Capitolo 6

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FIRENZE, 2 ANNI PRIMA


Sono chiusa nel monastero da non so più quanto tempo, vesto tutti i giorni a lutto e quando ho voglia di svagare la mente vengo quassù, nella stanza più alta a guardare il panorama assaporando bottiglie su bottiglie di whiskey invecchiato almeno quarant'anni.
Mi rilassa, mi aiuta a non pensare.
E ho un disperato bisogno di non pensare.
Bussano alla porta e qualcuno entra senza permesso.

«Ciao Esmeralda.»

Per la prima volta da quando lo conosco, la sua voce tranquilla mi da il nervoso. Chiudo lentamente gli occhi resistendo alla voglia quasi incontrollabile di buttarlo giù dalla finestra: «Ciao Sergio.»

Restiamo in silenzio, la tensione è tale che potrebbe tagliarsi con un coltello.
E vorrei tagliarci la sua gola, con quel coltello.

«Come stai?»

Una persona intelligente come lui che fa una domanda così stupida.

«Morta.» rispondo senza mezzi termini. «Tu?»

Non dice nulla.
Si avvicina, gli do le spalle ma sento che ha alzato gli occhiali sul naso con un tipico gesto, è imbarazzato come giusto che sia.

Ma non abbastanza da dirmi l'ultima cosa che mi sarei aspettata: «Ho bisogno di te, Esmeralda.»

Adesso mi giro di scatto, apro gli occhi talmente tanto che provo dolore.

«Ho intenzione di mettere in atto il colpo alla Banca di Spagna, sei una dei quattro che conosceva il piano alla perfezione e...»

«No.» ho sentito abbastanza.

«Ti prego, pensaci.»

Adesso basta, ho sopportato anche troppo: mi muovo di scatto avvicinandomi a pochi centimetri dal suo viso, lo guardo negli occhi e anche se è più alto di me non mi fa paura: «Vaffanculo Sergio. Fuori da casa mia.»

Imbarazzato e spero dilaniato dai sensi di colpa, Sergio si gira verso la porta di ingresso della stanza, prende la maniglia in mano ma esita, come se si aspettasse che gli dica qualcos'altro...E in effetti non ho intenzione di farmi sfuggire quest'occasione, finalmente posso sputargli addosso tutto il mio veleno.

«Dimmi che non lo avevi previsto.» sibilo a denti stretti: «Girati, guardami negli occhi e dimmi che non lo avevi previsto.»

Come mosso da una scossa elettrica, Sergio si gira di scatto guardandomi negli occhi, i suoi sono lucidi e persino la voce calma per cui è tanto famoso trema e balbetta: «Non lo avevo previsto. Non avevo previsto tante cose del colpo alla Zecca e...»

«Stronzate!» non ce la faccio più. Urlo così forte che sento la gola bruciare: «Lo sapevi! Sapevi meglio di me che sarebbe successo! Sai perché Andrés è morto? Perché tu te ne stavi beato seduto su una poltrona a non fare un cazzo! E ora ti stai godendo i soldi guadagnati col suo sangue!»

«Tu hai perso un marito, io ho perso un fratello!» Mai in questi anni lo avevo sentito gridare. E non avrei immaginato che nel sentirlo mi avrebbe potuto fare così male. Sergio abbassa la testa: «Ho perso un fratello.» si mette a piangere.

Mi odio perché sento le lacrime scendere anche sulle mie guance.
Avevo promesso a me stessa che non avrei più pianto e invece ora eccomi qui, ad abbracciare mio cognato tra singhiozzi violenti.
E per un attimo, per un solo attimo, mi piace illudermi di essere ancora tra le braccia di Andrés.

Morto per la Libertà - Casa di Carta fanfiction [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora