chapter twenty-six

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K a e ' s p o v

La sabbia si infilava tra i capelli, fra i vestiti, o meglio il vestito, e tra le scarpe già sporche di terra. Mi ero seduta in riva al mare e dopo un po' che osservavo la luna splendere la mia schiena si era appoggiata sulla sabbia. Le stelle non brillavano tanto, colpa della luce lunare, ma erano comunque uno spettacolo unico. Sulla Terra con il suo inquinamento luminoso era difficile coglierle nel firmamento. Cetalyn, nella sua forma umana, era seduta accanto a me, non aveva salutato quando si era seduta, aveva lasciato che mi accorgessi della sua presenza grazie all'ombra che la sua figura proiettava sul terreno. Non ero stupita che fosse lì, ero solo sorpresa che il silenzio che si era creato fra di noi non era pesante o imbarazzante, era solo silenzio. Avrei azzardato a dire che fosse confortante, ma il silenzio tra me e la sirena aveva sempre quel suo lato nascosto di frasi non dette e messaggi criptati. Mi alzai, la sabbia incastrata nei capelli ricadeva lenta sul tessuto del vestito e sulla pelle della schiena. "Ciao" Dissi, lei non rispose continuò a guardare l'orizzonte davanti a se. Cominciò a parlare del fondale marino, del sale che più andava in basso più la rendeva carica di energia, parlò dei pesci che erano di una tale arroganza e dei delfini che erano diventati i "taxisti"  delle sirene, mi raccontò delle meduse così socievoli, ma intoccabili, parlò del suo popolo come se non ne facesse parte, era distaccata come immaginavo gli angeli, con la loro freddezza immortale che in qualche modo mi ricordava quella di Peter.
Mi ritrovai a pensare se il ragazzo dai capelli ramati fosse davvero un angelo, quello della morte che porta i bambini in paradiso, ma quella era solamente una sciocchezza che raccontavano i Terresti per mettere una storia per "bambini" su un piano filosofico, sennò non avrei mai potuto vivere i passati quattro anni a New York. Nella biblioteca della scuola avevo trovato una vecchia copia con il testo scarabocchiato ai margini, mi ricordo di averlo aperto con una curiosità immane e di averlo finito in una mezza giornata scarsa al posto di frequentare le lezioni. Ero impressionata di come il libro rispecchiasse l'isola, ma non abbastanza. Alla fine del libro c'era il dipinto di James Matthew Berrie e guardandolo qualche ricordo riaffiorò nella mia mente, un volto sfocato e ricordi sporchi dal tempo, ero certa che James quando era un bambino era come noi, un Bimbo Sperduto. Mi riaffiorò alla mente il sentimento di gelosia che provavo nei suoi confronti per colpa della sua cotta per Peter. Scoprii che scrisse il libro in punto di morte, in balia di una polmonite allora non curabile, ed è per questo che probabilmente alcune cose non coincidevano con la realtà dell'Isola.

Osservai la ragazza di fronte a me continuare a parlare del suo mondo, senza ascoltarla. Cominciai a pensare che le sue erano "parole di niente". Tutto quel distacco la ricopriva interamente, tranne gli occhi. I suoi occhi erano pieni di emozioni, scintillando come fuochi d'artificio, ma quella freddezza non mi trasmetteva niente, anche se non mi impediva di perdermi ad osservare la linea delle sue labbra che si arricciava e piegava con il flusso delle parole. 'Dimmi qualcosa che voglio sentirmi dire' , pensai 'o fai quella cosa che vorremmo entrambe' . Si girò verso di me, mi adocchiò spostando le sue pupille sul mio viso. Le mie labbra si schiusero. Ero appoggiata sulle braccia dietro la schiena con le dita affondate nella sabbia, sentivo che avrebbero ceduto a breve se avesse continuato ad osservarmi con quei pozzi cristallini.
Stemmo qualche secondo a fissarci, poi le sue labbra si posarono sulle mie, per un istante non realizzai e continuai a tenere le braccia distese, la testa piegata di lato come qualche istante prima quando la stavo osservando parlare, il corpo rigido e le labbra chiuse. Quando ricambiai il bacio arrogante che mi stava dando, notai che le nostre labbra non combaciavano, ognuna era unica a modo suo, ma insieme formavano un bel impiccio, che se fosse stato ritratto da qualche pittore moderno probabilmente sarebbe stato raffigurato come tante linee nere ingarbugliate tra loro, una specie di scarabocchio che anche qualche bambino dell'orfanotrofio, in cui ero stata il mio primo anno sulla terra,  poteva disegnare. La sua mano era solida quasi violenta sulla mia nuca, mentre io sollevavo le mie per posarle delicatamente sulle sue guance. Non sembrava un'esperta di delicatezza, ma anche questo di lei mi piaceva, nonostante fosse una sirena aveva questa caratteristica abbastanza buffa confrontata con il suo aspetto. Quando ci staccammo, dalla separazione fuoriuscì un leggero schiocco sonoro, un suono che lentamente svaniva nell'oscurità della notte. Pensavo di respirare  rumorosamente, ma in realtà il mio respiro era lento e regolare e lei mi sorrise "Dovevo- con un sospiro abbandonò quel sorriso e poi continuò- magari non avrò più il tempo per farlo, dopo"

Non riuscivo a realizzare, sembrava che mi fossi appena svegliata da un bel sogno e fossi ancora spaesata perché la realtà era completamente diversa. Come se aiutasse a qualcosa scossi e la testa e mi passai la mano sul viso, che aveva ancora qualche granello di sabbia incollato sopra, alcuni erano perfino sulle guance della sirena, ma non sembravano dargli fastidio.

"Cet..." La richiamai mentre mi strofinavo le mani sul vestito. "Che cosa intendi?" La mia tonalità di voce era così bassa e delicata che per un momento mi sorpresi fosse la mia.

Lei mi guardò con un cipiglio sul volto e le sopracciglia corrugate, forse stava pensando a qualcosa di complicato o era semplicemente confusa da me che continuavo a sfregarmi le mani in un movimento nervoso. Si passò le mani sulle guance e con un movimento netto le ripulì da tutti i granelli.

"Io...niente, in realtà" Buttò fuori poco convinta. "Sei sicura?" Le chiesi, avrei voluto aggiungere che qualcosa che riusciva a toglierle il sorriso, a lei, poi, che affrontava tutto in modo ironico, non era qualcosa da niente.

Ma lei cambiò soggetto della conversazione dicendo solo un nome: "Peter" Annuii "Cosa vuoi sapere?" Domandai scordandomi di qualunque conversazione precedente, solo grazie a quel nome. "Lui non vuole che tu venga qui, vero?" Chiese sapendo già la risposta. Scossi la testa "Ma non importa- aggiunsi- tanto, voglio andare via da qui e se continuo così, magari sarà lui a cacciarmi" Le confessai sinceramente. Lei rimise sulle labbra un dolce sorriso e si alzò porgendomi la mano che strinsi per mettermi in piedi. Corremmo mano nella mano sulla spiaggia, con i raggi di luna ad illuminarci la pelle.

Arrivammo al limite della spiaggia, quello in confine con il bosco, ormai erano passate ore. Eravamo persino arrivati ad una grotta infondo alla spiaggia al lato opposto della scogliera. Eravamo rimaste lì a parlare e ad osservarci, non ci furono baci, però. A un certo punto credetti di essermi anche addormentata e Cetalyn mi avesse lasciato dormire vegliando su di me.
La sabbia e il terriccio, in quel punto, si confondevano, ma quella volta non ci feci caso, troppo impegnata ad osservare le nostre mani unite tra loro. Arrivammo alla Tana in poco tempo, mi aspettai di ricevere il bacio della buona notte, ma non successe. Le nostre mani si era staccate ed io ero davanti alla porta, girandomi notai che lei se n'era già andata, senza neanche avermi salutata. Pensai a come il salutarsi fosse un momentaneo addio e fui felice che lei non l'avesse fatto, perché significava che ci saremmo riviste per forza.

Sospirai e con le prime luci del mattino che sbucavano da dietro le montagne entrai a casa, timorosa di trovare un certo ragazzo dai capelli ramati ancora sveglio.





¬spazio noi¬
ma salve
how you doing? 😼
se questa fosse una storia seguita da gente allora qualcuno sarebbe stato deluso da questo bacio, credo(?)
nel senso di Peter e Kae, you know
ma non lo è quindi ehehehhe
in realtà non so che dire oggi non riesco a formulare frasi decenti, infatti questo capitolo non è dei migliori, ma non ci lamentiamo, perché avrei anche potuto non scriverlo affatto :/

vabbè
aDiOs gUyZ
~ele e ele

second star to the rightDove le storie prendono vita. Scoprilo ora