16 Gennaio 2128, Casa di Ines e Axel

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16 Gennaio 2128, Casa di Ines e Axel.


Appena sveglia sento la casa priva di rumori. Devono essere usciti tutti. Non ho idea di che ore siano. Mi sento forte, ripresa. Sono ancora confusa dalla mancanza di ricordi, ma fisicamente mi sento benissimo. Potrei provare a camminare qui intorno in attesa che torni qualcuno. Così scosto le coperte e metto i piedi a terra. Dalla finestra entra un fascio di luce che illumina il letto e il pavimento, e fa vedere la polvere nell'aria. Quando mi alzo in piedi non vengo presa da nessuna fitta all'addome. Alzo la maglietta e vedo che la ferita di ieri è scomparsa. Strano. Faccio i primi passi intorno al letto, appoggiandomi ai mobili che lo circondano: presto però mi accorgo che non ho bisogno di alcun sostegno, e sono in grado di camminare da sola. Dopo vari giri della stanza decido di uscire, per sfruttare l'occasione per esplorare la casa. Apro la porta di legno della mia stanza e mi trovo in un piccolo corridoio buio. Un lampadario pende dal soffitto, ma l'istinto sembra dirmi che è inutile da parecchi anni, data la mancanza di elettricità. I miei sospetti vengono confermati quando premo l'interruttore a lato della porta e la luce non si accende. Nella parete opposta al corridoio c'è un'altra porta di legno. La apro e mi trovo nella piccola cucina, per buona parte occupata da un tavolo rotondo. Tutte le stanze in questa casa sembrano essere piccole. Attraverso la cucina e mi affaccio alla finestra. Fuori il cielo è azzurro e limpido, senza una nuvola. La temperatura è piacevole, contando che siamo in Gennaio. La casa è circondata da un prato di erba scura e privo di fiori, attraversato da una strada sterrata. Poco lontano c'è una fila di bassi alberi, e ancora più lontano, montagne dalle cime innevate. Ora che vedo quelle alture, il ricordo vago che avevo di aver camminato giù da un pendio diventa una sicurezza. Che cosa ci facevo lì? Continuo a scrutare le montagne, ma non riesco a trovare una risposta.

   Chiudo la finestra e mi volto, per andare a continuare il giro della casa. La vista di una figura di una persona mi fa trasalire, ma mi calmo non appena mi accorgo che è solo Axel.

   - Mi hai spaventata! -

Gli dico con una risata, mentre mi appoggio alla finestra.

   - Scusa, credevo che mi avessi sentito entrare. -

Di colpo tra di noi cade il silenzio (uno di quelli veramente imbarazzanti), e abbasso lo sguardo. Mi rendo conto di essere vestita come una malata che non esce di casa da giorni - cosa che alla fine sono. Le maniche di una felpa viola - di almeno tre taglie più grande della mia - mi coprono le mani lasciando scoperte solo le dita, e indosso una tuta nera, anche quella larghissima.Improvvisamente mi vergogno della presenza di Axel, e sento le mie guance cominciare a bruciare.

   - A-Allora, sembri stare meglio! -

Esclama lui, visibilmente imbarazzato. Io annuisco leggermente.

   - Vuoi uscire? Ero tornato per prendere una cosa. Andiamo in paese a chiamare Ines e i bambini, così ti prepara qualcosa da mangiare. -

Annuisco di nuovo, anche se sono un po' titubante all'idea di uscire. Chissà come sarà questo posto.


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Prima di uscire Axel mi ha fatto indossare un cappotto e una sciarpa. Voleva farmi mettere anche i guanti, ma non fa tanto freddo e mi sembrava che stesse esagerando. Appena lui chiude la porta di casa però, una folata di vento gelido mi investe, facendomi stringere su me stessa. Forse alla fine aveva ragione lui. Mi metto le mani in tasca e non mi lamento. Scendo i tre scalini di cemento che separano la porta da terra: tutta la casa infatti è leggermente più rialzata rispetto al terreno. Fuori c'è lo stesso panorama di montagne che vedevo poco fa dalla finestra della cucina.

Meltdown - parte II (#wattys2020)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora