Data sconosciuta, Base dell'Organizzazione ICM in mezzo al mare

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Data sconosciuta, Base dell'Organizzazione ICM in mezzo al mare.


❖ Melt Shepherd ❖


Anche questa notte è una notte insonne. Il libro che mi ha dato Yara è l'unica cosa che ho per distrarmi, perciò comincio a leggerlo. Non è molto lungo – non più di un centinaio di pagine – e mi immergo totalmente nelle vicende del racconto, cercando di dimenticare la realtà. Mi siedo sul letto e sfoglio le pagine, proprio come, da quel che ricordo, facevo da bambina. Quando finisco il libro vedo la luna crescente fuori dalla finestra, e il suo riflesso sulle onde. Mi domando di nuovo dove potrei essere, e dove siano i miei amici.

Decido di stendermi sul letto e provare a dormire. A questo punto la stanchezza dovrebbe vincere su tutti i pensieri che ho per la testa e dovrei riuscire a riposare un po'. Il tepore delle coperte e la morbidezza del materasso mi cullano in un dormiveglia costellato di sogni incredibilmente realistici. Io che riabbraccio Niklas, comparso all'improvviso nella stanza. Lo bacio, e poi scappiamo via dalla stanza, tra i corridoi della nave. Ma arrivati a un certo punto, inseguiti da ogni parte, non abbiamo altra scelta se non buttarci in mare. Apro gli occhi nel momento dell'impatto con l'acqua.

Poi sogno Yara e Sam nella cattedrale di Notre-Dame. Khris che combatte insieme a me tra le colonne e i dipinti. Più che sogni sembrano tuffi nel passato. Mi sembra giusto. Adesso che non posso più vedere il futuro, che altra scelta ho se non scrutare il passato?

All'improvviso la porta si apre. Stavolta per davvero, non è un sogno. È Yara, che entra nella stanza con la colazione.

- Oh, stavi dormendo. Scusami se ti ho svegliata. -

Appoggia il vassoio sulla scrivania.

- Non fa niente. -

Mi stropiccio un po' gli occhi per svegliarmi e mangio lentamente.

- Oggi ti porterò in giro. Così vedrai dove siamo. -

Faccio spallucce. Non è che me ne importi molto. Da sola non posso fare niente: dato che siamo in mezzo al mare è inutile tentare di scappare, e senza preveggenza sono solo Melt, debole e insignificante. Posso solo aspettare l'arrivo di Niklas (se mai arriverà?), e questo è tremendamente frustrante.

Una volta finito di mangiare Yara si alza in piedi e mi fa cenno di seguirla.

- Vieni. Ti porto fuori! -

Fuori? La seguo. Non ho altra scelta. Per un po' cerco di tenere a mente le svolte che facciamo nei corridoi, e fisso dei punti di riferimento. Ma tutto si sussegue uguale e presto non capisco più né da dove siamo venute né da che parte stiamo andando. Dopo qualche minuto arriviamo all'entrata di un ascensore. Yara preme un pulsante e non appena le porte si aprono entra. Io la seguo, un po' titubante. Le pareti di metallo sono lisce e prive di qualsiasi decorazione: alla destra di Yara ci sono i pulsanti per selezionare il piano desiderato e, dietro di me, uno specchio che occupa l'intera parete. Per un attimo non riconosco la ragazza riflessa. Adesso, con i capelli corti e l'occhio sinistro diventato scuro e privo di luce, non sembro quasi più me stessa.

Sussulto nel sentire l'abitacolo cominciare a salire. Le porte si chiudono e in quel momento mi rendo conto di quanto sia angusto questo spazio. Il mio braccio sfiora inevitabilmente quello di Yara e riesco a sentire benissimo il suo respiro calmo. Le pareti sembrano stringersi su di me.

- Melt... Stai tremando? -

Cerco di scostarmi da Yara, ma l'ambiente è così piccolo che non mi allontano più di tanto.

Meltdown - parte II (#wattys2020)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora