"Ragazzi" Dino si tolse gli occhiali con un gesto lento e misurato, soffermandosi a pulirne le lenti col variopinto fazzoletto da taschino che andava a completarne l'uniforme gallonata. Per quanto ridicolmente drammatica potesse sembrare la situazione, eravamo tutti stranamente catturati da quel fare così misterioso, ritrovandoci a fissare il nostro capo mentre alitava con cura sulle lenti esalando respiri che nel silenzio della sala suonavano come un rullo di tamburi.
Terminata la noiosa operazione, tornò ad osservarci con sguardo torvo, finché non pronunciò parole che echeggiarono come una dichiarazione di guerra: "C'è in gioco molto più di quanto pensiate"
Tutto era cominciato al tavolo di casa Velere: io, Rebecca ed Eleonora stavamo pranzando in silenzio, come ormai succedeva da giorni. Per quanto in superficie le discordie si fossero appianate, nella pratica un abbraccio non cancellava mesi di bugie e sotterfugi. Queste cose i film mica te le insegnano, pensai, mentre una marea di possibili spunti di conversazione si inseguivano nella mia mente, senza che mai avessi il coraggio di trasformare la potenza in azione. Ecco un'altra cosa che non ti insegnano i film: come liberarsi di quel senso di oppressione che ti impedisce di dimenticare di essere stata una perfetta idiota e tornare a essere la classica pagliaccia di corte. In quel momento mi squillò il telefono.
"Pronto?"
"Ehilà Veronica sono Javier: abbiamo una riunione del personale alle tre del pomeriggio, avvisa anche Rebecca e Simone"
Non feci in tempo nemmeno a rispondere che già aveva attaccato: tale e quale a Dino.
"Chi era?" chiese Eleonora, mentre Rebecca cercava di far finta di nulla anche se potevo vederla spiarci con la coda dell'occhio.
"Era Dino... Cioè no, scusa, era Javier, ormai parlano in modo così simile quei due che... Ma comunque, io e Reby... cioè Rebecca... Noi dobbiamo andare a fare una riunione del personale... Ha detto altro? Ah sì, è alle quindici, magari ci conviene muoverci"
"Prendo la borsa" fece Rebecca alzandosi. Ero quasi grata che avessero fatto finta di nulla di fronte al mio annaspare elocutivo, anche se Eleonora continuava a guardarmi con fare corrucciato. Mi alzai di scatto per evitare una conversazione che non ero fisicamente in grado di sostenere senza svendere la mia dignità: "Chiamo Simone! Con permesso..."
E fu così che io e Rebecca giungemmo al locale senza essere riuscite a contattare Simone, che ormai era diventato un latitante: erano giorni che non lo vedevo né sentivo, e la cosa cominciava a puzzare. Ma una volta entrata nella sala principale, le mie preoccupazioni in merito a Simone furono scalzate da ben altre: nell'enorme stanzone campeggiava una gigantesca lavagna bianca su cui erano scritte una serie di parole a casaccio, alcune delle quali tagliate da righe vermiglie, cerchiate di verde o sottolineate in blu. C'era dell'altro: sul pavimento giacevano, gettate alla rinfusa in una grandissima accozzaglia, parrucche, copricapi, costumi, decorazioni di varie forme e dimensioni, luci e lucine. Dino si ergeva al di sopra di questa carneficina di oggettistica come un buffo sovrano, anche se non appena vidi il suo viso preoccupato mi passò del tutto la voglia di ridere. Qualcosa non andava.
"Oh, eccovi finalmente!" Ci venne in soccorso Javier "Ma Simone? Ah, non importa, avvicinatevi" Ora, Javier era un ragazzone molto affabile e per niente intimidatorio, ma quella strana situazione mi inquietava alquanto, anche perché tra le varie cose che riposavano sul pavimento potevo notare un mantello che somigliava in modo inquietante a quello di Midsommar.
In tutto ciò Dino era bizzarramente silenzioso, come se avesse spento il volume del mondo esterno e alzato al massimo quello dei suoi pensieri. Javier sembrava comunque molto lanciato nel suo ruolo di mediatore tra l'interiorità di Dino e la confusione dei suoi dipendenti, infatti proseguì a spiegarci: "Dobbiamo lanciare la nuova stagione del locale, ma ci serve un tema fresco e originale per festeggiare i vent'anni di attività e rinnovare un po' la clientela... Sono ben accetti suggerimenti!" quella nota di gaiezza forzata un po' stonava con la situazione generale, e pareva che anche i nostri colleghi se ne fossero accorti. Ebbe dunque inizio la riunione più lunga e sfiancante di cui possa avere memoria: nessuna idea andava bene, pareva che ogni singola festa o tema fossero già stati fatti e strafatti. Ben presto la colonna sonora del nostro pomeriggio divenne il rozzo gracchiare del pennarello rosso sulla lavagna non più così tanto immacolata.
Più le ore passavano più la gente cominciava ad andarsene; allo scoccare delle sette di sera eravamo rimasti solo in una manciata: oltre agli immancabili Dino e Javier- che sembravano sempre più vicini a una crisi di nervi-, e alla presenza leale mia e di Rebecca, c'erano anche Brigitta e Coliandro, che però non parevano poi molto interessati dato che una continuava a ruminare la sua gomma da masticare da che eravamo arrivate e l'altro non faceva che proporre come temi solo Star Wars o Barbara D'Urso Night. Stranamente quest'ultima figurava nella rosa di feste già fatte. Meglio non indagare, pensai.
Ed ecco che arrivammo alle famose parole: "Ragazzi.... C'è in gioco molto più di quanto pensiate" dopo questa uscita di Dino, Javier sospirò come se fosse già a conoscenza di ciò che stava per avvenire. Brigitta fece schioccare la gomma da masticare, mentre Coliandro sembrava non avere nemmeno sentito.
"Cosa intendi...?" azzardò Rebecca, mentre io impercettibilmente mi avvicinavo a lei, presentendo che la risposta non mi sarebbe affatto piaciuta.
"Che il locale naviga in cattive acque, e che ci servirebbe attrarre nuova clientela per rimetterci in carreggiata"
"Oh"
"Puoi dirlo forte" fece lui, abbandonandosi contro la lavagna che ormai pareva un dipinto di Kandinskij. Provai un moto di preoccupazione per la sua camicia bianca.
"Ok... Quindi fammi capire" Cercai di riprendere le fila del discorso "Ci serve creare un evento mastodontico, che attragga nuova clientela ma che allo stesso tempo non sia troppo costoso per noi da realizzare, giusto?" Al gesto di assenso di Javier proseguii "E possibilmente questa clientela dovrebbe essere giovane e... Come si dice.... Non mi viene il termine"
"Fidelizzabile" Fece Rebecca, quasi leggendomi nella mente: rimasi sorpresa nel constatare che quel filo di complicità che ci legava sin dal primo giorno non si fosse spezzato sotto il peso del segreto che avevamo tanto a lungo covato.
"Sì esatto, fidelizzabile! Però sai che c'è? Ormai siamo qui da quanto... cinque ore? E ormai è chiaro che in questi vent'anni avete fatto qualsiasi tipo di evento possibile e immaginabile... Magari è ora di puntare su qualcosa di diverso, no?"
"Tipo?" Fece Dino, sollevandosi pian piano e riacquistando una posizione eretta.
"Tipo... che ne so, troviamo qualcuno di popolare tra i giovani, ma che rappresenti anche il locale, lo invitiamo nella serata d'apertura e incrociamo le dita"
"Esatto!" Fece Rebecca, sollevando la testa di scatto: "E noi dipendenti potremmo spargere la voce tra i nostri amici e colleghi, pubblicità gratuita insomma! Magari possiamo investire in un po' di promozione via social, o cose così"
"Ragazze lo apprezzo molto, ma non è il vostro compito quello di risollevare le sorti del locale, in più non avrei i mezzi per pagarvi gli straordinari ora come ora"
"Dino..." lo redarguì Javier "Forse non è il momento di fare i pignoli, e poi..." abbassò sensibilmente la voce, seppur nel silenzio della sala avremmo potuto sentire anche il volo di un moscerino "ci serve davvero tutto l'aiuto che possiamo avere, e lo sai" si scambiarono un lungo sguardo, quasi che stessero sostenendo un braccio di ferro mentale, finché Dino si rivolse a noi:
"Va bene, ormai è tardi e se vi tengo anche solo un momento di più potreste denunciarmi al sindacato... Magari ci dormiamo su e ci riaggiorniamo tra tre giorni, che ne dite?"
"Andata! Torneremo con una rosa di proposte per eventuali ospiti e strategie di promozione via social, magari pensiamo un attimo anche a qualche grafica carina..."
"Grazie ragazze, lo apprezzo davvero" fece Dino, mentre Javier ripuliva la lavagna riportandola al suo biancore originale, e, mentre spazzava via gli ultimi scampoli di scritte, sembrava che anche le nostre preoccupazioni venissero cancellate, almeno per il momento.
ABA: Angolino Buio dell'Autrice
Bentornate Queens! Ecco un nuovo capitolo fresco fresco di stampa, ne stanno succedendo delle belle, che dite? Le Velere navigano in acque stagnanti, mentre il vascello di Dino è sulla rotta per il naufragio: riusciranno a ritrovare la bussola? O affonderanno senza possibilità di redenzione? Anche Simone latitante insospettisce mica male... chissà cosa starà combinando! Fatemi sapere cosa ne pensate e come al solito ci rivediamo settimana prossima! Booyaa
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Perdere il cuore a Milano
ChickLitTre ragazze decidono di ricominciare da Milano, ognuna con le sue insicurezze, risentimenti e strascichi del passato. Riusciranno a capire il vero valore dell'amore e dell'amicizia? Riusciranno a trovare il loro posto nel mondo?