"Dai! Ti sto raccontando una cosa seria!" dissi a Enea simulando una faccia offesa. "Hai ragione, ma più che il racconto della serata di ieri mi sembra un cartone animato della Disney!" Rispose quel simpaticone del mio amico ridendo. "Ma guarda che le cose sono andate proprio così: per tutta la festa siamo rimasti insieme e poi finalmente mi ha chiesto di accompagnarlo alla moto per stare solo io e lui" gli spiegai elettrizzata al solo ricordo della serata precedente. "Sì, poi avete danzato sulle note di una lontana melodia finché, arrivata la mezzanotte la dolce fanciulla è dovuta scappare a casa prima dello scadere dell'incantesimo non senza però aver perso una scarpetta" rise Enea. "Ah-ah-ah, non è divertente" risposi alzando le sopracciglia e buttandomi sul divano ricoperto da un fodero verde mela. Mi trovavo nello stravagante e assai colorato monolocale del mio amico, con in mano un centrifugato di uno strano colore verde palude che pareva tutto tranne che appetitoso, ma che, a detta di Enea, doveva essere super salutare. "Quando stavamo per salutarci mi ha preso la mano e mi ha avvicinata a sé. Lo spazio tra di noi si riduceva sempre di più come se una forza tanto invisibile quanto invincibile ci spingesse l'uno contro l'altro. Sentivo il suo respiro che andava a ritmo con il mio" "Spero per te che non avesse mangiato cipolla" ridacchiò il padrone di casa. Gli lanciai un cuscino e continuai il mio racconto trasognata: "L'ho guardato negli occhi e in quel momento le sue labbra si sono adagiate sulle mie. È stato un momento magico! Poi senza aggiungere altro è salito in sella alla sua moto, si è messo il casco ed è partito". "E ora tu che vuoi fare?" Mi domandò Enea che finalmente si era fatto serio. "Non lo so, in effetti non so minimamente come comportarmi... Dici che gli dovrei scrivere?" "Assolutamente no! Aspetta che sia lui a fare la prima mossa così da capire quali siano effettivamente le sue intenzioni" Sapevo che aveva ragione, ma non vedevo l'ora di parlargli per sapere se anche lui avesse provato i miei stessi sentimenti. "Le altre che ti hanno detto?" "Anche loro di aspettare... in realtà me lo ha detto solo Rebecca, Veronica stamattina era davvero strana invece... Ho pensato fosse solo stanca ma effettivamente non era un comportamento molto da lei..." dissi ragionando ad alta voce. "Perché? Cosa c'era di strano?" mi chiese incuriosito Enea. "Non lo so, è difficile da spiegare a parole, è stata più che altro una sensazione e io di solito con quelle non mi sbaglio".
E in effetti così fu. Tornai a casa dopo la chiacchierata con Enea e la trovai seduta sul suo letto con una tazza di cioccolata e gli occhi persi nel vuoto. Veronica e la cioccolata? La cosa doveva essere parecchio grave! Vero beveva cioccolata solo il giorno prima degli esami più difficili e pallosi o quando era particolarmente depressa perché, diceva, la aiutava a vedere il lato positivo della situazione. Ma, a quanto era scritto sul calendario dove segnavamo tutti i nostri esami, al prossimo mancavano ancora due settimane. Decisi che avrei indagato. Entrai in camera sua annunciandomi con un colpo di tosse e dissi: "Ciao Vero, Becky non c'è?" Veronica, senza nemmeno guardarmi mi rispose: "E' uscita a portare qualcosa a non so chi" La situazione era disperata. "E tu che ci fai qui sul letto da sola? Ti va di venire sul divano con me a vedere la tv, tanto direi che questo pomeriggio è andato per studiare" proposi io sedendomi sul letto accanto a lei. "No grazie, preferisco stare qui". In quel momento sentii la chiave girare nella porta: buon segno, era tornata Rebecca, magari lei sapeva cosa avesse Veronica. Mi alzai piano e raggiunsi la mia coinquilina all'ingresso. "Ma che succede a Veronica? E' successo qualcosa ieri sera?" "Ciao Ele, no ieri sera non è successo nulla, Vero è solo stanca, vedrai che dopo una bella dormita starà meglio". Rebecca appese la giacca e entrò nella camera di Veronica chiudendosi la porta alle spalle. Sentii che bisbigliavano qualcosa, ma il loro tono era troppo basso e non riuscii a sentire nulla se non qualche sbuffo di Veronica ogni tanto. Quelle due mi nascondevano qualcosa, ma per il momento non ero in grado di capire cosa fosse. Così mi rifugiai nella mia stanza, senza comprendere la necessità di avere segreti tra di noi. A cena cercai di indagare ma non ottenni un granché anche perché Veronica sembrava essere tornata quella di sempre, o quasi.
La mattina seguente mi svegliai di buon'ora, pronta per la giornata di studio intenso che mi ero programmata. Mi mancavano ancora diversi esami e mi sarei dovuta mettere sotto se volevo ottenere i risultati che speravo. Aprii il libro e iniziai a leggere la prima pagina ma mi accorsi presto che il mio cervello era da tutt'altra parte. Non riuscivo a smettere di pensare al bacio e soprattutto mi chiedevo per quale motivo il chitarrista non mi avesse ancora nè chiamato nè scritto. La mattinata passò velocemente, forse troppo velocemente e le pagine che ancora mi mancavano per rispettare il mio programma giornaliero mi fissavano severe dalla scrivania. Dopo pranzo il mio telefono squillò e il nome "Mattia" apparve sullo schermo illuminato. "Ti va di fare un giro? Sono qui sotto". Il mio viso si illuminò, corsi in camera a cambiarmi e, dopo aver disfatto mezzo armadio indossai un top nero con un maglioncino su cui ovviamente buttai il mio cappotto grigio e dei jeans. Il mio letto coperto da vestiti in disordine pareva più quello di Veronica che il mio, ma l'amore si sa, trasforma le persone pensai. Scesi di corsa le scale e trovai Mattia che mi aspettava vicino alla sua moto con il casco in mano. I suoi capelli bronzei scintillavano alla pallida luce del sole di dicembre. Appena mi vide mi sorrise e quando gli fui vicina mi prese per la vita e mi strinse a sé, stampandomi un bacio sulle labbra. "Sei mai salita su una moto?" mi chiese con il sorriso di chi la sapeva lunga. Ringraziai di aver optato per i jeans e di aver lasciato i pantaloni larghi sul letto. Mi porse un casco bianco e, in risposta al mio sguardo perplesso mi spiegò: "E' di mia madre questo". Lo indossai con l'imbarazzante certezza di sembrare un astronauta. Lui invece mi guardò e sorridendomi mi disse: "Sei bellissima". Mi aiutò a salire in sella e prima che mettesse in moto gli domandai: "Ma dove stiamo andando?" "Lo vedrai", mi rispose senza nemmeno voltarsi. Mi strinsi a lui per tutto il tragitto, non avevo idea di dove mi stesse portando ma mi bastava sentire il suo profumo per sentirmi protetta. Parcheggiò la moto, mi aiutò a scendere e mi guidò verso un piccolo giardino con una peschiera nel mezzo al cui interno c'erano carpe e tartarughe. Erano i Giardini della Guastalla, di cui avevo sempre sentito parlare ma che non avevo mai avuto occasione di vedere. Ci sedemmo su una panchina ombreggiata da un grande faggio assaporando quella tranquillità nel centro della città. "Ti piace?" "Sì, è bellissimo qui" gli risposi io chiudendo gli occhi. "Ci vengo sempre quando ho bisogno di tranquillità per riflettere" mi spiegò Mattia. Appoggiai la testa sulla sua spalla e rimasi così per qualche minuto. Parlammo per quasi un'ora, lì su quella panchina, dimenticando anche il freddo pungente di quella domenica. Avrei tanto voluto che il tempo si fermasse, ma presto fu ora di tornare. Mi riaccompagnò a casa e mi salutò. Ancora sognante salii le scale per raggiungere il mio appartamento. A metà mi ricordai però che avevo promesso a Veronica che nel pomeriggio avrei fatto un salto al supermercato per prenderle delle strane creme per il viso. Così mi ritrovai di nuovo in strada in quel freddo pomeriggio. Allacciai tutti i bottoni del cappotto e inizia a camminare nel tramonto. Decisi di passare per il parco per fare prima. Ero immersa nei miei pensieri quando qualcosa attirò la mia attenzione. Poco distante da dove camminavo, vicino alle altalene per i bambini, vidi Rebecca. Stavo per correrle incontro per chiederle cosa diavolo ci facesse lì alle cinque del pomeriggio, quando mi accorsi che non era sola. Vicino a lei c'era una bambina che poteva avere sì e no quattro anni. Le teneva la mano e la stava portando allo scivolo. Che ci faceva Rebecca con quella bambina? Sapevo che Rebecca nascondeva qualche segreto, ma non potevo certo immaginarmi un segreto simile... Che quella bambina fosse... ma no, non poteva essere... o forse sì... Tutte quelle sparizioni improvvise... "Devo riportare la felpa, devo fare questo, devo fare quello..." forse erano solo delle scuse. Dovevo subito parlarne con Veronica, per la crema ero certa avrebbe capito.
MAGICO MONDO DELL'AUTRICE:
Ciao Piccole Sognatrici, come state? Cosa ne pensate di Mattia? Carino, ma farà davvero sul serio con Eleonora o le spezzerà il cuore? Per non parlare di Rebecca... Qual è il suo segreto? Chi è la bambina misteriosa? Le domande iniziano a essere tante e per scoprire le risposte dovrete continuare a leggere.
Fatemi sapere cosa ne pensate del mio nuovo capitolo e vediamo se indovinate l'identità della bambina. Ci sentiamo la settimana prossima! :)
#TeamEle
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Perdere il cuore a Milano
ChickLitTre ragazze decidono di ricominciare da Milano, ognuna con le sue insicurezze, risentimenti e strascichi del passato. Riusciranno a capire il vero valore dell'amore e dell'amicizia? Riusciranno a trovare il loro posto nel mondo?