Capitolo 15

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Sono stata in spiaggia stamattina e ho cercato di non fissare Diego. Ovviamente senza riuscirci. Forse dovrei starmene a casa, almeno al pomeriggio, perché più lo vedo e più voglio vederlo. Non credo che mi faccia bene stare così tanto in sua presenza, tra pochi giorni partirà, cosa farò dopo? Non riesco a non pensare a lui e a quelle labbra carnose, a quanto debbano essere morbide... ok basta. Sono venuta a far spesa con mia sorella appunto per distrarmi da queste cose, anche se continuo a seguirla nelle corsie come un automa. Arrivate alla cassa prendo il cellulare per vedere l'ora e trovo una notifica di Facebook. Aprendola mi accorgo che è un messaggio. Di Diego.

«Ehi guarda che le ho prese io le tue carte ;)»

Carte? Quali carte? Ahh prima ho abbandonato il tavolo nel bel mezzo di una partita e ho lasciato le carte lì. Menomale che le ha prese lui, erano nuove.

«Che incantata le ho dimenticate ahah comunque grazie, le prendo dopo :)» gli rispondo.

Perché gli ho detto dopo? Avevo appena preso in considerazione l'idea di rimanere a casa. Non riesco a collegare il cervello al resto del corpo.

«Ok» risponde soltanto.

Dopo pranzo mi faccio accompagnare al mare e noto che c'è solo Diego. Vado da lui che mi rida le carte con un gran sorriso. Nel prenderle sfioro la sua mano e mille brividi mi invadono il corpo. Prima d'ora non mi era mai capitato nulla di simile, prima dell'episodio col mio ex provavo imbarazzo se mi capitava di sfiorare un ragazzo, dopo provavo disagio ed è così da anni. Con lui non so cosa mi succede, so solo che vorrei prolungare quei contatti accidentali all'infinito. E' troppo bello, non ce la faccio a stargli lontana. Continuo a non spiegarmi questa sensazione che provo stando vicina a lui, non è razionale, lo conosco poco e niente. E' come se fosse una calamita e io un pezzo di metallo, mi sento attratta da una forza invisibile che mi spinge verso di lui, voglio stargli vicina, voglio un contatto col suo corpo, desidero abbracciarlo. Per questo mi siedo sempre il più possibile vicino a lui, quando camminiamo per andare in acqua o da qualche altra parte faccio apposta a urtare il suo braccio, mi sento scema. E probabilmente lo sono. Faccio davvero una gran fatica a stargli lontana, devo raccogliere tutto il mio autocontrollo ogni volta che sono in sua presenza. Non riesco a collegare mente e corpo, mi impongo di non guardarlo e i miei occhi si posano su di lui, mi impongo di stare a casa per 'disintossicarmi' e le mie dita digitano 'le prendo dopo', mi impongo di sedermi non troppo vicina e il mio corpo si sitema il più vicino possibile a lui invadendo il suo spazio personale. Non so più come devo fare, davvero.

Per fortuna arrivano gli altri a distrarmi dai miei pensieri e andiamo a giocare a beach volley nel campo della spiaggia privata. Sono in squadra con il padre di Francesco, Diego e suo padre. Sono davvero bravi così anch'io mi impegno al massimo e mi tuffo facendo recuperi che scatenano gli applausi di quest'ultimo. E' davvero agguerrito, continua a gridare 'mia!' o 'prendila!' a destra e a manca e ogni volta che facciamo punto batte il cinque a tutti. Il figlio non sembra per niente avere l'entusiasmo del padre che invece pare che stia giocando per la finale del campionato. Fortuna che sono brava altrimenti mi avrebbe fatto nera, credo. A un certo punto mi arriva la palla in faccia colpendomi il naso, ci tengo una mano davanti perché mi ha fatto parecchio male. Dopo un po' Diego si gira a guardarmi e con aria preoccupata mi chiede se va tutto bene, avvampando balbetto un 'insomma' e dopo avendomi rivolto un altro sguardo preoccupato riprende a giocare. E' già la seconda volta che mi rivolge attenzioni ed è bellissimo. Mi viene quasi voglia di farmi male solo per riceverne ancora. Devo essermi rimbambita del tutto. Mentre riandiamo ai tavolini del bar Stefano mi prende in giro per il naso e mi da un pugno sul braccio, urlo un 'ahi!' e vedo Diego avvicinarsi.

"Non. Toccarla." dice a Stefano mettendosi in mezzo.

Lui la prende scherzosamente e si allontana. Guardo Diego stupita, che gli prende? Praticamente non mi parla poi gli da fastidio la mia confidenza con Stefano? Cavoli suoi, io ci ho provato più e più volte ad averci una conversazione ma era come parlare col muro. Io non lo capisco proprio quel ragazzo, è troppo misterioso. Ammetto che mi ha fatto piacere vederlo interessarsi alla mia incolumità ma non gli stavo antipatica? E poi si vedeva che Stefano lo aveva fatto scherzosamente, si capiva che non mi aveva fatto realmente male. Allora perché fa così?

Vicino a te non ho pauraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora