"Veronica...? Siamo a Centrale... Veronica?"
Una mano mi scosse delicatamente, guardinga aprii un occhio e riconobbi il viso gentile della signora Mafalda intenta a svegliarmi. Un attimo, cosa? La signora Mafalda?
Feci mente locale finchè non ricordai chi, dove e perché sono. Ah già, la signora Mafalda: la vecchina che si era seduta accanto a me raccontandomi di sé in un'opera a sei atti- perché, come mi aveva detto lei stessa, le donne non si accontentano mai del quinto atto-. Mi accorsi che la stavo fissando con una smorfia di confusione in viso e cercai di raccapezzarmi, casomai quest'architetto in pensione non portasse con sé un compasso come arma del delitto alternativa. Somigliava in modo inquietante ad Agatha Christie.
Salutata la vecchina scesi dal treno per dirigermi alla metro; ormai erano anni che prendevo i mezzi eppure come una cretina continuavo a guardarmi intorno sperando di trovare il binario 9 ¾. Proprio una tassorosso, checché ne dicesse Pottermore.
Camminavo sperduta con il naso affondato nell'applicazione di Google maps finché il puntino sulla mappa non mi avvertì di essere giunta a destinazione: la Statale si ergeva imponente davanti a me; girando per Milano l'avrò vista un migliaio di volte, è strano come qualcosa che fino al giorno prima era comune e di poca importanza potesse tutto d'un tratto incutere timore e assumere un significato. Mi sbarazzai di questi pensieri da mattone polacco per entrare nell'edificio; cercai di mantenere una facciata di disinteresse, ma mi risultò difficile di fronte a quel colonnato classicheggiante.
Mi immaginai la signora Mafalda aggirarsi per i corridoi del chiostro sciorinando termini come apofige, barulla od ogivale; improvvisamente mi domandai se la vecchina del treno non mi avesse mentito sulla sua professione e non fosse in realtà una spia, sarebbe stato tremendamente elettrizzante.
Cercai di ritagliarmi uno spazio nel giardino semivuoto per fumarmi una sigaretta; percorsi a tentoni l'interno della mia borsa, frugai in ogni anfratto percorribile, le mie dita come speleologi alla ricerca dell'accendino, ma nulla. Sbuffai, guardandomi intorno alla ricerca di un fumatore da cui scroccare, ma, ancora una volta, nulla: possibile che fossero tutti diventati sparvieri della salute polmonare?
Nel loro vagare i miei occhi incontrarono la silhouette di una ragazza bionda, lo sguardo meravigliato che si poggiava su ogni superficie; mi stette subito simpatica, sembrava persa quanto me. Magari avrò fortuna, riflettei, mentre mi facevo strada in direzione della biondina.
"Hey! Hai da accendere?" mi parve un po' timida sulle prime, ma tempo di elaborare la richiesta che un lampo di- sfida? Provocazione? Sono pessima a leggere le persone- si accese nei suoi occhi.
"No, io non fumo, mi dispiace. Mi dà anche fastidio l'odore della sigaretta"
"Scommetto che odi anche le persone che fumano!" dissi sbuffando una risata.
"Non è che proprio le odio...semplicemente non capisco perché lo facciate se è certo che non faccia bene ai polmoni..."
La guardai con tanto d'occhi, non mi sarei aspettata di primo acchito un simile caratterino, se non fosse per quel tono così dolce e per la voce flautata avrei pensato volesse attaccar briga. Mi piaceva.
"Ma come, non sai che bisogna sempre avere un accendino con sé, così se un ragazzo carino ti chiede di accendere sei pronta?" ribattei, sfoderando un sorriso a trentadue denti.
La ragazza divenne un lampione purpureo; per cavarla d'imbarazzo, decisi di porgerle la mano.
"Io sono Veronica, la fumatrice accanita! Non ti ho mai vista da queste parti, sei una matricola?"
"Sì, sono nuova, si vede molto? Comunque io sono Eleonora"
"Solo un pochino, ma è molto carina come cosa"
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Perdere il cuore a Milano
ChickLitTre ragazze decidono di ricominciare da Milano, ognuna con le sue insicurezze, risentimenti e strascichi del passato. Riusciranno a capire il vero valore dell'amore e dell'amicizia? Riusciranno a trovare il loro posto nel mondo?