Eleonora

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La pioggia batteva incessante sul tetto, e il silenzio della notte ne acuiva il suono. Mi girai verso la sveglia per guardare l'ora: le 4.30... ecco che ci risiamo con l'insonnia! Quella notte, però avevo tutti i motivi per non riuscire a prendere sonno. Ripensai agli eventi della sera precedente e una lacrima corse giù veloce per la mia guancia prima che riuscissi a fermarla. Nel giro di qualche giorno ero riuscita a litigare con gli amici più cari che avevo: Fabio e Veronica. Tutto era iniziato quando, senza neanche pensarci troppo su e con le migliori intenzioni del mondo, avevo chiesto a Rebecca di venire a stare da noi. Mi sembrava un'idea perfetta: lei aveva bisogno di una casa e noi di spazio ne avevamo. Per altro Becky era diventata ormai un'ospite fissa, quindi dal mio punto di vista si trattava soltanto di spostare delle valigie! Ma a quanto pareva Veronica non la pensava così. Quando lo avevo proposto in realtà anche lei mi era sembrata entusiasta, ma quando salutammo Rebecca non ci misi molto a rivalutare la prima impressione. Chiusi la porta e mi rivolsi alla mia coinquilina con un sorriso a trentadue denti: "Che bello, sono contenta che forse anche Becky si unisca a noi. Casa Vele diventerebbe casa Velere!" Lei mi guardò appena sussurrando: "Già, che meraviglia". In quel momento mi resi conto che forse avrei fatto meglio a chiedere prima il suo parere, ma ormai il danno era fatto... "Scusami Vero, pensavo ti facesse piacere se anche Rebecca venisse a vivere con noi. Mi sembra che le cose tra noi tre funzionino bene" "Infatti è tutto okay" mi rispose lei scocciata. Io proprio non capivo. Qual era il problema? La seguii mentre si dirigeva in bagno per lavarsi i denti. "Ma perché fai così allora?" Veronica prese in mano lo spazzolino e me lo puntò contro come fosse un'arma laser: "Prima di tutto perché forse avremmo dovuto prima discuterne io e te. Se io non fossi d'accordo? Vorrei ricordarti che metà dell'affitto di questa casa esce dalle mie tasche!" "Lo so, hai ragione, infatti ti ho chiesto scusa, però io credevo che ti avrebbe fatto piacere, anche perché così possiamo smettere di preoccuparci di non riuscire a pagarlo l'affitto! Lo sai che dividendolo con lei faremo molta meno fatica!" cercai di giustificarmi io. "Sì ma comunque ci saremmo dovute confrontare prima!- continuò lei facendo volteggiare la sua arma pericolosamente vicino alla mia faccia- Dai Ele, avevamo appena trovato un equilibrio tra di noi e tu vuoi rovinare tutto invitando qualcun altro? Sai cosa significa iniziare una convivenza ora con un'altra persona? Stanno anche per iniziare gli esami... Poi proprio tu che ti lamenti sempre!" "Io mi lamento sempre!? Se tu seguissi delle semplici regole non avrei nulla da dire! Ma io davvero quando fai così non ti capisco scusa..." La guardai quasi incredula per la sua reazione esagerata. "Avresti dovuto parlarmene prima. Rebecca mi sta simpatica, ma un conto è uscire insieme ed essere compagne di corso, diverso è condividere la stessa casa, poi proprio ora che avevamo trovato un equilibrio" Mi guardò con occhi accusatori che proprio non si addicevano al suo volto che, da quando la conoscevo io, era stato sempre luminoso e sorridente. "Ancora con questa storia dell'equilibrio? Ma che problema c'è? Possiamo trovarne un altro di equilibrio! Ma poi Rebecca la conosciamo, sappiamo come è fatta!" Rimanemmo a discutere in piedi in bagno per un'altra mezz'ora, fino a che Veronica di punto in bianco ripose lo spazzolino nel bicchiere senza neppure averlo usato e senza aggiungere altro si infilò nella sua stanza sbattendo anche la porta. Io me ne rimasi lì come un merluzzo per una ventina di secondi senza realizzare bene cosa stesse succedendo.

Mi rigirai nel letto: forse il problema ero io. Appena mi avvicinavo a una persona non potevo fare a meno di litigarci. Ma per cosa poi? Avevo sempre creduto di essere piuttosto brava a capire i sentimenti delle altre persone e d'altra parte avevo deciso di fare il medico un po' anche per quello, ma a quanto pareva dagli eventi di quelle ultime settimane, mi ero sempre sopravvalutata, e di molto anche. Neanche Morfeo quella notte voleva avere niente a che fare con me. Continuai a rigirarmi nel letto fino alle 6.45, poi decisi che tanto era inutile continuare a torturarsi, tanto valeva alzarsi e iniziare e rendere produttiva quella giornata che, un po' per la mia condizione psico-fisica, un po' per il tempo atmosferico che aveva da sempre influito tantissimo sul mio umore, si prefigurava triste e cupa. Così scesi dal letto e mi trascinai in bagno. L'immagine che mi restituiva lo specchio non era certo delle migliori: i miei occhi erano gonfi e arrossati e i miei capelli parevano quelli di Medusa. Per fortuna quel giorno sarei andata in università solo il pomeriggio! Tornai in cucina, tirai fuori dalla credenza la mia tazza, quando sentii il campanello. Guardai l'ora: le 7. Ma chi poteva essere a quell'ora? Guardai il mio pigiama di Lilo e Stitch e, sbuffando sollevai il citofono. Dall'altra parte una voce lontana mi rispose: "Sono Becky" Rebecca? Cosa ci faceva già da noi? Le aprì il cancello e la aspettai sulla porta. Con un'espressione di sincero imbarazzo mi sorride e mi disse: "Per farmi perdonare dell'ora ho portato le brioches per la colazione" Era fradicia. La feci entrare e la feci accomodare al tavolo della cucina. Le chiesi cosa fosse successo e in meno di venti secondi scoppiò a piangere raccontandomi cosa le era accaduto.

Perdere il cuore a MilanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora