Data sconosciuta, Luogo sconosciuto

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Data sconosciuta, Luogo sconosciuto.


Vengo svegliata da alcune voci sommesse. Sono due, una di uomo e una di donna, e sembrano parlare piano per non farsi sentire. Con la testa faccio capolino dalle coperte, stropicciandomi gli occhi. La stanza semibuia si delinea piano piano intorno a me. Una sorta di senso di vuoto mi opprime. In fondo alla stanza inquadro una vecchia porta di legno, aldilà della quale sembrano provenire le voci. Lasciatemi stare. Non riesco a capire una parola di quello che dicono. Dopo pochi minuti di discussione, le voci si zittiscono all'improvviso. La maniglia viene spinta verso il basso e la porta si apre con un cigolio. Non so perché ma il mio primo istinto è di fingere di essere ancora addormentata. Con gli occhi semichiusi vedo che nella stanza entrano due persone. Un ragazzo dai capelli spettinati e castani che sembra avere un paio d'anni più di me entra accompagnato da una ragazza – lei più adulta – che sembra somigliargli vagamente. I suoi capelli, scuri e ricci, sono raccolti morbidamente da una pinza. Nessuno dei due sembra aver capito che in realtà sono sveglia.

   - Sarebbe ora che si svegliasse. -

Mormora il ragazzo mentre si avvicina al mio capezzale.

   - Dobbiamo darle tempo, Axel. Chissà che cosa avrà passato, povera ragazza. -

Risponde la donna.

   - Sì, ma di questo passo morirà. -

   - Diamole ancora un giorno. Se non si sveglia allora penseremo a cosa fare. -

Detto questo i due escono dalla stanza e chiudono la porta senza fare rumore. Sento il suono dei loro passi allontanarsi. A quel punto apro l'occhio sinistro – il destro è coperto da una benda – e cerco di fare il punto della situazione. Dove sono? Fuori da questa stanza il mondo sembra un posto ricoperto da una nebbia che mi confonde, e che mi impedisce di vedere come sia. Chi erano quelle persone? Non le ho mai viste prima. Di questo sono sicura. I volti delle persone che cerco di ricordare sono sfocati e irriconoscibili. Come sono finita qui? Ricordo vagamente di aver fatto una camminata sfiancante giù da una ripida montagna. Però prima di quello ho un vuoto totale. Provo ad alzarmi, ma mi coglie un improvviso dolore all'addome. Sollevo la maglietta e vedo che sotto sono tutta fasciata. Sfioro le bende con le dita, e di colpo nella mente mi appare un lampo. Un uomo vestito di rosso mi colpisce alla testa con una spada nera, la stessa che poi mi trafigge. Anche se ho come l'impressione che non sia stato lui a colpirmi. È un ricordo! Allora mi tocco il punto dove mi ha colpito e noto che c'è un piccolo bernoccolo. Sarà a causa di questo trauma che non ricordo niente? Per quello che so in questo momento, sì. Perché stavo combattendo con quell'uomo? Dov'ero? Chi è lui? Quanto tempo fa è successo? A questi pensieri mi coglie una profonda disperazione. Chi sono io...? Il fatto di non riuscire a rispondere a questa domanda mi spaventa a morte. Non ricordo nemmeno il mio nome. Scosto con delicatezza le coperte che sono sopra di me. Appoggio i piedi sul pavimento freddo, ma non sembrano essere in grado di sostenermi. Non importa, ce la devo fare. Devo andarmene da qui, devo capire cosa mi è successo. Ho solo due indizi: una montagna e un uomo vestito di rosso. Ma restare qui non porterà a niente. Mi alzo in piedi, le ginocchia che tremano. Mi appoggio a un mobiletto accanto al letto, e mi avvicino lentamente alla porta, passo dopo passo. Quando arrivo finalmente con la mano sulla maniglia, la vista mi si annebbia per un momento. Mi stropiccio gli occhi per vedere di nuovo, ma la testa comincia a girarmi, distorcendo la stanza intorno a me. A quel punto le mie ginocchia cedono, e l'ultima cosa che vedo prima di svenire è la porta che si apre di nuovo.


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Data sconosciuta, Luogo sconosciuto.


Meltdown - parte II (#wattys2020)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora