chapter fifteen

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Sasha venne raggiunto dagli altri due nel giro di pochi secondi e tutti e tre si fermarono sull'uscio della stanza ad osservarmi, come in attesa che io facessi qualcosa. Io invece ritenevo che il materasso comodo della cabina del capitano fosse proprio un bel posto su cui ondeggiare. Da quando ero atterrata in Grecia, una consapevolezza mi aveva accompagnato nel viaggio, una falla nel piano dei pirati che non avevano considerato e adesso erano sul punto di scoprire. Jared mi sbottò, impaziente. "Allora, principessa, quando intendi riportarci sull'Isola Che Non C'è?". Sorrisi ampiamente, appoggiandomi comodamente con la schiena.

"Non ho polvere fatata." dissi, scrollando le spalle. Quello che accadde dopo fu talmente veloce che solo una mente allenata per le battaglie poteva recepirlo: Jared tentò di lanciarsi su di me, ma Sasha e Grayson avevano i riflessi pronti e lo afferrarono per le braccia, mentre il biondo si dimentava nel disperato tentativo di liberarsi e, magari, strangolarmi a morte. Sarei dovuta essere spaventata, ma sapevo che ero l'unica possibilità che i tre avevano di tornare a casa: non avrebbero permesso a Jared di farmi del male. Mi sentivo anche leggermente in colpa, ma sapevo che quella era la cosa giusta da fare. Non sapevo cosa avessero in mente di fare i pirati con un veliero in più e non avevo intenzione di scoprirlo. Quando il biondo si fu calmato, Grayson mollò lentamente la presa sul suo bicipide destro e fece un cenno a Sasha, che trascinò il biondo di sopra. Grayson rimase in piedi a fissarmi, a due passi da me. La sua figura mi inquietava di più della violenza di Jared. Aveva una postura rilassata, le mani intrecciate dietro la schiena e uno scintillio che gli illuminava gli occhi, ma non sapevo dire a cosa fosse dovuto. Provai l'irrefrenabile voglia di alzarmi in piedi, perché il modo in cui mi guardava dall'alto in basso mi faceva gelare il sangue delle vene. Purtroppo, le corde che tenevano le mie mani legate non la pensavano come me.

"Oh, Pan, questa te la potevi proprio risparmiare." disse, sorridendo. Il suo sorriso risplendeva, sotto la luce della luna. Mi scombussolò il fatto che per lui la mancanza della polvere magica era soltanto un piccolo problema, un effetto collaterale della mia presenza.

"Non potete tornare indietro con la nave senza la polvere fatata." ribattei fieramente. Grayson si mosse verso la finestra e mi voltò le spalle.

"Questo lo so bene, come so che tu ed io andremo a prenderne un po'" rispose lui, convinto. Aveva un tono calmo e diplomatico. Non c'era traccia della solita rabbia che animava la voce di suo padre, Capitan Hook.

"Non aiuterò tuo padre, regalandogli un altro vascello." dissi con il suo stesso tono, scuotendo la testa. Grayson si voltò di scatto e percorse lo spazio che lo separava da me con due grandi falcate. Era talmente vicino che riuscivo a vedere, nonostante la luce fioca, una serie di lentiggini quasi invisibili sul naso. I suoi occhi continuavano a scintillare.

"Mio padre non avrà questa nave." sibilò furioso. Sembrava che avessi toccato un tasto dolente.

"Ha deciso che sei abbastanza grande per avere un veliero tutto tuo?" lo provocai, con tono canzonatorio.

"Non siamo più sotto il suo comando. Ce ne siamo andati dalla Jolly Roger." ribatté gelido. Si spostò di qualche centimetro all'indietro. Sbattei velocemente le palpebre per assimilare la notizia. Ripensai alle urla sulla Jolly Roger che avevo sentito dalla scogliera e mi diedi della sciocca per non averci prestato più attenzione. Non era un avvenimento comune come avevo pensato sul momento.

"Perché?" chiesi, con sincera curiosità.

"Non sono affari tuoi, Pan." rispose, schivo. Sospirai pesantemente. Non sapevo come sperava di convincermi lasciandomi senza risposte, ma dentro di me ero già convinta per un quarto. Nel frattempo, gli altri tre quarti pensavano che magari potevo sfruttare l'occasione. Potevo tentare di prendere altro tempo e magari sperare nell'aiuto di qualcuno.

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