, alzando agli occhi al cielo. Insomma, era una cosa ovvia. Rivolsi lo sguardo verso il corvino, che, a pochi passi da noi, osservava l'orizzonte. "Piuttosto, sarebbe utile sapere dove volete andare." Commentai, con un tono di voce più alto, per permettere alla mia voce di raggiungere il ragazzo. Si voltò leggermente, mettendosi una mano sopra gli occhi come una visiera, per ripararsi dal sole.

"Un luogo dove ci siano navi." Rispose, eliminando nuovamente le distanze con l'aiuto di una lunga falcata.

"Un porto, dunque" Riflettei. Ero sul punto di chiedere a cosa servissero delle navi, quando avevano un veliero pirata incantato - la Jolly Roger -, ma ci ripensai all'istante, spinta da non so cosa.

"Possiamo andare?" Chiese il rosso, che ancora mi teneva stretto il braccio. Avrei potuto tirargli una gomitata - o un calcio - e fuggire, ma ero estremamente curiosa di sapere cosa stessero tramando i pirati.

"Posso scegliere qualunque porto?" Mi accertai, ignorando la domanda del rosso e mantenendo lo sguardo puntato sul corvino, che scrollò le spalle, in segno di indifferenza. Decisi di andare in Grecia, ricordando gli scenari mozzafiato del mio ultimo viaggio: spiagge di sabbia bianca e acqua limpida e trasparente da far invidia all'Isola Che Non C'è.

"Va bene" Dissi, sforzandomi di mantenere un tono di voce seccato - non volevo si montassero la testa - "aggrappatevi a me". Il corvino, il rosso e Jared lo fecero, seppur riluttanti. Il pirata biondo platino, invece, sembrava avesse ricevuto l'ordine di rimanere sull'isola, infatti era a diversi passi di distanza. Siccome non avevo alcuna intenzione di farli avvicinare troppo, decisi che il classico viaggio attaccati a mani e piedi potesse bastare. Il rosso mi afferrò la mano sinistra e il corvino quella destra, mentre Jared aspettò qualche secondo - il tempo per alzarmi in volo - per afferrarmi il piede. Pochi secondi dopo, sfrecciavamo sul mare infinito, dirigendoci verso l'Altro Mondo. Avevo cercato di rendere il mio volo sopra l'isola più scenico possibile, in modo che ci fossero più probabilità che mio fratello lo notasse. Un battito di ciglia ed eravamo già dall'altra parte. I pirati viaggiavano più tra i due mondi, rispetto ai bimbi sperduti - ed era anche il motivo per cui invecchiavano, ma rimasero comunque meravigliati dallo scenario che ci ritrovammo a sorvolare. Era notte, dunque non si vedeva molto bene, ma i monumenti bianchi che scorrevano sotto il nostro sguardo sembravano catturare la luce lunare e brillare di luce propria. Scesi nell'acropoli di Atene, in un punto dietro al Partenone dove non si trovava quasi nessuno, e mi spazzolai il vestito scosso dal vento del viaggio, tentando di stirare le pieghe. Era estate, dunque non mi maledissi per il vestito che indossavo. Tirava una leggera brezza piacevole che profumava di mare, anche se ancora non si riusciva a vederlo all'orizzonte.

"Ma dove è il mare? " Chiese il roscio, con un tono di voce seccato.

"A circa due ore da qui" Risposi, scrutando il tempio davanti a me. Percepii lo sguardo dei tre su di me, confusi, dunque mi girai. "Il Pireo è troppo affollato, non sarei potuta atterrare lì" Aggiunsi, stringendomi nelle spalle. In realtà, avrei potuto benissimo trovare un punto di atterraggio, ma speravo di riuscire a guadagnare tempo prezioso che mio fratello poteva utilizzare per trovarmi. Un'ora sulla Terra equivale a un giorno sull'isola. Inoltre, volevo anche provare a stancarli. Jared sembrava sul punto di strangolarmi, ma il corvino lo fermò con un gesto della mano. Anche i suoi occhi brillavano come i monumenti della Grecia antica, risplendendo alla luce delle stelle e della luna. Non sapevo decidere se fossero più belli di notte o di giorno. Un piccolo cipiglio lì oscurò leggermente.

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