Capitolo 17

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Terzultimo giorno. Il padre di Francesco mi ha chiesto se voglio unirmi a loro questa sera che vanno a mangiare una piadina, ci saranno tutti: lui con la sua famiglia più la cognata con la figlia e un'amica, Diego e la sua famiglia insieme a Giacomo, Stefano e la sua famiglia e infine gli amici dei miei genitori con la nipote. Preferivo una cosa più intima data la mia indole asociale ma per vedere Diego questo ed altro. Gli ho risposto che se mi accompagnerà qualcuno verrò volentieri poi ho subito mandato un messaggio a Sara per sapere se verrebbe con me. Elena non è il caso, dopo il mio compleanno si è offesa e non mi parla neanche. Addirittura non mi ha nemmeno dato il regalo, se l'è riportato a casa. Ce l'ha a morte con Francesco, che dopo l'episodio le ha scritto più volte scusandosi, ma lei non si è scomodata a rispondere. Che carattere.

La mattinata passa tranquilla così come il pomeriggio. Ho notato che Stefano non scherza più con me e quasi non mi parla, non so cosa gli abbia fatto di male. Diego ovviamente risponde a monosillabi se provo ad avere una conversazione, oggi ho colto l'occasione mentre tornava dal bar con una bottiglietta d'acqua chiedendogli il prezzo, 'Un euro' è stata l'esauriente risposta. Davvero, che carattere tutti quanti. Come posso parlargli a quattr'occhi se fa così? Non sono spigliata, né estroversa, né qualsiasi altra cosa che mi permetterebbe di prenderlo da parte e dirgli quello che gli devo dire. Un momento, cosa dovrei dirgli? Ecco, non ci ho neanche pensato. Non so se avrei il coraggio di parlargli e se mi venisse non saprei comunque cosa dirgli, sono patetica.

«Va bene, dimmi l'ora :)» mi risponde Sara mentre sto contando i punti di briscola.

"Fra a che ora andate stasera?" gli chiedo.

"Sette e mezza, sennò dopo è pieno di gente... Quindi vieni?" mi risponde.

"Si!" dico e in contemporanea rispondo a Sara.

Diego, impassibile, fissa un punto qualsiasi verso il mare. Più che antipatica forse gli sono indifferente, semplicemente non gli faccio né caldo né freddo. Certo, se riuscissi ad essere più razionale forse l'avrei già capito e mi sarei messa l'anima in pace, non ce la faccio invece. Perché? Che problema ho?

Sono andata a casa presto per prepararmi e alle 19.10 Sara è già davanti a casa mia. Io però stranamente non sono pronta, l'agitazione mi ha fatto perdere tempo e ho cambiato decine di vestiti.

«Metto le scarpe e arrivo!» invio a Sara.

In realtà devo ancora vestirmi ma essendo già tardi prendo dei semplici shorts scuri e una canottiera nera con scollo a cuore leggermente lunga che si allaccia dietro il collo, ai piedi dei sandali neri 'alla schiava'.

Arrivate alla piadineria sono tutti già seduti che aspettano solo noi due. I genitori stanno in una tavolo, i ragazzi in un altro. Vedo che Diego è l'ultimo seduto su una panca e vicino a lui c'è ancora spazio così vado subito ad accomodarmi. Sara purtroppo non ci sta perché siamo già stretti, il cameriere allora ci sposta in un tavolo leggermente più grande, temo che perderò il posto vicino a Diego invece lui si siede lasciando spazio alla sua sinistra. Mi ci fiondo come un condor per evitare che uno dei suoi amici lo occupi. Missione riuscita. Il bello è che dobbiamo stare stretti anche qui e questo da luogo a sfioramenti continui delle nostre braccia. In più il suo profumo mi sta riempiendo le narici e sto iniziando a non connettere bene. Devo calmarmi. Finalmente dopo un quarto d'ora arrivano le piadine e faccio a metà con Sara, non ho molta fame perché davanti a me hanno messo le patatine e nell'attesa le ho divorate. Ne ho lasciate un po, in fondo erano di tutti e non volevo fare la figura dell'ingorda. A un certo punto noto con la coda dell'occhio che Diego mi fissa. Mi giro a guardarlo e ha un'espressione strana, tipo un bambino che vuole un giocattolo. Gli sorrido, incapace di emettere alcun suono, è così bello.

"Sai cosa vorrei?" mi chiede all'improvviso.

Cosa? Diego che mi parla di sua spontanea volontà? E articola una domanda? E' decisamente uno dei momenti più emozionanti di tutto agosto.

"Ehm... N-non lo so" balbetto.

Lui si avvicina pericolosamente al mio viso e divento rossa o probabilmente viola, ho il cuore a mille e non riesco a concentrarmi nemmeno sulla domanda, sono imbambolata. Si allontana leggermente ma è comunque troppo vicino per il mio autocontrollo e si morde il labbro inferiore. A questo punto sono rigida come un tronco per far si che gli arti rimangano al loro posto e non si fiondino su di lui. Sono ancora imbarazzatissima e lo guardo per incitarlo a finire la domanda. Lui senza smettere di fissarmi sposta la testa di lato quasi di scatto e alza le sopracciglia, io in risposta le aggrotto. Ma non può parlare e basta? Cosa vuole? Mi sta facendo impazzire, nemmeno si rende conto di quanto mi stia concentrando per non saltargli addosso.

"Beh? Vuoi cosa?" lo incalzo.

Lui sorridendo indica il piatto di patatine davanti a me. Cosa?

"Ehm... Vuoi... Finire le patatine...?" chiedo con una delusione palpabile.

Lui annuisce e gliele passo.

Che figura di merda, se potessi scaverei una buca per terra e ci infilerei la testa. Delusa e amareggiata mi dirigo fuori del locale con Sara e inizio a parlarle di cavolate per distrarmi. Arrivano anche gli altri e andiamo a prendere un gelato, dopo poco loro vanno verso il residence e noi verso la macchina, che è nel punto opposto. Mi sento alquanto stupida ma cerco di non pensarci. Davvero credevo che Diego volesse qualcosa da me? Scuoto la testa e una volta a casa mi infilo sotto le coperte. Anche se a lui sono indifferente è chiaro che a me non lo è per niente. Ecco, ci siamo: sono al punto di non ritorno. Io lo chiamo così, è quando una persona ti piace così tanto che non puoi più far finta di niente, non puoi ignorare il suo comportamento nei tuoi confronti e ci rimani male per ogni cosa, vuoi vederla e quando non succede ti intristisci, ti fai mille film mentali e anche se a te stessa e agli altri dici che tale persona non ti piace, dentro di te sai che non è così. E non è una cotta qualsiasi, perché quelle passano, il punto di non ritorno è qualcosa di molto più serio. Qualsiasi cosa succeda sai che non tornerai mai a prima di conoscerla. Niente sarà più lo stesso.

Poco prima di addormentarmi un'idea mi rischiara la mente: so cosa fare. Finalmente si è accesa la lampadina, quasi pensavo si fosse fulminata. Cado tra le braccia di morfeo con un sorriso e un barlume di speranza che mi farà andare avanti.

Vicino a te non ho pauraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora