Rebecca

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Me ne stavo con la testa appoggiata al muro, seduta sugli scalini che collegavano il piano terra con il piano superiore mentre aspettavo che Federico fosse pronto per uscire. Lanciai una rapida occhiata all'orologio. Erano le sette e noi eravamo già in ritardo per la cena aziendale di papà. La mamma sarebbe andata su tutte le furie. Molto probabilmente la colpa sarebbe ricaduta su di me, come sempre.

"Fefe! Ti manca ancora tanto?" gridai. Non ottenni risposta e sospirai. Eravamo tornati a casa tardi dall'università a causa del traffico di Milano e avevamo promesso ai nostri genitori che li avremmo raggiunti dopo esserci fatti una doccia. Sia io che mio fratello Federico frequentavamo la Bocconi, a Milano. Studiavamo entrambi economia. Io avevo cominciato a settembre mentre Fefe era ancora al secondo anno anche se ormai si sarebbe dovuto laureare già due anni fa. Lui era così: piuttosto che studiare preferiva passare le giornate a giocare a calcio con gli amici, alla Play o a bere tutta la notte. La scelta dell'università, ovviamente, non era stata sua: i nostri genitori gliel'avevano imposto. Papà aveva un'azienda abbastanza famosa che si occupava di organizzare eventi e avrebbe tanto voluto che, un giorno, uno di noi due prendesse il suo posto. Era il mio sogno più grande. Fin da piccola avevo sempre voluto prendere in mano l'azienda di papà e lavorarci assieme a mio fratello, ma Federico non ne voleva sapere. "Piuttosto lavoro in uno strip club" mi aveva detto una sera. Io facevo di tutto per andare bene a scuola e anche in università mi stavo impegnando al massimo nonostante fosse cominciata da appena un mese. In realtà la mia era una sorta di doppia vita: di giorno facevo la figlia perfetta e la sera io e Fefe ci scatenavamo.

"Eccomi Bebe" Federico scese di corsa le scale. Era il classico bello e dannato: alto, palestrato, con i capelli scuri più corti ai lati e i miei stessi occhi grigi. Un cliché. Indossava una semplice camicia bianca e i pantaloni scuri. Si era appena fatto la barba e aveva ancora gli occhi rossi per l'hangover della sera prima: eravamo andati a bere sui navigli con alcuni suoi amici e poi eravamo andati diretti in università senza nemmeno passare per casa. Capitava spesso ormai. Ovviamente nostra madre pensava fossimo a casa di amici a dormire.

"I miei occhiali da sole!" borbottò camminando avanti e indietro tra cucina e salotto alla ricerca.

Mi alzai in piedi e diedi un'ultima occhiata alla mia immagine nello specchio. Avevo i capelli raccolti, scuri come quelli di Federico, un filo di eyeliner e un po' di rossetto. Non ero bassa ma nemmeno troppo alta per non poter mettere i tacchi. Quella sera indossavo un vestitino bordeaux con le maniche lunghe e la gonna skater . Mi segnava bene il punto vita che mi ero guadagnata con tante ore di danza e gli allenamenti di boxe che, ovviamente, i miei genitori non sapevano io seguissi.

"È sera, non ti servono gli occhiali da sole"

Fefe mi raggiunse all'ingresso "Fatti i fatti tuoi" sbottò "Ah, ti si vede il tatuaggio"

Il tatuaggio. Già quell'estate, in viaggio di maturità, mi ero fatta tatuare uno scorpione, il mio segno zodiacale, sul costato. Non ricordo nemmeno precisamente il momento in cui lo feci. Mi ricordo solo una mattina di essermi svegliata e di averlo trovato lì.

Il vestito effettivamente mi lasciava la schiena scoperta e si intravedeva un pezzo della coda dello scorpione. Non mi ero ancora abituata a nasconderlo ai miei. Insultando a bassa voce Federico indossai il cardigan che mi ero già preparata da portare dietro in caso avessi freddo, misi la mia solita giacca di pelle e presi le chiavi della macchina.

I miei genitori non volevano che guidassi ancora da sola a Milano ma Fefe la sera era quasi sempre ubriaco e odiava guidare così lasciava che lo facessi io.

Arrivammo al ristorante con mezz'ora di ritardo. Si trattava di uno dei più prestigiosi locali di Milano e papà, come sempre, aveva fatto le cose in grande affittando un'intera sala.

Avevano già cominciato a servire da mangiare e mio padre era in giro ad intrattenere conversazione con gli ospiti mentre nostra madre ci attendeva al tavolo. Come mi aspettavo era su tutte le furie. Mia madre è sempre stata una bella donna, ha sempre preferito l'apparenza alla sostanza. I capelli biondo platino perfettamente in ordine che le ricadevano liscissimi sulle spalle. Gli occhi azzurri, freddi come il ghiaccio che sarebbero stati in grado di gelarmi anche a due metri di distanza.

Mamma era più bassa di me di qualche centimetro e portava sempre tacchi vertiginosamente alti che spesso teneva anche per stare in casa. Era fissata con lo yoga e il pilates e imponeva a tutti le sue strane diete detox almeno una volta al mese. Insegnava musica al conservatorio per questo aveva imposto sia me che Fefe di imparare a suonare il pianoforte.

Mamma, ci fece sedere al tavolo e ci fece portare da mangiare dal cameriere. Le bastò uno dei suoi sguardi glaciali per farci capire il suo disappunto per il nostro ritardo. "Federico, com'è andata oggi in università?"

Ovviamente. Federico e non Rebecca.

"Bene" grugnì lui.

Mamma continuò l'interrogatorio finché papà non venne a salvarci. Papà si passava con mamma solo un paio di anni di differenza. Da lui io e Fefe abbiamo preso gli occhi grigi e i capelli scuri anche se i suoi ormai erano quasi più bianchi che neri. Papà è sempre stato il mio mito. È sempre stato super carismatico, il classico uomo che sa sempre cosa dire al momento giusto. Era in grado di intrattenere una conversazione sul nulla e tenerti incollato per ore. Da grande volevo essere come lui.

"Ragazzi, siete arrivati" esclamò venendoci incontro. Portava la camicia bianca leggermente sbottonata e teneva in mano un calice di vino bianco. Diede a Federico una pacca sulla spalla e per poco lui non sputò il boccone che stava masticando.

"Avrei voluto dare la notizia a cena finita ma sono troppo emozionato per aspettare" disse. Immaginavo che quella cena aziendale avesse un motivo. Papà chiamò l'attenzione della sala e in poco calò il silenzio.

"Interrompo la cena per annunciarvi il vero motivo per cui vi ho riuniti tutti qui" bevve un altro sorso di vino dal calice che non aveva ancora posato sul tavolo.

"Visto che gli anni avanzano anche per me ho preso una decisione importante per la nostra azienda" fece un'altra pausa "Ho deciso che lascerò in eredità l'azienda a mio figlio, Federico che da novembre comincerà anche uno stage da noi"

Mi gelai.

Federico sputò ciò che aveva in bocca "Cos...?"

Tutti si alzarono in piedi per applaudire. Tutti tranne me e Federico.


SPAZIO DELL'AUTRICE:

Hey pupe e pupi!

Ecco a voi anche Rebecca, l'ultima (forse) delle ragazze che mancava all'appello. Cosa c'entra con Vero e Ele? Beh, per questo dovrete aspettare i prossimi capitoli *wink, wink*

E del caro Federico che ne pensate? Bello il rapporto tra lui e Rebecca, vero? Chissà se la decisione di loro padre rovinerà le cose o meno... E voi? Avete fratelli o sorelle?

Ora che vi ho anche presentato Rebecca mi piacerebbe sapere tra le nostre tre girls quale preferite: se vi va commentate con #teamVeronica, #teamEleonora o #teamRebecca. Sono super curiosa!

Essendo una scrittrice alle prime armi i consigli e le critiche sono bene accette quindi fatevi avanti :)

Da settimana prossima pensavo di pubblicare ogni mercoledì e sabato intorno alle 19.

Quindi a mercoledì pupe/i, XOXO

Perdere il cuore a MilanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora