Enea

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Ma perché proprio a me accidenti accidentaccio? Come avevo potuto accettare la proposta di quella manipolatrice? Camminavo stringendomi nel mio cappotto in un viale alberato mai visto prima di allora. Abbassai lo sguardo per controllare il navigatore. Faceva pure un freddo cane! Un volta arrivato lì che gli avrei detto poi? Che figuraccia stavo per fare! Tutto perché? Perché non so dire di no a quegli occhi da Bambi di Eleonora.

Quella mattina l'avevo accompagnata all'università perché la mia azienda era chiusa a causa di un guasto alla caldaia e lei ovviamente aveva colto la palla al balzo. "Ei, ho un'idea geniale! Vai a trovare Simone e portagli il cappello che gli abbiamo comprato. Così finalmente avremo sue notizie e sono sicura riuscirai a tirarlo su di morale! È il tuo forte quello! Rebecca mi ha detto che non c'era neanche alla riunione dell'altro giorno e Veronica ha confessato di non vederlo da giorni".

Avevo cercato di rifiutare ma, forse a causa della mia scarsa attività celebrare mattutina, avevo ceduto poco dopo. Ed eccomi lì insomma, che camminavo lungo quel famoso viale per raggiungere un appartamento mai visto prima di un ragazzo che avevo visto una volta sola e che aveva qualche instabilità mentale dovuta alla sua situazione sentimentale. E quel che è peggio, io provavo una certa attrazione verso quel relitto.

"La tua destinazione si troverà sulla sinistra" sentii uscire dagli auricolari che avevo nelle orecchie sovrastando l'album di Salmo che avevo a tutto volume. Quindi eccoci arrivati... Mi girai a sinistra, controllai il numero civico e mi avvicinai al citofono. Mentre il mio indice premeva quel pulsante il mio cuore pareva impazzito. Ma che ti prende? Stare troppo insieme a Eleonora ti fa male vecchio mio.

Nessuna risposta. Riprovai indugiando con il dito qualche istante di più ma la risposta fu la stessa: silenzio totale. In quel momento la serratura del portone scattò e dal palazzo uscì un nonnino con un basco calcato in testa. Mi guardò, mi sorrise e mi tenne aperto il portone per permettermi di entrare. Afferrai la maniglia senza riflettere ed entrai.

Sapevo che l'appartamento di Simone era al terzo piano, così iniziai a salire. Mi sentivo quasi un ladro, ma mi promisi che avrei bussato alla porta solo una volta e poi, se ancora una volta nessuno si fosse fatto vivo, me ne sarei andato.

Interno 3A: ecco l'appartamento. Accanto alla porta c'era un campanello: lo schiacciai e aspettai. "Ei, Simone? C'è nessuno? Sono Enea, passavo di qui e ho visto che il portone era aperto. Le ragazze sono preoccupate, non ti vedono da giorni. Va tutto bene?". Ancora nessuna risposta. Sarà uscito, chissà magari ha già rimpiazzato Vodka soda. Stavo per tornare sui miei passi quando, così, quasi per sbaglio, la mia mano afferrò la maniglia della porta. Sembrava quasi che quella parte del mio corpo avesse volontà propria.

Certo di trovare un freno al mio movimento, la abbassai e spinsi la porta verso l'interno. A differenza della mia aspettativa la porta si aprì e mi ritrovai scaraventato nell'appartamento di Simone. La prima cosa che mi colpii fu la grande confusione che c'era in quella stanza. Subito pensai a quale sarebbe stata la reazione di Eleonora alla visione di tale disordine. La cosa mi fece quasi ridere perché chiunque altro si sarebbe allarmato e avrebbe pensato alla presenza di un ladro, ma io no. Quella ragazza aveva troppa influenza su di me.

Mi guardai intorno: c'erano fogli sparpagliati sul tavolo, decide e decine di bicchieri, tazze e bottiglie vuote sparsi in ogni angolo, pile di piatti sporchi nel lavandino, vestiti disseminati su tutto il pavimento...

E fu forse a causa della confusione che non mi accorsi subito di lui: Simone era disteso a terra accanto al divano. Lo raggiunsi immediatamente e fortunatamente mi accorsi che respirava ancora. Non c'era tempo da perdere, ma non riuscivo a muovermi. Ero come paralizzato di fronte a quella visione. Non ero mai stato così spaventato. Dopo qualche istante riuscii a sbloccarmi, afferrai il telefono che avevo posato nella tasca del cappotto e chiamai l'ambulanza.

Non so per quanto tempo rimasi lì in attesa dell'arrivo dei soccorsi. Il mio cervello aveva come fermato il tempo. Mi inginocchiai accanto a Simone e gli tenni la mano. Quando finalmente i soccorritori arrivarono lo caricarono in ambulanza. Io li seguii convinto di poter accompagnare il mio amico in ospedale. "Solo i famigliari possono salire sull'ambulanza" mi ammonì un uomo barbuto che aveva compreso le mie intenzioni. Dovevo accompagnarlo. "Io sono un suo famigliare. Sono il suo ragazzo! Lei è per caso omofobo? Ha qualche problema con le coppie arcobaleno?" replicai io quasi con rabbia. L'uomo rimase immobile, cercando di riflettere sul da farsi. Poi senza dire una parola si scostò e mi fece salire a bordo.

L'ospedale mi metteva sempre ansia. Ci ero stato diverse volte, mi era capitato di essere preso a pugni fuori dai locali gay. Conoscevo benissimo quella puzza di disinfettante che permea ogni cosa lì dentro e che ti rimane addosso per giorni. Non capivo proprio come fosse possibile per Ele di sognare un futuro lì dentro. Cose da pazzi...

Ero in sala d'attesa da qualche ora ormai quando finalmente i medici vennero a chiamarmi: "Lei è il fidanzato?". La mia piccola bugia aveva fatto tutto il giro dell'ospedale... bene... "Sì, sono io" confermai con fare sicuro. "Se vuole può entrare, ora sta meglio anche se è ancora molto debole"

Seguii il dottore tra i corridoi e raggiunsi la stanza di Simone. Lui era disteso sul letto con una flebo nel braccio. Mi avvicinai al suo letto e gli presi la mano. I suoi occhi si aprirono leggermente. "Sono Enea, ciao Simone" gli dissi io cercando di apparire tranquillo. "Ei- sussurrò lui- ogni volta che ti incontro combino qualche casino. Mi hai trovato tu?" domandò lui accennando un sorriso. In quel momento mi accorsi di aver lasciato il sacchetto con il cappello nel suo appartamento; mi doveva essere caduto dalle mani quando avevo visto la sagoma di Simone sul pavimento. "Sì, ero passato da te per vedere come stavi... su richiesta delle ragazze ovviamente" precisai subito per evitare di sembrare uno stalker. A proposito... le ragazze! Non le avevo ancora avvisate! "Ora è meglio lasciarlo riposare" mi disse il medico spuntato all'improvviso alle mie spalle.

Uscii dalla camera e guardai l'ora: le 20.17. Veronica mi avrebbe scorticato vivo per non averla avvisata immediatamente! Presi subito il cellulare e chiamai casa Velere. "Pronto" mi rispose la voce proprio di Veronica al telefono. "Come scusa?? All'ospedale?? E quando pensavi di dircelo?? Veniamo subito, tu non muoverti" tuonò nel mio orecchio quella pazza.

Feci come mi aveva detto. Rimasi davvero quasi del tutto immobile senza riuscire a pensare a niente.


MAGICO MONDO DELL'AUTRICE

Ciao Piccole sognatrici! Oggi abbiamo un capitolo speciale, da una nuova prospettiva. Come vi è sembrato?

Carino Enea eh! Sempre pronto ad aiutare i suoi amici. Chissà se Simone potrà diventare qualcosa di più di un amico... Per ora sappiamo solo che ne combina sempre qualcuna...

Mi raccomando, fatemi sapere che ne pensate anche di questo nuovo capitolo.

Ci vediamo mercoledì prossimo! 

Perdere il cuore a MilanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora