chapter two

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K a e ' s p o v

Era notte inoltrata quel giorno d'estate, mentre percorrevo le strade deserte della mia nuova città. Non avevo mai visto New York, la città che non dorme mai, così silenziosa. I grattacieli mi mettevano ancora in soggezione con la loro imponente altezza: si innalzavano dai sporchi marciapiede fino a sfiorare le nuvole del cielo grigio, ed io, una ragazza dell'Illinois, non ero abituata a tutto questo.
La loro struttura che copriva il cielo mi dava un senso di claustrofobia nonostante le larghe strade e l'aria, non troppo pulita, che mi smuoveva i capelli rossi.
Camminavo lentamente nel buio della notte, osservavo tutto eppure non vedevo niente, colpa della nebbia notturna e dei lampioni non funzionanti del mio quartiere periferico.
Una macchina si avvicinò silenziosa al marciapiede. Un ragazzo visibilmente più grande di me si sporse dal finestrino mostrandomi il suo ghigno peggiore. Mi chiese se volessi un passaggio aggiungendo uno stupido nomignolo per sostituire il mio nome: "rossa". Non che mi dispiacesse essere identificata in base al colore dei miei capelli, nonostante molti li trovassero innaturali, ma l'avevo sentito così tante volte che cominciava a stancarmi. I due amici del giovane sghignazzavano, seduti uno di fianco a lui e l'altro nel sedile posteriore. Quest'ultimo mi osservava dal vetro chiuso, sicuro che avrei rifiutato il passaggio. Sollevai un angolo della bocca come per fare un sorriso. "Certo" Risposi solamente. Superai la macchina ed entrai dallo sportello posteriore. "Dove vai?" Chiese subito il ragazzo che mi aveva offerto il passaggio. È sicuramente il più spavaldo dei tre. Mi misi la giacca di pelle sulle spalle dove due fini linee di cotone tenevano su il top che mi stringeva il busto e risposi con il nome del locale in cui ero diretta : "Mcqueen, sulla decima". Mi mostrò con un sorriso una fila di denti bianchi dallo specchietto sussurrando un ottimo. Osservai i ragazzi: tutti e tre avevano una maglietta bianca a coprirli il petto. Il guidatore aveva una leggera barba del medesimo colore dei capelli corvini. Un orecchino distoglieva l'attenzione da una cicatrice sottile sulla parte alta del collo. Il ragazzo nel sedile di fronte al mio era identico al primo, gemelli pensai. Lui non aveva la cicatrice ma degli scuri occhiali da sole gli coprivano lo sguardo. Sembrava addormentato dal suo respiro pesante e la testa appoggiata al sedile. Il terzo ragazzo attirò la mia attenzione mentre scrutavo ancora il secondo ragazzo. "Ero sicuro avresti detto di no." Disse, in un primo momento non ascoltai le sue parole troppo intenta ad osservarlo. Capelli biondi e occhi grigi, sembrava il figlio illegittimo di Draco Malfoy. Gli sorrisi e risposi: "Non tutti hanno dei genitori pronti a dirti di non accettare passaggi dagli sconosciuti" Dicendogli questo spostai lo sguardo fuori dal finestrino. Un parco contornato da un recinto nero ci passò davanti. Vidi un lampo squarciare il cielo, ma non gli prestai attenzione. Arrivammo al locale qualche minuto dopo, i bagliori violacei nel cielo aumentavano. Il ragazzo alla guida parcheggiò. Mi sbrigai a scendere dalla macchina. Non volevo attaccassero bottone in qualunque modo. Ero lì per una persona e per lei soltanto. Aumentavo il passo, ma questo non aiutò a far scomparire la presenza al mio fianco.
Lo Scorpius mancato ghignava "Non puoi liberarti di noi ormai" Annuii e alzai gli occhi alle nuvole grigie. Mi afferrò il polso, ma lo liberai velocemente con uno strattone puntando i piedi per terra. "Vi aspetto, ma non toccarmi" risposi con un tono freddo senza emozioni. Lui annuì un po' intimorito e imbarazzato. Non gli diedi spago, mentre si allontanava e afferrava una custodia per chitarre dal portabagagli dell'automobile che ci aveva portati fino a qui. L'altro ragazzo, non so se il bel addormentato o l'altro, visto che erano gemelli, prese una grande borsa e chiuse il cofano. Si avvicinò e disse: "Andiamo"
"Quello che volevo fare senza di te" sussurrai.

Catherine, appena mi vide, aggirò il bancone dei cocktail e corse verso di me. Appoggiò una sua mano sulla mia guancia con delicatezza e mi lascio un bacio all'angolo della bocca. Volevo da tempo che mi desse un bacio vero, a volte durante qualche lezione noiosa ci pensavo, ma lei era troppo grande e sicuramente troppo etero per notare le avance di una mocciosa come me.
Mi disse qualche cosa su un ragazzo di una band che le interessava, il mio pensiero scattò subito sul biondino dell'auto, sicuramente dei tre era il più affascinate. Qualcuno con la voce profonda la chiamò, le sorrisi e le dissi di andare. La guardai scomparire tra la folla che affollava il locale. I suoi capelli neri come il carbone contrastavano i suoi occhi chiari, così perfetti da sembrare disegnati. La divisa nera e argentata del locale le fasciava perfettamente la vita e i fianchi, cosa che piaceva ai clienti, i quali la complimentavano spesso, a volte anche con commenti un po' troppi spinti per i suoi gusti.

I tre ragazzi del passaggio salirono sul palco, uno dei gemelli era posizionato davanti al microfono, l'altro seduto in disparte dietro la batteria, il biondino invece era seduto su uno sgabello di legno alla sinistra del cantante con una chitarra acustica in mano. Cominciarono a strimpellare qualcosa, ma nessuno li stava veramente ascoltando. Erano canzoni troppo lente per suggestionare una folla del genere. Quando arrivarono alla terza mi sorpresi dal cambio repentino di genere. Era sicuramente rock o punk, infatti il biondino aveva cambiato chitarra passando ad una elettrica. Quella canzone riuscì ad animare la maggior parte delle persone nella sala che cominciò a ballare in modo abbastanza scoordinato.

Dopo un'oretta buona guardai l'orologio dietro al bancone, erano quasi le quattro di notte. I ragazzi scesero dal palco e il biondino si diresse verso di me: "Beviamo qualcosa insieme?" Sfoderai il mio sorriso più falso e come quando mi avevano chiesto un passaggio risposi: "Certo".
Lui andò al bancone ad ordinare qualcosa, non avevo nessuna voglia di bere e soprattuto non con qualcuno, quando bevevo diventavo o troppo smielata o troppo acida e poi se lui avesse saputo che non ero nemmeno maggiorenne non me lo avrebbe mai proposto. Infine pensai a Cat e se le interessava non avrei voluto ritrovarmi in una strana relazione a tre.
Era il mio momento, mi girai in direzione della porta e a forza di: "Scusate" "Permesso" "Fatemi passare" riuscii ad uscire dal locale.
Il cielo sembrava piangere barili d'acqua invece che lacrime. Cercai di ripararmi sotto la pensilina, ma quando sbirciai dalla porta a vetri del locale, vidi il ragazzo cercarmi tra la folla, così decisi di spostarmi da lì. Feci cento metri sotto i portici di bar, pub e negozi fino a quando un uomo non mi bloccò.
"Signorina ha qualche centesimo da darmi? La prego" Mi sussurrò l'uomo malconcio. Era seduto a ridosso del muro sul marciapiede sudicio della decima strana. I suoi occhi blu mi scrutavano l'anima. Sapevo che voleva dire vivere sulla strada e cercai tra le tasche dei miei pantaloncini qualche spicciolo da lasciargli. Gli porsi tutto quello che trovai, non più di quattro dollari. Eravamo riparati dalla pensilina del bar chiuso. "Perché non va al ricovero per senzatetto, in questi giorni di pioggia è meglio della strada" Mi sembrai patetica, stavo consigliando a quell'uomo una cosa che anch'io avevo odiato prima che i servizi sociali mi levassero dalla strada. Andare lì significava ammettere di aver bisogno d'aiuto e per una persona orgogliosa come me era difficile anche in quelle condizioni.
"Non posso signorina, è stato chiuso per mancanza di fondi" Annuii senza dire altro e cercai di incamminarmi sotto la pioggia estiva. "Signorina, non cerchi di ingannare il tempo che lentamente sta scadendo".
Peter.







¬spazio noi¬
Salveeee
adoro kae. È la mia bambina. Questo è solo un assaggio del suo personaggio. Nei prossimi capitoli si capirà meglio la sua storia e non vedo l'ora.

Btw spero che il capitolo vi sia piaciuto.

Bye 👉🏻👈🏻

~ele ed ele

second star to the rightDove le storie prendono vita. Scoprilo ora